Capitolo 22 - La promessa

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«Scusa se mi sono arrabbiata poco fa».

«Non fa niente, in realtà dovrei essere io a scusarmi». Non poteva più girarsi per guardarmi e muoversi per prendermi il viso tra le mani, cosa che faceva spesso all'inizio. Un po' mi dispiaceva. «Non... avrei dovuto dirlo a voce alta».

«No, hai ragione: sono volgare».

Camminavamo sul lungomare, verso le spiagge pubbliche, dove tante famiglie e coppie di fidanzati e sposini si divertivano sotto il sole rovente dell'estate. Era domenica e tutti si davano alla pazza gioia, eccitati all'idea di andare in ferie e respirare meglio l'odore del mare e sentire la salsedine sulla loro pelle.

Avrei voluto divertirmi anch'io, ma senza Alec il divertimento non c'era. Negli ultimi giorni di giugno, la cosa era ben diversa. Aleksandr camminava, Michael era felice, Lucia e Gisel... erano le stesse, inclusa me.

«Tessa, puoi... venire qui davanti a me?»

Non replicai e mi fermai spingendo molto lentamente anche i freni della sedia a rotelle, lasciai andare i manici e camminai avanti verso di lui, chinandomi poi di fronte alle sue ginocchia. «Qualcosa non va?» chiesi e lui scosse la testa.

«Niente, voglio solo parlare con te».

Si morse il labbro distogliendo poi lo sguardo, e capii subito che si trattava di qualcosa che lo faceva arrabbiare – o imbarazzare, i casi erano due. «A proposito di Michael...» si bloccò per un istante e si schiarì la gola «... credo di aver capito perché voglia proteggerti. Ha capito quello che stai passando e vuole aiutarti, esattamente come ho fatto io».

«Allora perché non glielo vuoi permettere?» domandai con voce morbida. «Perché non vuoi che prenda il tuo posto?»

«Te l'ho già detto, è inaffidabile» ringhiò l'ultima parola, come se la cosa lo infastidisse. «Non mantiene mai le promesse, non rispetta i turni né a scuola né a casa, e per questo finiamo sempre col litigare.» Prese fiato per un paio di secondi, poi proseguì. «Tra l'altro, adora passare il tempo più con... con... lei che con i suoi fratelli».

«Non ci vedo nulla di male».

All'improvviso, Alec corrugò la fronte irritato, come se l'avessi offeso. Evidentemente, non era solo geloso del fatto che tra me e Michael c'era un rapporto più stretto rispetto al nostro. «Quindi preferiresti abbandonare un fratello a un passo dalla morte per stare con il tuo cazzo di partner?» cercò di alzare la voce, ma la macchina respiratoria glielo impediva.

«Alec, non intendevo dire questo».

«Anziché assistermi ve ne andate in giro a farvi i cazzi vostri e ve ne fregate di me».

«Modera i termini, ti prego...»

«Non modero un cazzo!»

Abbassai la testa cercando di non versare lacrime, poi un suo borbottio attirò la mia attenzione. Rialzai la testa e osservai i suoi occhi arrossati e lucidi implorare perdono. Ci scusammo due volte e per litigate assurde. Aleksandr odiava il fatto che Michael avesse una fidanzata, per lui, perfetta. Era una ex autolesionista e aveva un sacco di cicatrici sulle braccia, perfino sulle cosce. Non riuscivo a capire cosa ci trovasse di bello Michael in lei, oltre ad avere un fisico invidiabile aveva sempre un'aria strana, come se avesse intenzione di ferirsi in qualche maniera.

«Mi aveva promesso che mi avrebbe sempre sostenuto, che mi sarebbe stato sempre accanto, ma non lo fa anzi... non vuole farlo».

«Cosa intendi dire? Non ti seguo».

Sospirò. «D'accordo, credo di non avere altra scelta».


Michael ed Aleksandr, due sere prima, erano davanti ai ripiani della cucina. Mike si dava un gran da fare sistemando il piano cottura e gli utensili, mentre Alec teneva d'occhio i suoi movimenti. Ormai, poteva fare solo quello. Pur di essere all'altezza di Lucia e poterla finalmente sposare, aveva deciso di collaborare in casa, partendo proprio dalle faccende domestiche – dal pulire per bene i piatti e il resto della cucina. Alec gli aveva raccomandato di non sprecare il detersivo e lo sgrassante - per nostra madre erano sacri.

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