Prologo

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1

«Buon pomeriggio a tutti i liberi cittadini americani; sono le diciotto in punto di questa fredda giornata di fine anno. È Roman O'Connell che vi parla e, per quanti di voi si stiano chiedendo dove sia Nikolay, beh, a malincuore vi annuncio che dovrete accontentarvi della mia voce, almeno fino alla mezzanotte. No no, vi prego, non spegnete la radio e non cambiate frequenza. In verità non credo che trovereste facilmente un altro canale occupato; perciò restate con noi. La musica non ci manca e le mie parole sono quelle di Nikolay, solo con un tono diverso. Ma eviterò di assillarvi con i miei sermoni sin da subito; che ne dite di goderci il pomeriggio con uno swing di Ray Charles? Qui dal nostro furgoncino, per il momento, è tutto. Buon ascolto e buona vita.»

2

Liam se ne stava seduto sul terrazzo della sua dimora. Gli piaceva definire tale quello sgangherato balcone che aveva allestito su un fianco del camper che, ormai da anni, impediva che gli piovesse sulla testa. E in quel periodo dell'anno, quando pioveva, pioveva grandine come uova di struzzo che se ti cadevano sulla testa ti potevano indurre al coma. Nulla di troppo serio o troppo elegante lo arredava: un tavolino, una sedia a dondolo di vimini – aveva sempre desiderato possederne una da quando era bambino – e una radio; ma era suo e ne andava orgoglioso.

Aveva già fumato due sigarette e ne stava accendendo una terza quando la radio cominciò a trasmettere le note delicate e malinconiche del pianoforte di Ray Charles mentre cantava I can't stop loving you.

Girò di un quarto la manopola del volume e le note crebbero d'intensità.

In quel momento l'altra manopola, quella che regolava la frequenza, si staccò e cadde sul tavolino; Liam la afferrò e la guardò con indifferenza.

Poco male, l'avrebbe riparata l'indomani, o il giorno dopo ancora, o quando avrebbe avuto tempo.

Magari ne avrebbe trovata una migliore durante lo sgombero di un appartamento abbandonato, tra scartoffie che puzzano di caffè rappreso e vecchi computer che mandano scintille dai transistor.

Non che quella radio fosse così male: l'aveva acquistata per mezzo litro d'acqua, e non perché fosse un amante della musica o delle cose vintage, ma perché, se non altro, riusciva a coprire il brusio continuo del campo elettrico che circondava la città. Lo si sentiva a qualunque ora del giorno e della notte, perché i generatori non smettevano mai di funzionare; e come avrebbero potuto? Sarebbe stata la fine per i pochi abitanti di Nuova Yermo. Infatti, i generatori erano stati dotati di una riserva interna che forniva un'autonomia di circa trentacinque minuti, nel caso in cui la diga di Hoover, il vecchio gigante – come lo chiamavano i centoventi abitanti della città e circa mezza popolazione dei territori esterni – avesse avuto un guasto, nella speranza che riprendesse ad erogare energia prima che i generatori si fossero scaricati.

Così, il ronzio era un prezzo non troppo alto da pagare, perché il campo elettrico impediva alle spore virali di penetrare in città.

Tuttavia, sebbene gli abitanti venerassero quelle macchine in maniera quasi morbosa – e la loro vita dipendesse fortemente dal campo elettrico – non erano tenuti ad amare quel brusio continuo e irritante; era come un'enorme zanzara nell'orecchio, e la vecchia radio di Liam riusciva ad allontanarla per un po'.

Ascoltò la voce di Ray Charles mentre fumava; poi, prima che il cantante raggiungesse le battute finali, girò la valvola dell'accensione spostando l'indicatore su off e la voce si interruppe.

La zanzara riprese il suo fastidioso ronzio.

3

Quella non era una sera come le altre, e Liam lo sapeva bene.

Ancients: il grande freddoWhere stories live. Discover now