Diciassette

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Ascolto in silenzio la storia del marinaio Federico.
Immagino il tutto come in un film di Oceans Eleven capitato accidentalmente nelle mani degli autori di Cocoon.

«Ho incontrato tua nonna qualche mese fa» continua. «Dopo la morte di Harve Bennet i suoi figli hanno ricevuto in eredità tutti i suoi averi, tra cui il contenuto della cassette di sicurezza. Hanno trovato i diamanti e una registrazione  in cui spiegava quanto accaduto a Cannes. In quei nastri raccontava persino l'origine della serie televisiva che lo aveva reso ricco e famoso, tanto da dimenticarsi persino dei diamanti.»
«L'uomo da sei milioni di dollari» rispondo io. «Il telefilm dell'uomo bionico.»
«Era un riferimento al valore effettivo di quelle pietre, diventate un  portafortuna per la sua carriera. Ovviamente decise di non venderli per scaramanzia.»
«Come il penny di Paperon de Paperoni.»
«Sì, ma da sei milioni di dollari. Poi, alla sua morte, i figli hanno pensato di rivenderli al mercato nero: lì si resero conto che si trattava di mere copie di cristallo.»

Stringo saldamente la pistola, anche se devo ammettere di essere tentato dal metterla giù; un po' perché comincio ad avere i crampi alle braccia, un po' perché Federico mi sembra sincero.
Mentre sto per lasciare andare la pistola, adagiandola sul materasso, vedo entrare il signor Mario.
Cammina goffamente e trascina con sé un tanfo che potrei descrivere come l'olezzo pestilenziale di una rete di cozze andate a male da una settimana.

«Carlo» mi dice, «abbiamo un problema».
«Quale problema?» chiedo.
«Questo» e alle sue spalle ecco che appare, nero come un corvo ben saldo a una lapide funeraria, il beccamorto.
Impugna la sua bella pistola dotata di silenziatore. Ha l'addome fasciato da una garza bianca su cui il sangue si è espanso creando un effetto acquerello.

«Prima di uccidervi voglio sapere dove si trovano i diamanti e Anna» dice.
«Ancora? Le abbiamo già detto che non lo sappiamo. E poi, che cavolo ne sa lei dei diamanti?» faccio io, ormai infastidito.
Se devo morire voglio farlo con una profonda espressione di stizza scolpita in volto.
Già immagino i rilevamenti della polizia scientifica e il tizio incaricato di fare le foto dire «Azz, capita'» – il tizio me lo immagino napoletano – «chist'è muort'e cazzimma. Caso chiuso!».

«Mi manda la famiglia Bennet. Sono molto incazzati per quanto accaduto, così ho accettato il caso per salvare Anna da morte certa, facendola ragionare e consegnare i diamanti ai legittimi proprietari. Ovviamente, facendo fuori complici e testimoni. Ma lascia che ti racconti tutto prima di ammazzarti, caro ragazzo.»

«Oh no, per favore» dico, «sono appena uscito da un lunghissimo racconto ambientato a Cannes, non vorrei ritrovarmi a parlare della Seconda Guerra Mondiale! Mi spari e facciamola finita.»

Devo esser stato convincente, perché il beccamorto mi risponde con un «Okay» e così stringe la pistola puntandomela dritta in fronte.

«Ma prima» mi dice, «vorrei che questi due ti raccontassero la verità» e sposta la canna della pistola alla nuca del signor Mario.

«Va bene, va bene!» risponde Mario. Sta quasi per frignare come un ragazzino. «Mi facevo tua nonna per fuggire via con lei e prendermi i diamanti.»

«Eh no, bastardo! Quei diamanti appartengono a me!» risponde il marinaio Federico. «O almeno per metà.»

«E se è morta tutto il malloppo» dico io.

«Ma non è così, vero?» chiede preoccupato il signor Mario.
Temo di aver detto una parola di troppo.
La pistola che ho tra le mani diventa pesante quanto un bilanciere da venti chili. Inoltre l'arma del beccamorto puntata a turno sulle nostre teste mi mette davvero in soggezione. «Tu sai qualcosa ma non vuoi parlare. Confessa!»

«No, non è morta» risponde il marinaio Federico. «O almeno, spero che non sia ancora così. Ho provato ad addormentarla con del veleno nascosto nelle sue vitamine. Sì, ho cercato di stordirla, ma prima sono venuto a rovistare in casa tua» dice rivolgendosi a Mario, «dato che sapevo della vostra relazione, anche se non ho trovato nulla. E comunque complimenti per le noci: davvero buone. Poi ho nascosto il veleno nelle sue medicine e ho aspettato il momento giusto. Ero convinto che Anna avesse bisogno di una bella dose pesante di veleno per stordirla per bene, e forse ho esagerato. Quando ho finito di rovistare nei suoi effetti personali ho provato a svegliarla ma non reagiva più. Sembrava morta...»

Mario guarda Federico e dice: «Allora è morta! Brutto bastardo...», ma il beccamorto lo rimette a cuccia oscillando la pistola sulla sua testa.
«Buono, Cocco Bill» sussurra il lui. Credo che si riferisca a qualcosa di molto noto ai loro tempi, però nella mia testa rende solo l'immagine di uno di quei banner pubblicitari dell'Esselunga di una decina d'anni fa: Mapoleone, John Lemon, Lawrence d'Arabica e Cocco Bill.
Continua: «Si sta solo nascondendo, vero caro nipotino? Altrimenti non sareste venuti qui, dal suo complice, a cercarla.»

Non posso fare altro che annuire. Se riuscissi a trovare quei diamanti sarei fuori da questa storia. O no? Forse sarei spacciato lo stesso.

I miei pensieri vengono interrotti dalle urla insistenti delle signore polacche provenire da su, in poppa: «Plaża! Plaża! Plaża!».

Il marinaio Federico è terrorizzato. Dice al beccamorto: «Devo tornare immediatamente ai comandi».

«Mi spiace, non puoi.»

Continuano le urla: «Plaża! Plaża!»

«Devo tornare su. Stiamo per schiantarci a riva.»

«Plaża! Plaża!»

«Bella scusa, mi spiace ma...»

«Plaża! Plaża!»

E poi tutto salta in aria.
Materassi, comodini, mutande, cuscini, calzini, orologi, profilattici, chincaglierie sparse qua e là, sex toys. Un rumore assordante copre le nostre urla.
Il beccamorto viene scaraventato fuori dalla barca.
Immagino che abbiano fatto la stessa fine anche le povere signore polacche sedute in poppa.

Ho male dappertutto. Il materasso ha attutito il mio volo contro i bordi nella barca rendendolo meno rovinoso.
Guardo al di fuori, verso gli scogli su cui ci siamo incagliati e riesco a distinguere il corpo senza vita del beccamorto fracassatosi contro le rocce.

Era un bravo vicino. Salutava sempreWhere stories live. Discover now