Analisi "L'Infinito" Leopardi

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Commento "L'Infinito"

Questa poesia è scritta in versi endecasillabi sciolti. La principale figura retorica utilizzata è l'enjambement, il cui scopo è quello di evidenziare alcune parole, "dilatandole" per trasmettere a chi legge un senso di quiete. Il ritmo è reso più lento anche dal polisindeto, ossia la ripetizione della congiunzione "e".

Il contrasto che separa ciò che è tangibile, razionale, limitato, da ciò che è lontano, immaginario, infinito, è sottolineato dall' uso dei pronomi o aggettivi dimostrativi "questo" e "quello". "Questa siepe" all'inizio del secondo verso sta a significare che lui si trova vicino alla siepe e ne può percepire l'esistenza, ma subito dopo se ne allontana ("di là da quella"), finche il vento non lo riporta alla realtà, distante da "quello infinito silenzio", mentre "questa immensità" indica che il poeta ha superato con la mente la siepe e si trova ancora una volta nell'infinito.

La funzione della congiunzione avversativa "Ma" è quella di fornire l' energia per superare la siepe con l'immaginazione.

Molto importante è quel "nel pensiero mi fingo", che evoca la realtà illusoria creata grazie all'immaginazione del poeta."Fingere", inoltre, viene dal greco "produrre poesia".

Nei primi tre versi, il poeta si trova in un luogo tranquillo in cui la visuale è limitata da una siepe, oltre la quale, nei successivi cinque, immagina che si trovi uno spazio infinito. Il vento che sussurra tra i rami lo riporta alla realtà, facendo nascere in lui l'idea dell'infinito temporale, ossia dell'eternità. Nell'ultimo verso, "E il naufragar m'è dolce in questo mare" si trovano una metafora e un ossimoro. Con esso intende spiegare che nello spazio e nel tempo infinito dimentica sé stesso e le sue angosce abbandonandosi alla propria mente.

La siepe simboleggia l'ostacolo che, in quanto tale, nega la libertà, suscitando il desiderio di evadere, anche dalla propria condizione di esseri umani.             

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