Prologo

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L' agente Derek Morgan stava riposando,stremato dopo aver catturato uno stupratore seriale a Wilson, Nord Carolina. Il caso li aveva tenuti occupati per cinque giorni, durante i quali era riuscito a dormire all' incirca sette ore. Uno squillo invase la stanza, svegliandolo. Ancora con gli occhi chiusi tastò la superficie del comodino, cercando il cellulare. Rispose direttamente,senza controllare il numero.

<<Derek>> esclamò la voce di sua sorella Desiree dall'altra parte del telefono.

<<Mhm... dimmi>>

<<Mi serve un favore>>

<<È urgente?>> in quel momento, dopo esser stato svegliato, tutto l'affetto che provava nei confronti di sua sorella era solo un pallido ricordo.

<<Sì. Si tratta di una mia amica. Ho paura che abbia ucciso qualcuno>> spiegò tutto d'un fiato Desiree. Era la prima volta che pronunciava questo suo dubbio ad alta voce e ancora non riusciva a crederci.

<<Perché lo pensi?>>

<<Due sere fa, alle 2 di notte,mi sono svegliata perché ho sentito degli strani rumori. Ho trovato Suzie che lavava un coltello sporco di sangue, in bagno. Aveva del sangue anche sulla maglietta e sul viso. Le ho chiesto cosa fosse successo, e ha solo pronunciato le parole "È tutto finito, non ci disturberà più" >>

<<E tu sei rimasta a vivere con una potenziale assassina?!>> urlò Derek ritornato l'amorevole e protettivo fratello di sempre. <<Dammi 5 minuti e ti richiamo>>

L' agente Morgan si prese il viso tra le mani, respirando profondamente. Se l' amica si sua sorella fosse d'avvero un' omicida, non le poteva permettere di vivere ancora in quella casa. Chiamò subito Penelope Garcia per sapere se, negli ultimi due giorni, fosse stato ritrovato il cadavere di qualcuno conferite d' arma da taglio. Nessun risultato.

Non può lasciare sua sorella da sola con quella pazza, ma non può nemmeno indagare privatamente senza insospettire i suoi colleghi. Potrebbe chiedere al suo capo di indagare sulla ragazza. Ma non essendo stato trovato alcun cadavere,non c'è motivo di aprire un caso.

Eppure Derek sentiva che c'era qualcosa, ne era sicuro. Si era sempre fidato del suo istinto e anche gli altri agenti della squadra. Senza pensarci due volte telefonò al suo capo.

<<Morgan, lo sai che oggi è il nostro giorno di vacanza?>> chiese Aaron Hotchner indeciso sesentirsi più irritato per la chiamato che -era sicuro- avrebbe rovinato i suoi piani di andare al parco con il figlio Jack o preoccupato. Conosceva molto bene l' agente Morgan e non avrebbe mai chiamato nel suo giorno libero, essendo a conoscenza del poco tempo che Aaron poteva passare con il figlio, se non per qualcosa di importante.

<<Hotch, mia sorella sta condividendo la casa con una potenziale assassina>>

Dopo qualche secondo in cui Hotchner si ripeté mentalmente le parole del collega per esser sicuro d' aver capito bene gli chiese di spiegargli tutto. Morgan gli raccontò della telefonata con la sorella, di ciò che le aveva spiegato.Decisero di convocare la squadra.

Derek chiamò Desiree e le disse che sarebbe arrivato in 10 minuti a casa sua per portarla alla sede dell' Fbi di Quantico, in modo che non corresse alcun pericolo e anche per poterla tenere d'occhio. Quest'ultimo particolare non glielo disse,altrimenti -ne era sicuro- non avrebbe acconsentito a seguirla.

Nella sala conferenze Desiree fu fatta sedere a capotavola, difronte ad Hotchner. Suo fratello le stava accanto, stringendole la mano.

<<Dobbiamo capire di più sulla tua amica Suzanne>> spiegò l' agente Emily Prentiss,invitandola a parlare.

<<Suzie è una ragazza fantastica, ma è un po' -ehm- particolare. Parla poco, sta sempre in disparte, ama passare inosservata, non sorride quasi mai e, anche se ora è guarita, per quasi un anno ha sofferto di anoressia.>>le lacrime le scorrevano lungo il volto, cadendo poi sul tavolo, dove avevano formato una piccola pozza.

<<Sai qual è il fattore scatenante dell' anoressia?>> le chiese il dottor Spencer Reid

<<No. Non mi parla spesso di sé.Dice che è un argomento poco interessante. Ma credo sia collegato con la morte di sua sorella Elizabeth, avvenuta due anni fa o giù di lì. Non me l' hai mai detto, ma credo si sentisse in colpa per l'accaduto. Era lei che aveva la responsabilità della sorellina per quella sera. Io sono sicura che non abbia ucciso nessuno. No, non ne sono proprio sicura, ma la conosco e non ne sarebbe capace. Infondo non è ancora stato trovato alcun cadavere, no?>> con quelle parole la ragazza voleva rassicurare più se stessa che i profiler.

Scheletri nell' armadioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora