18 Anni. Parte 2

274 24 0
                                    



Era passata una settimana, una lunghissima settimana, sette interminabili giorni in cui Federico aveva fatto di tutto per non incontrare Leo, mentre quest'ultimo aveva cercato in tutti i modi di vederlo.
Poteva ancora sentire sulla sua pelle il fiato caldo del biondo che gli solleticava gentilmente il collo, le sue mani indagatrici sotto la maglia. Arrossì visibilmente ed iniziò a scuotere violentemente la testa per cercare di far fuoriuscire in qualche modo quei ricordi imbarazzati.
«Si può sapere cosa stai facendo? »
Sofia era accanto a lui con la sua solita faccia da so che sei pazzo, te lo faccio capire, ma sono troppo una brava persona per dirtelo in faccia.
Il ragazzo la guardò un attimo chiedendosi come mai la loro amicizia potesse durare da così tanto tempo, erano ormai più di cinque anni che si conoscevano, mai una litigata, mai un battibecco, si chiese se quella situazione fosse normale.
«Allora?» insistette lei con il suo solito tono da saputella.
Era alta per essere una ragazza, slanciata con un fisico da ginnasta, lunghi capelli castani le ricadevano mossi fino a metà schiena e due grandi occhi color nocciola erano sempre vigili sulla faccia rotonda, sembrava la personificazione di una cerbiatta e Federico questo non poteva sopportarlo. Aveva sempre in qualche modo trovato il suo aspetto sgradevole, la sua continua ricerca della perfezione e dell'approvazione degli altri un dato estremamente fastidioso.
Si guardò le mani pensieroso, non una parola uscì dalle sue labbra, gli ritornò nuovamente in testa Leo, i suoi capelli biondi, più lunghi dietro e rasati dalle parti, gli occhi che lo guardavano in quella maniera così strana; così assurdo per un ragazzo guardare un altro ragazzo in quel modo.
Eppure lui l'aveva proprio guardato in quel modo, ricordava ancora il movimento fluido che aveva fatto mentre gli si era avvicinato, lentamente, come se avesse paura di un rifiuto, il bacio, prima casto, pudico, spaventato, poi sempre più intenso. Un bacio in cui entrambi si erano come divorati; non poteva risuccedere ancora, non potevano farlo di nuovo, era stato sicuramente il caldo, si disse mentalmente, cercando di auto convincersi.
«Fede, sai che sei parecchio strano ultimamente?! »
Si era alzata, con i suoi soliti modi raffinati, aveva fatto estrema attenzione a non sollevare la gonna corta durante l'operazione e si era voltata nella sua direzione.
«Poi devi proprio spiegarmi dove sei andato a finire l'altra sera, dopo un po' che non ritornavi siamo venuti a cercarti ovunque ma non ti abbiamo trovato da nessuna parte. E pensare che doveva venire anche Leonardo, e invece...»
Lasciò andare il resto della frase, come se non avesse intenzione di dirla tutta, magari finendola nei suoi pensieri, al ragazzo non importava. Si alzò anche lui e iniziò a dirigersi verso casa, ne aveva abbastanza di girovagare a vuoto in quella giornata calda e afosa, la madre l'aveva nuovamente costretto ad uscire con Sofia, ma decise che per quel giorno la sua tortura era finita.
«Io vado a casa, non ne posso più di questo caldo.»
Si sventolò con la mano e prese il bordo della maglietta per asciugarsi la fronte ormai madida di sudore, pochi passi e lei lo raggiunse di corsa, aveva un leggero accenno di fiatone. Sicuramente era tutta una finta per convincerlo a tornare indietro, ma ormai aveva già deciso: sarebbe tornato a casa, punto e chiuso.
La conversazione sulla via del ritorno fu noiosa, ma ormai il moro aveva già da tempo imparato a mettere i giusti "uhm" e "hai proprio ragione" nell'esatto punto in cui andavano.
Arrivati a meno di dieci metri da casa si fermò di colpo, immobilizzandosi e provocando un moto di stizza nell'amica.
«E ora mi spieghi perché ti sei fermato di colpo? Almeno avvertimi, no?»
Ma lui non la stava ascoltando, neanche quel minimo per infilare una riposta giusta al momento giusto come aveva perfezionato in anni di allenamento, guardava solo davanti a sé, sconvolto.
Sofia prima lo guardò allibita, poi si voltò nella direzione in cui puntava lo sguardo del ragazzo e lo vide: Leonardo era di fronte al cancello di casa dell'amico, una maglietta nera e un paio di pantaloni della tuta dello stesso colore, le mani nelle tasche, i capelli biondi scarruffati come se si fosse svegliato da poco meno di un'ora, sembrava indeciso se suonare il campanello o andare via ancor prima di tentare.
«Leeeeoooo.»
Lo chiamò da lontano la ragazza, sbracciandosi per farsi notare, il biondo voltò la testa e li vide, un debole sorriso gli increspò le labbra mentre pian piano si avvicinava ai due, i passi erano lenti e strascicati, come se da un momento all'altro avesse rischiato di cadere a terra per la fatica.
Federico lo guardava avvicinarsi sempre di più, l'impulso di fuggire gli prese lo stomaco, attanagliandolo, lo sentiva contorcersi di spasmi e crampi, come se non avesse messo in bocca cibo da una settimana. Ripensò per un attimo a quella sera, a come si era sentito felice, finalmente appagato dopo quel momento d'intimità che aveva condiviso con l'altro, ripensò al tragitto fino a casa, era buio e il biondo aveva insistito per riaccompagnarlo fino davanti alla porta, come si fa con le cose preziose; quando si erano fermati e Federico era stato sul punto di entrare, l'aveva preso per un braccio ed erano stati per un paio di minuti fermi in quella posizione, semplicemente guardandosi.
Ed ora erano di nuovo uno di fronte all'altro.
Il moro distolse lo sguardo diventando improvvisamente rosso dall'imbarazzo, doveva cercare una scusa, si disse, una qualunque per andarsene da lì, rinchiudersi in casa e magari non uscire per i prossimi tre o quattro giorni, anche se con sua madre non sarebbe stato così semplice.
«Ciao.»
Fece la ragazza con il suo tono di voce più smielato, quello che rivolgeva a tutti i ragazzi tranne che a lui, dopotutto la conosceva abbastanza da capire che era tutta una farsa.
Leo sorrise nuovamente e due piccole fossette si formarono ai lati della bocca.
Se n'era già accorto l'ultima volta che l'aveva visto sorridere, quando si erano guardati subito dopo essere scesi dalla ruota panoramica, aveva un sorriso così bello, niente a che vedere con quella stupida smorfia imbronciata che era sempre dipinta sul suo volto solo per fare scena.
«Come mai da queste parti? Volevi qualcosa da Fede?»
Chiese la ragazza con tutta la falsa innocenza che poteva mostrare, cercando di celare la curiosità, si avvicinò al ragazzo e iniziò ad osservarlo da sotto in su.
«Qualcosa del genere.» Rispose lui evasivo. «Aveva solo detto che mi avrebbe prestato un paio di dvd, son passato a prenderli.»
Il moro lo guardò sconcertato, non l'aveva mai detto, era solo una scusa idiota per rivederlo?
Ma lui non voleva, non dovevano vedersi, non era sicuro di quello che sarebbe potuto accadere, non era sicuro di niente, non si fidava più neanche di se stesso...
«E tu che fai Sofia? Stai tornando a casa?» sottolineò le ultime parole come per invogliarla a levarsi di torno, ma la ragazza non sembrò afferrare la cosa.
«Non saprei. Stavamo giusto tornando da una passeggiata nel parco, magari resto un po' con voi. »
Federico la guardò con un misto di irritazione e gratitudine, non sapeva neanche lui cosa fare, come comportarsi, era solo tremendamente confuso.
«Oh, ma non è bene che una ragazza resti da sola fra due maschi, non trovi? Chissà che potrebbe succederti.»
Leo rise malignamente, ma non con troppa convinzione, il moro non aveva mai visto il ragazzo così fiacco e giù di corda, non sembrava neanche lo stesso che la settimana prima l'aveva costretto ad un particolarissimo giro sulla ruota panoramica.
Sofia sembrò per un attimo soppesare le parole del biondo, poi annuì leggermente con la testa, come se si fosse risposta da sola a una muta domanda, domanda che lei stessa si era posta.
«Forse hai ragione.»
Disse a malincuore, cercando di mantenere intatta la maschera di brava ragazza che le piaceva tanto indossare di fronte agli altri. «Meglio andare a casa.»
Detto ciò si voltò verso Federico che ancora non sembrava aver ben compreso la situazione e lo salutò un leggero abbraccio, si voltò nuovamente verso Leo che le sorrise e tornò indietro per la strada che poco prima aveva percorso con l'amico.
Quando ebbe finalmente voltato l'angolo, il biondo finalmente parlò.
«Perché mi stai evitando?»
Non c'era rabbia nelle sue parole, ma solo un'infinita tristezza. Una tristezza che stonava nella voce di un diciottenne.
«Pensavo che non ci fossero problemi dopo quella sera, pensavo che noi due avremmo potuto...»
Le parole gli morirono in bocca, chinò la testa, incapace di continuare.
«Voglio venire a casa tua.» Disse incamminandosi velocemente verso casa del moro.
Era già arrivato al cancello e stava suonando quando Federico lo raggiunse, appena in tempo per vedere sua madre uscire dalla porta e salutare il nuovo ospite.
«Oh caro, da quanto tempo, come stai? E tua madre?»

