Capitolo 3

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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro.
Chiedo scusa per eventuali errori di battitura o peggio di grammatica
Buona lettura :D

Si incamminarono come se niente fosse successo.

Si fermarono alle bancarelle a curiosare, scegliendo ogni tanto di fare qualche gioco nel tentativo di vincere delle cavolate, come le definiva Bucky, e parte del pomeriggio se ne andò tra risate e anche qualche litigata del moro con alcuni gestori dei banchetti che a detta sua volevano fregarlo.

Arrivarono poi ad un'attrazione piena di gente tutta intorno. Niente di spettacolare come le montagne russe ma di sicuro uno dei giochi più popolari per gli uomini che volevano dimostrare di essere dei veri duri e, detto fatto, Bucky volle provare.
Era semplice. Bastava usare un martello per colpire una leva che, in base alla potenza, avrebbe portato un piccolo peso ad alzarsi e a decretare la forza della persona.
Un sacco di giovani facevano a turno per poter provare e, poco distanti, un gruppo di ragazze guardava con interesse chi provava, ridendo dei più deboli e mangiandosi con gli occhi i più carini e muscolosi.
A detta di Steve, la sfortuna voleva che Bucky rientrasse nell'ultima categoria.
Si era appena avvicinato all'attrezzo che già si poteva intuire dalla movimento del gruppetto che le ragazze apprezzavano il suo amico e come dar loro torto?
Perfino il biondo si era fissato a guardare James che si rimboccava le maniche e prendeva in mano quel martello fuori misura, i muscoli tesi che facevano capolino e i ciuffi color cioccolato che gli ricadevano sulla fronte. Era proprio bello e quando sentì le guance calde si rese conto che lui invece avrebbe potuto fare concorrenza alle ragazze per quei pensieri da ragazzina innamorata.

Il punteggio di Bucky era buono, poco sopra la media, e sia i ragazzi lì vicino che le ragazze si congratularono con lui, prima che raggiungesse Steve.
- Bravo – si congratulò il biondo.
- Perché non provi anche tu? -
- Buck, non riuscirei a far sollevare quell'affare neanche se ci saltassi sopra, cosa ti fa pensare che possa anche solo alzare quell'arnese fuori misura? -
Bucky sorrise. Il suo amico si sottovalutava troppo ma prima che potesse dirglielo due ragazze si avvicinarono.
- Ciao – salutarono le due.
Steve si rese subito conto che non stavano salutando entrambi ma solo il suo amico; era una cosa abbastanza normale quella e aveva imparato a non dargli importanza.
Bucky, invece, gliene dava perché anche lui si era accorto che le ragazze non avevano degnato il suo amico neanche di uno sguardo ma aveva ormai imparato ad usare una semplice strategia in quei frangenti.
- Ciao – rispose lui con un sorriso alla bionda, ignorando completamente l'altra.
Se ne accorsero e per non escludere l'amica, la bionda la presentò.
- Lei è la mia amica Mary – disse indicando la ragazza mora – e io sono Dolores -
- Piacere Dot. Io sono James – si presentò, continuando ad evitare la mora e stringendo per le spalle Steve.
- E tu sei? – Mary si fece avanti e si rivolse a Steve, che ormai abituato, aspettava la fine di quella messinscena che il suo amico tirava in ballo ogni volta per far si che le ragazze si rivolgessero anche a lui.
- Io sono Steve – rispose educato.

