L'angelo dai capelli d'oro e gli occhi come due splendidi e luccicanti quarzi, seguì la giovane donna e si lasciò guidare fino al letto.
Non appena l'angelo si stese, si addormentò.
La giovane donna restò a guardarlo e questa volta si ripromise di restare sveglia.
Lo guardò. Comtemplò quel viso perfetto e bellissimo. E si chiese quali emozioni stavano tormentando il giovane.
E in quel modo trascorse un giorno intero.
Finalmente l'angelo si svegliò e riconoscendo la giovane donna le sorrise.
"Come stai?" gli chiese la donna.
"Bene, ora. Meglio. Ancora confuso, ma meno. Va un po' meglio."
"Mi chiamo Jessica -si presentò la giovane donna- e tu?"
L'angelo la guardò ma non rispose.
"Dire il proprio nome significa rivelare una parte di se stessi. Tu me lo dici così?" gli chiese infine l'angelo.
Jessica aprì la bocca, ma la richiuse subito.
"A ti capisco: nemmeno io dico il mio nome a tutti gli uomini che incontro. Ma tu mi sembri, diciamo, diverso. Credo che di te io mi possa fidare." disse infine.
L'angelo sembrava incuriosito ma allo stesso tempo più confuso di prima.
"Conosci tanti uomini?"
"Con il mio lavoro è quasi inevitabile -disse Jessica arrossendo- sono giovane, sono un'artista. Gli uomini si sentono "attratti" da me. Ma nessuno di loro ha qualcosa di particolare, come ce l'hai tu."
"E il nome? Te lo dicono tutti, il loro nome?" gli chiese l'angelo interessato.
"Alcuni non hanno un nome. Spesso vogliono conoscere il mio. Ma pochi mi rivelano il loro. Vengono a guardare il mio spettacolo, entrano nel mio appartamento e la mattina se ne vanno senza dire come si chiamano. Quasi non fosse mai esistita quella sera. Altri mi dicono il loro nome e sì, hai ragione, in quel momento è come se si donassero a me. Sarà per questo che io, il mio non lo dico. Ad uno solo l'ho rivelato ed è proprio in questa città.
Sì lui mi ha detto il suo nome -si confidò Jessica- ma non è stato un regalo. Lui vuole da me qualcosa in più, oltre a ciò che offro a tutti gli altri."
"E cosa?"
"La mia libertà."
"Cos'è la libertà?" chiese l'angelo.
"È la cosa a cui non posso rinunciare. Io ho bisogno del mio lavoro. Ho bisogno di viaggiare e di recitare e sì, ho bisogno anche di conoscere gli uomini. Mi fa sentire viva, libera. C'è solo una cosa che fa sentire peggio di una catena o di una rete."
"Dimmi che cos'è." l'implorò l'angelo.
"L'amore."
"L'amore rende schiavi?" chiese con un sussulto il giovane dai capelli d'oro.
"Non solo. L'amore rende succubi e inermi. Rende ciechi, sordi e pazzi. Non ci fa dormire la notte e ci costringe a bussare alla porta di chi amiamo. E ci sembra che manchi l'aria se lui non c'è. Vorremmo imprigionare chi amiamo e vorremmo che lui facesse lo stesso. Parte tutto dal nome. Ti chiedono 'chi sei?' e se tu glielo dici è come se regalassi una parte di te stessa. Io con quell'uomo ho commesso questo dannato errore."
Jessica si alzò dal divano di vimini dove si erano accovaciati entrambi. E si diresse verso il tavolo. Dove al centro padroneggiava, un vaso colmo di fiori. Ne prese qualche stelo e si ricompose sul divano con i boccioli ancora fra le dita.
"Quell'uomo viene da me tutte le notti. È bello e sono belli i suoi occhi, come... Come una catena dorata.
Io finito lo spettacolo torno nel mio appartamento. Poi sento bussare, apro la porta lui entra. Si siede e resta immobile. Mi guarda e sembra che non riesca a vedermi. Mi lascia i fiori sul tavolo e se ne va. E torna la notte dopo. Sempre così, ogni sera.
È stato a lui che ho detto il mio nome. Ma non farò di più. Non avrà nient'altro da me. No, non voglio certo questo. Non voglio dargli anche la mia libertà."
"Perché no?" chiese l'angelo che fino ad allora era rimasto in silenzio.
"Perché io non voglio restare tutta la vita legata ad un uomo solo. Voglio scoprire, sperimentare. Ognuno è prezioso. Ognuno è meraviglioso. E ognuno è molto solo. Come il mio uomo dei fiori. C'è da chiedersi -mormorò Jessica- che cosa lo spinge a cercare me, a volermi ogni sera. Ma a me non importa chi sia, cosa faccia, cosa voglia. Io lascio che lui mi regali i fiori perché è importante nella vita avere qualcuno a cui regalare un fiore."
Dopodiché Jessica tacque. Imbarazzata e anche un po' incredula, per essersi aperta tanto con uno sconosciuto.
Dopo un lungo silenzio l'angelo riuscì a mormorare:
"Io ho qualcuno a cui regalare un fiore, ma non so se lei lo vorrebbe regalare a me."
"Posso aiutarti -gli sorrise Jessica, dopo un attimo di riflessione- parlami della donna che ami."
"Oh non è una donna! È una demone."
"Be potrebbe all'apparenza sembrare cattiva ma sono sicura che se te ne sei innamorato è la persona giusta."
"No, no. Dico sul serio!"
"Se ne sei convinto... Continua."
L'angelo si fermò a riflettere. Rendendosi conto, solo in quel momento che non aveva mai parlato con la sua demone. L'aveva solo guardata e lei aveva guardato lui. E basta.
"La mia demone è bella ma irraggiungibile. L'amo perché i nostri occhi si sono incontrati in mezzo a milioni di stelle. L'amo perché è il mio primo vero amore." riuscì a dire l'angelo.
Mentre il giovane raccontava Jessica stava ad ascoltarlo. Scuotendo la testa e sospirando.
All'inizio pensava che l'angelo fosse solo un uomo che soffriva perché amava qualcuno troppo diverso da lui.
Ma poi, man mano che lo sconosciuto parlava, Jessica vedeva in lui accendersi qualcosa.
Come quella mattina aveva la sensazione che l'uomo dai capelli d'oro fosse circondato da un'aura lucente. Irridiscente.
"Chi sei?" gli chiese Jessica all'improvviso, accorgendosi che era da molto tempo che non stava più ascoltando l'uomo. Perché quell'uomo non era un uomo.
Nel momento in cui aveva iniziato a parlare del suo amore. Era apparso agli occhi di Jessica con tutta la forza e la bellezza dei suoi sentimenti.
Come se quell'uomo si portasse dentro qualcosa di grande e pericoloso. Come se fino a quel momento avesse trattenuto la sua vera natura che era esplosa con forza nel momento in cui aveva cominciato a parlare d'amore.
Jessica arretrò terrorizzata dall'apparizione dell'angelo. Con un gesto involontario, urtò il vaso di fiori al centro del tavolo.
Sembrava che quella figura angelica incombesse su di lei. Ed era come se quella luce le si avvicinasse e l'avvolgesse per inghiottirla.
Cadde a terra. Si rannicchiò prendendosi la testa fra le mani. Nascondendosi.
Quando aprì gli occhi. L'appartamento era vuoto.
La porta era aperta ed entrava il freddo di quel autunno fin troppo preannunciato.
Mentre i fiori erano ancora tutti sparpagliati sul pavimento.
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IT'S OKAY, I'M DIFFERENT (IN REVISIONE)
ParanormalNeve una ragazzina timida, insicura, fragile. Non aveva avuto un passato facile e nemmeno il suo presente era da meno. Sedicenne, non sapeva esattamente cos'era l'amore, perché non gli era mai stato ricambiato. Un segreto di cui anche lei ne era all...
È importante nella vita avere qualcuno a cui regalare un fiore
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