***

«Mamma sta bene, grazie per averlo chiesto.» Rispose il ragazzo sorridendole cordialmente, quella donna gli era sempre piaciuta, una donna affettuosa, un ritratto di Federico al femminile.
Per i primi tempi in cui aveva fatto la conoscenza della famiglia Alberti, si era quasi convinto che fosse lei l'oggetto dei suoi desideri, ma poi aveva capito, aveva finalmente capito che non era così. Si voltò verso il moro che si stava meccanicamente togliendo le scarpe, lasciandole nella scarpiera vicino alle scale che portavano al piano di sopra.
Già, era proprio lui quello che desiderava, erano entrambi ragazzi, lo sapeva, ma non poteva farne a meno. Ogni volta lo cercava con lo sguardo, lo seguiva, pensava a lui costantemente e quando una settimana prima aveva potuto finalmente stringerlo fra le braccia, dopo anni di attesa, aveva pensato che ormai era fatta. Non avrebbe mai sperato in tanta fortuna come veder ricambiati i propri sentimenti.
Ma probabilmente si era solo convinto che l'altro lo ricambiasse, ovviamente si era sbagliato; molto probabilmente Federico aveva risposto ai suoi baci perché l'aveva trovato patetico, un misero contentino per qualcuno di patetico come lui.
Chiuse gli occhi cercando di scacciare i cattivi pensieri.

***

«Perché non salite in camera tesoro? Potrei portarvi un paio di panini se vi vanno.»
Perfetto, ora si che era nei guai, pensò Federico mentre guardava l'amico iniziare a salire le scale.
Sarebbe arrivato in cima e avrebbe automaticamente svoltato a sinistra, Federico era più che consapevole che Leonardo conosceva bene la sua casa, la sua famiglia, la sua stanza... Conosceva così bene anche lui? Quel bacio gliel'aveva dato perché il biondo sapeva che anche lui lo voleva? O era forse stato solo un atto egoistico nei suoi confronti?

La Strada verso casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora