Una storia sconosciuta

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Un raggio di luce entrava dalla piccola finestra attraversando la soffitta; Sophie aprì gli occhi, gli uccelli anche quella mattina erano pronti a darle il buongiorno con il loro allegro cinguettare. Si guardò intorno, la sera prima, un po' per il buio e un po' per la stanchezza, non era riuscita a osservare molto quella piccola stanza. Sul muro erano appesi strani disegni, sembravano progetti di macchinari e utensili sconosciuti di cui Sophie non riusciva a capire il funzionamento. Pendevano dal soffitto oggetti bizzarri che assomigliavano lontanamente a dei pipistrelli con le ali di tessuto e il corpo fatto da un legnetto. Sophie vi si avvicinò e ne accarezzò qualcuno, subito iniziarono a muoversi, ondeggiando come uccellini veri.

Poi continuò a guardarsi intorno: in un angolo c'erano altri strani strumenti accatastati e un piccolo tavolo in legno con una sedia; c'era solo una finestra tonda, ma entrava comunque moltissima luce. Sophie si avvicinò e mise la testa fuori: il bosco era magnifico, le piante altissime sembravano toccare il cielo azzurro turchino. Inspirò l'aria, un profumo di muschio, erba bagnata e fiori la avvolse: quello era il suo mondo.

In quel momento un borbottare familiare attirò la sua attenzione, doveva essere quello strano signore... chissà cosa stava combinando.
Sophie scese dalla scaletta di legno e giunse al piano terra.
Il vecchietto non si accorse subito della sua presenza e, quando la bimba gli si avvicinò, lui, girandosi, rischiò di andarle addosso. Per evitare l'impatto roteò su sé stesso e cadde in terra. Una nuvola bianca di farina lo circondò.
"Coff coff... Sophie, perdindirindina, possibile che intervieni sempre nei momenti più inappropriati?"
La guardò con quei suoi occhialoni e lei non poté evitare di ridere. Alla fine anche il vecchietto scoppiò in una sonora risata.

"Che cosa stavi facendo con quella farina?"
"Stavo cercando di prepararti qualcosa per colazione, ma, come sempre, penso che l'unica cosa che riuscirò a fare sarà solo un pasticcio. Anche ieri sera quando sei entrata stavo cercando di cucinare qualcosa per la cena, ma, come hai potuto vedere, la brodaglia che alla fine ne è uscita era veramente pessima.
Eppure ho seguito alla perfezione la ricetta di quel vecchio libro..."
"Quale libro?"
"Oh, solo un vecchio ricettario nascosto in un baule che doveva essere appartenuto a qualche mio antenato. Anche questo vestito era lì dentro; evidentemente quel mio avo doveva avere pessimi gusti sia in fatto di abiti che di cibi..."
"Ma quindi, se quel vestito non è tuo e quel pentolone ti serviva solo per cucinare, non sei un mago?"
"No, certo che no, sono solo un vecchio inventore combinaguai."
"Adesso capisco perché nella soffitta c'erano tutti quegli strani oggetti! Ma, se non sei un mago, come mai vivi tutto solo in mezzo al bosco?"
"Fammi ripulire il pavimento e ti spiegherò la mia storia davanti a una tazza di latte."

Si sedettero a un piccolo tavolino e il vecchietto cominciò a raccontare...
"Innanzitutto Sophie devi sapere che mi chiamo Wolfram, e che un tempo abitavo in un paese molto lontano da qui. Fin da piccolo amavo smontare e rimontare oggetti e avevo moltissima fantasia. Crescendo questa mia passione è diventata sempre più importante per me e così ho cominciato a progettare e costruire strani oggetti. Da sempre però combino molti pasticci e così spesso i miei vicini si lamentavano del rumore che facevo, delle esplosioni che ogni tanto causavo nel bel mezzo della notte e così via... Mi sentivo escluso, quando camminavo per le vie le persone mi guardavano con pietà, odio e cattiveria. Così alla fine ho deciso di andarmene in un posto dove non avrei più disturbato nessuno e mi sarei potuto dedicare con tutto me stesso alla mia passione."

Seguì un attimo di silenzio: Sophie rifletteva su quella triste storia, quel vecchietto sembrava sincero, e lei voleva consolarlo.
"Hai avuto davvero tanto coraggio a venire qui tutto solo, e devo ammettere che te la stai cavando piuttosto bene qui; non sei solo un pasticcione, Wolfram."

Sul viso del vecchio si dipinse un sorriso, e gli occhi gli si velarono di lacrime.
"Grazie Sophie, non me l'aveva mai detto nessuno... Adesso però dobbiamo pensare a te, i tuoi genitori saranno preoccupatissimi. Dobbiamo assolutamente riportarti a casa!"

L'immagine del capitolo è un mio disegno, non è il massimo, ma spero renda un minimo l'idea del personaggio di Wolfram, uno dei miei preferiti

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L'immagine del capitolo è un mio disegno, non è il massimo, ma spero renda un minimo l'idea del personaggio di Wolfram, uno dei miei preferiti...
A quanto pare, comunque, non sono l'unica ammiratrice di Wolfram: ho scoperto che il mio amato inventore pazzo ha un piccolo fan davvero speciale, Riccardo, che ha intrapreso la lettura delle avventure di Sophie insieme a sua sorella Sofia, quasi omonima della nostra protagonista. Questi due lettori unici mi hanno donato un'emozione indescrivibile con le loro calde parole di apprezzamento. Il regalo più grande è nato grazie all'immaginazione e alla creatività di Riccardo, piccolo grande artista, che ha realizzato un vero capolavoro, lasciandosi trasportare dalla fantasia. Vorrei condividerlo con tutti voi, ringraziando in modo speciale sia Riccardo che Sofia, alias _DreamReaver_ per avermi reso partecipe di tutto questo.

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Il coraggio di SophieWhere stories live. Discover now