Begin Again

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Los Angeles, 12 giugno 1988

Faccio un respiro profondo e mi guardo allo specchio: finalmente riesco a vedere una ragazza nuova, piena di vita e con la voglia di andare avanti.

Io e John ci siamo lasciati da mesi ormai ma quell'esperienza è stata davvero devastante.
Sembrava tutto così perfetto all'inizio, noi sembravamo perfetti.
Credo che quando finisce ogni cosa torna alla mente come dei flash, avete presente no? È come un caleidoscopio di ricordi: tutto torna indietro, ma non davvero.
La cosa assurda è che non so se mi sentirò mai più così, non so se dovrei.

Quanto può essere diabolico essere attratti da qualcuno che sembra così angelico quando ti sorride?
Probabilmente lui già lo sapeva dalla prima volta che mi ha vista, e io sono stata così ingenua da cascarci in pieno.

Ma la parte peggiore di tutto questo non è stato perdere lui.
È stato perdere me stessa.

Faccio una piccola piroetta continuando a scrutare la mia immagine riflessa: ho addosso il vestitino rosso e bianco che ho comprato da poco con la mia migliore amica durante uno di quegli shopping che mi proponeva per tirarmi su di morale, di questo gliene sono davvero grata.
Lauren mi ha aiutata tanto ed è principalmente grazie a lei che sono riuscita a superare quel brutto periodo.

A John non piaceva quando indossavo le scarpe con il tacco, ma a me sì.
Perciò le recupero dall'armadio e provo a metterle, non le vedevo da tanto tempo e per un attimo ho pensato che non mi stessero più.

Sorrido involontariamente davanti a quell'immagine: tutte aspettano il principe azzurro che infili loro la scarpetta e che resti per sempre, ma a mie spese ho imparato che questa non è una favola: non c'è nessun principe e l'unica persona che ti può salvare sei tu.

È quello che ho deciso di fare anche io, d'ora in poi non ho intenzione di correre dietro a nessuno.

Dò un veloce sguardo all'orologio mentre mi infilo il cardigan nero e afferro la borsa che giaceva inerme sul letto.

È una calda giornata di primavera, di quelle che sembrano appena uscite da un quadro di Monet.
Mi guardo intorno sentendomi davvero in pace con me stessa e non posso fare a meno di sorridere a questo mondo che fino a poco tempo fa mi sembrava così ostile e oscuro.

Cammino in compagnia dei miei pensieri mentre osservo la gente che mi passa intorno: chissà a cosa pensano, dove stanno andando e se hanno qualcuno che li aspetta a casa.
Ho sempre trovato la vita degli altri molto affascinante, in realtà il fatto di fare confronti in continuazione è un vizio che non riesco a togliermi: mi sento sempre così inadatta, come se io fossi solo un sbaglio e gli altri fossero perfetti.
So benissimo che non è così, ma è qualcosa che non riesco a controllare.
Forse un giorno lo capirò, ma nel frattempo cerco di non pensarci troppo.

Sollevo la testa per incontrare il cielo azzurro della California, circondato dalle fronde degli alberi in fiore.
È davvero bellissimo e in quel momento mi pento di non aver portato con me la mia macchina fotografica.

Proprio mentre un bambino mi corre allegramente incontro passo davanti alla mia caffetteria preferita: è qui che ho trascorso i migliori inverni della mia vita ed è una fortuna che non ci sia mai venuta con John, chissà poi che sarebbe stato brutto legare qualche ricordo spiacevole a questo posto.

Decido di entrare per concedermi un piccolo sfizio e non appena apro la porta mi accoglie il suono familiare del campanellino attaccato ad essa.

Vengo immediatamente inebriata dal profumo delle brioche appena sfornate e mi ritornano in mente tutti i pomeriggi passati con Lauren a sfondarci di dolci proprio qui, tra risate e quaderni di matematica.

Moments // Michael JacksonOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz