NEVE'S POV'
La luce filtrava dalla piccola finestra sopra il letto e Daniel era vicino a me con le palpebre chiuse e il corpo incollato al muro, per cercare di lasciarmi tutto lo spazio.
Non avevo ancora capito di chi era questo capanno, ma scesi dal letto con estremo silenzio e avanzai verso la cucina.
Preparai io la colazione stamattina e quando ebbi finito di cucinare, mi venne in mente che non mi ero ancora né cambiata né pettinata.
Mentre mi avviai verso il bagno, un'ombra sottile ma muscolosa comparve sulla soglia.
《Dane, ho preparato la colazione, arrivo subito.》Dissi.
Lui mi venne vicino, mi sfiorò la clavicola con il dorso della mano e il mio corpo vibrò quando venne in contatto con il suo tocco leggero.
《Sei bellissima così.》Disse, come se sapesse a cosa stessi pensando.
Poi avvicinò le sue labbra, al mio viso.
Io inarcai la schiena e intrecciai le mani dietro il suo collo attirandolo a me.
Nell'impeto della passione i nostri denti si urtarono, poi la lingua di Daniel trovò la mia e io sentii che non avevo bisogno nemmeno di respirare, almeno finché fossi rimasta allacciata a lui.
《Ancora.》Mormorai, quando lui si scostò. Mi spaventai di me stessa, non avevo mai baciato nessuno fino adesso e di certo ne avevo bisogno. Perché per quanto mi vergognassi, e anche se non avevo mai immaginato di dare il primo bacio in pigiama, con i capelli disordinati, ne desideravo ancora, desideravo le sue labbra, desideravo LUI.
Daniel si mise a ridere e mi attirò di nuovo a sé. Pareva che non riuscisse a smettere di sorridere. Era così piacevole sentire il suo corpo contro il mio. La sua pelle sprigionava un bagliore spettacolare, alla luce del mattino.
Più ci baciavamo, più sentivo che non ne avrei mai avuto abbastanza.
DANIEL'S POV'
Lei era così bella: la sua pelle pareva caramello, i suoi occhi così penetranti, la sua bocca così dolce.
Tutto di lei, anche appena sveglia, era bellissimo. Io l'amavo e oggi avrei avuto il coraggio di dirglielo a San Pietroburgo.
La giornata iniziò perfettamente, la baciai, per la prima volta dopo diciassette anni.
"Finalmente a casa." mi ero detto, quando le nostre labbra si toccarono.
NEVE'S POV'
Appena le lunghissime scale mobili ci portarono in superficie ci ritrovammo nel mezzo della strada più famosa della città: lunga chilometri, piena di negozi, locali, persone, e incorniciata da palazzi monumentali.
Con il sole ancora alto e caldo, percorremmo la Nevskij frastornati dai colori degli stucchi, dalle sculture che facevano da contrafforti, dalle tonalità tenui delle facciate.
Lo stile severo dell'Edificio Singer ci segnalava che eravamo di fronte alla nostra prima tappa: la Cattedrale di Kazan.
Neanche mentre aprimmo la cartina, staccammo le mani. Rimasero incollate l'una all'altra.
Qui c'era la copia di una famosa icona mariana e si poteva assistere ad una lunga fila di persone in attesa del proprio turno per baciare l'effigie.
Era riportato così sulla guida ed effettivamente avevamo trovato la situazione descritta.
Gli appassionati di storia erano poi curiosi di trovare sepolto qui il maresciallo, eroe delle guerre napoleoniche, Mikhail Kutuzov, a cui era dedicato un angolo celebrativo delle sue imprese.
Tornammo all'esterno, dove davanti a noi si innalzavano le cupole della Chiesa del Salvatore o del Sangue Versato - più conosciute con questo secondo nome - che vennero chiamate così perché furono costruite sul luogo in cui lo Zar Alessandro II rimase ucciso da una granata lanciata da un oppositore del regime.
Man mano che ci avvicinavamo, costeggiando un canale che contribuiva a rendere superlativo l'insieme scenografico. Si iniziavano a distinguere i dettagli degli esterni policromi: stemmi, lettere, pannelli, pietre, oro, marmi, legni. Una multitudine di materiali e stili tutti armoniosamente amalgamati tra loro, che lasciavano senza parole.
La chiesa del Sangue Versato celava 7000 metri quadrati di mosaici che, raffiguravano scene dei libri sacri e di figure importanti dell'ortodossia cristiana.
Passeggiammo tra i Giardini Mikhaylovsky e Campo di Marte mentre ci dirigemmo verso la nostra scelta: il Cat Café, un ristorante georgiano piccolissimo.
Alla fine della cena andammo a fare una passeggiata.
Era quasi mezzanotte ma c'era ancora il sole.
Rimanemmo lì, a fissarci negli occhi, finché lui non prese parola:
《Sai Neve, non te l'ho mai detto ma tu mi piaci, io ti amo, eheh...》
Gli misi due dita sulla bocca, in segno di tacere.
《Tranquillo okay? Anche tu mi piaci, mi sei sempre piaciuto. Sono sempre stata una piccola calamita, e tu il mio piccolo pezzo di ferro. Siamo sempre stati attratti l'uno dall'altra e adesso siamo insieme. Tu mi aiuterai a scoprire il mio passato, così come io aiuterò te a scoprire il tuo.》
《Hai paura?》Mi chiese lui.
《Un po'...》Gli risposi.
《Un po' è perfetto.》
《Perché?》Sentenziai.
《Perché se non ne hai sei troppo superficiale e rischi di farti male, se ne hai troppa rischi di bloccarti. Invece un po' è perfetto.》Mi disse sorridendo.
《Quando sorridi non c'è nulla da aggiungere.》Esclamai.
《Okay.》Disse.
《Okay.》
《Okay.》Rispose ancora lui.
Quell'okay sembrava essere diventato il nostro ti amo.
Il mio Daniel, adesso, era veramente MIO.
SPAZIO AUTRICE:
Sono molto felice che ci siano persone che leggano il mio libro. Per me conta tanto, davvero.
Grazie mille ❤
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IT'S OKAY, I'M DIFFERENT (IN REVISIONE)
ParanormalNeve una ragazzina timida, insicura, fragile. Non aveva avuto un passato facile e nemmeno il suo presente era da meno. Sedicenne, non sapeva esattamente cos'era l'amore, perché non gli era mai stato ricambiato. Un segreto di cui anche lei ne era all...