- Possiamo farvi compagnia? – Dolores buttò lì la domanda con noncuranza, continuando a guardare James con insistenza – Ci stiamo tanto annoiando qui da sole -
- Spiacente ragazze ma noi.. -
- Perché no? –

Bucky rimase a guardare il suo migliore amico con sorpresa. Per lui non era così ma molte ragazze non apprezzavano la compagnia del biondo e sapeva che molte volte il suo amico ci rimaneva male e così Bucky si era ripromesso di non permettere più a delle donne di intromettersi nei suoi momenti con Steve. Non che fosse l'unico motivo ma per il momento era meglio dirsi che era solo per quello che aveva rifiutato, non perché non voleva ammettere che qualsiasi persona che girava intorno al suo Stevie non gli andava a genio per niente.
Steve guardò il suo amico e con una piccola alzata di spalle si incamminò per la via, seguito da Bucky e dalle due ragazze che si erano messe a chiacchierare entusiaste.
Si ripeteva che era meglio così. Era la giornata della verità e Steve era assolutamente onesto nel dire che vedere quelle due aggrappate alle braccia del suo Bucky lo rendeva estremamente geloso ma sul momento non ci aveva riflettuto. Aveva solo pensato che fosse meglio agire così da potergli permettere di ritrovare un po' di autocontrollo dopo quelle sensazioni che ancora adesso gli scombussolavano la mente e il cuore.
Il gruppetto passò parte del tempo a girovagare per i banchetti, Steve in testa e dietro Bucky con le ragazze che gli stavano bombardando le orecchie con stupide storie di cui non gliene importava nulla.
Alla fine il moro aveva preso a parlare soprattutto con la bionda Dolores perché qualcosa in lei lo attirava e sapeva anche cosa fosse. Quei morbidi capelli biondi, gli occhi chiari e le labbra piene gli ricordavano tremendamente Steve, che ora parlava con la mora che gli si era affiancata.
No, non somigliava per niente a Steve. I capelli erano di un biondo chiaro, all'apparenza morbidi e troppo fini, niente a che vedere con il biondo grano del suo amico che vedeva tutte le mattine che si svegliava nel letto con lui, così morbidi che lo invitavano ad accarezzarli per svegliarlo e di un profumo così dolce che gli accarezzava le narici da non accorgersi del profumo che proveniva dalla cucina al piano di sotto.
Ciò che davvero gli urlava che quella ragazza non avrebbe mai potuto raggiungere la bellezza di Steve non furono le labbra colorate di un rosso troppo acceso e per niente invitante ma gli occhi azzurri privi di qualsivoglia forma di smarrimento. Non riusciva a perdersi in quelle iridi, non vi era nessun senso di pace e neanche la volontà di non vivere nessun altro momento al di fuori di quello.
Tutto ciò era inutile. Per quanto provasse a non pensarci e ad ingannarsi lui era innamorato del suo migliore amico e mai nessuno avrebbe potuto sostituirlo.
Qualche minuto dopo arrivarono ad un banchetto che dava in premio dei peluche e lì le ragazze si persero a contemplare quanto fossero belli i pupazzi, permettendo a Bucky di avvicinarsi a Steve.
- Dovresti provare, se le regali un peluche sarà contenta – disse il biondo, provando la sensazione di prendersi a pugni da solo per quella frase perché, veramente, avrebbe voluto che Bucky lo prendesse per lui.
Dopo quel pensiero da adolescente innamorata avrebbe anche voluto prendersi a calci ma il suo amico aveva preso al volo l'occasione.
- Tu quale prenderesti? – gli chiese.
- Quello – indicò un grosso orsacchiotto che faceva capolino su tutti gli altri.
- Ottimo -
Bucky si avvicinò alla bancarella e pagò la partita. Non sembrava difficile, doveva sparare con un piccolo fucile a delle sagome cercando di farne cadere almeno 3.
Facile a dirsi ma non a farsi perché più volte, nonostante colpisse il bersaglio, questo non cadeva e conoscendo il suo amico non si sarebbe arreso presto.
Arrivò a spendere quasi tre dollari e una marea di imprecazioni prima di riuscire nella sua impresa e, trionfante, si fece dare proprio l'orsacchiotto scelto da Steve, alzandolo sopra la testa felice come se fosse un trofeo.
Steve non comprese bene come l'orsacchiotto arrivò dritto tra le sue braccia.

Coney IslandWhere stories live. Discover now