1. Un Infausto Inizio

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1. Un Infausto Inizio

Alla fine giunge il tempo in cui il dolore non è più necessario ma vi si indulge comunque ed il sorriso che si trova a capitare sulle labbra, sebbene possa essere considerato un sacrilegio, tuttavia non viene bandito.

Mary Shelley, Frankenstein

In piedi davanti alla finestra del salone, Alice scostò le lunghe tende scure per osservare il tramonto. Quell'arancione le era sempre piaciuto. Paradossalmente, la momentanea sparizione del sole la scaldava nel profondo. Un'altra giornata era finita e, per la prima volta dopo tanto tempo, andava tutto bene.

Due mesi prima non avrebbe mai pensato una frase del genere. Due mesi prima era appena scomparsa per sempre la sua seconda ragione di vita. Due mesi prima la realtà le aveva riso in faccia con espressione trionfale. «Ho vinto io!» sembrava ghignare, malevola.

Ma, come sempre dopo una tempesta, Alice aveva raccolto i pezzi e li aveva ricomposti, rialzandosi in piedi più forte di prima. O almeno sperava di esserlo, tentava di esserlo.

Inaspettato: anche questa parola le ronzava nella testa da qualche mese. Tutto nella sua vita era stato inaspettato; la tragedia di Annie, i suoi poteri, Zafira, Dan... Ma l'ultimo evento incredibile che le era capitato era senza dubbio l'arrivo di Matt. Matt, la prima persona a cui Alice avrebbe sinceramente donato tutta la sua anima, la stessa persona che non l'aveva seguita quando lei era scappata da New York alla morte di sua sorella.

Il suo ritorno era stato inaspettato, certo, ma non per questo apprezzato.

È vero, c'era mancato veramente poco; Alice era quasi caduta nel tranello. Ma alla fine aveva compreso lo sbaglio. Come diamine aveva potuto lasciarsi andare così? Dopo appena una settimana dalla morte di Dan? Matt non poteva competere, non avrebbe mai potuto, e Alice lo sapeva bene. Ma era debole e la momentanea fragilità l'aveva stordita, aveva ottenebrato la sua mente, oscurando quel poco buonsenso che le era rimasto. E non si sarebbe mai più ripetuto. Così, mentre quei pensieri la aiutavano a tornare alla realtà, lei l'aveva allontanato e aveva ripreso a picchiare i pugni sul suo petto – più infuriata con se stessa che con lui. Matt aveva continuato ad assecondarla in silenzio, finché lei non era finalmente crollata. Alice credeva di aver consumato tutte le sue lacrime la notte della morte di Dan, ma era evidente che non fosse vero. Quella situazione aveva riportato in superficie il ricordo del cimitero, e di come Dan avesse provato ad insegnarle a sentire ancora. Da quel momento Dan le aveva insegnato molto. Alice aveva imparato l'amore, l'amicizia, la compassione, la gentilezza, la lealtà, tutto grazie a lui. Ciò che evidentemente non aveva ancora imparato era affrontare il dolore.

Pianse ancora, e ancora, e ancora. Ma prima cacciò via Matt e Janet dal suo giardino; solo Nadia aveva il permesso di stare lì. Alice aveva anche imparato il valore della famiglia, e lei ne aveva ancora una in fondo. Nadia era tutto ciò che le era rimasto della propria, e non aveva più intenzione di allontanarla. Non sarebbe sopravvissuta anche alla sua assenza, ora aveva il coraggio di confessarlo senza vergogna.

E non era ancora pronta a confrontarsi col perdono. Non lo sarebbe stata per molto tempo.

Matt insisteva a volerle parlare; si presentava ogni giorno fuori casa, a scuola, e non riusciva mai a liberarsene. Quello di andata e ritorno era diventato un tragitto sofferto e trascorso in litigi infantili e inutili. Alice avrebbe tanto voluto evitarlo.

Perché fingi di odiarmi?

Perché mi allontani?

Perché menti a te stessa?

Vesper, la Rinascita degli Ultimi (Oblivium #2)Where stories live. Discover now