Capitolo uno

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I grandi dicono che noi esserini al di sotto del primo anno d'esistenza conosciamo il senso della vita; in realtà non è una cosa del tutto veritiera, ma solo in parte. Non sappiamo esprimere un concetto, non sappiamo come farvi sapere che sappiamo, fin da subito, chi sono quelle persone che ci fanno le facce buffe, che siamo in grado di capire i fatti che accadono avanti ai nostri occhi.

Sono seduto nel mio comodo sediolone bianco; avanti a me c'è la mamma, giovane e bella, indaffarata nel preparare la cena per me e per papà. Di tanto in tanto mi canta una canzoncina; una di quelle che mi fa tanto ridere, nella mia mente la conosco a memoria ma nel tentativo di cantarla riesco solo a pronunciare qualche sillaba, ma lei è felice! È contenta.

"Ecco la pappa del mio piccolo Angelo!"

La pappa è finalmente pronta.

In tarda serata vedo arrivare finalmente il mio papà che appena incrocia il mio sguardo si affretta a prendermi in braccio

"Ciao piccolo cucciolo! Ma quanto pesi, non sembri affatto un bambino di otto mesi!"

Ridendo gli metto la manina in faccia, se sapessi esprimermi con le parole, papà! Ti direi quanto ti voglio bene e ti chiederei cos'hai fatto oggi e perché hai tardato per venire da me. D'un tratto sento qualcuno alle mie spalle che mi prende, dal profumo sento che è la mamma e mi lascio andare facilmente. Lei da' un bacio a papà e mentre mi posiziona all'interno del box con i giochi si accomodano a tavola per mangiare

"Su, raccontami un po', com'è andata la tua giornata?"

"Beh, cara! Cosa posso dirti, come sempre! Consulenze, consulenze, è stata una giornata frenetica. Le persone ti fanno perdere la testa! Assicuro le auto della gente e non c'è nessuno che mi assicuri un attimo di tregua!"

Ad entrambi scappa un sorriso e mentre consumano la cena noto un oggetto molto piccolo, a pensarci somiglia a quello che si mette sopra l'acqua. Come ci è finito qui dentro? Forse ce l'avrà messo mia cugina di cinque anni, quando è venuta a trovarmi oggi pomeriggio? Ora ci gioco, chi sa che sapore ha! Mentre lo assaggio sento che in bocca fa male, lo voglio cacciare ma non ci riesco. Mamma viene verso di me mentre strilla il mio nome, mi prende. Mamma, come faccio a dirti che sto soffocando? Ma lei è magica e anche se piange diventa più forte di papà. Mi capovolge e con le sue mani sporche di cena riesce a salvarmi. Ora piango anch'io, menomale che ho la mia mamma! Lei mi stringe forte, papà ha le mani in testa, perché non vieni a coccolarmi anche tu, papà? Gli tendo le braccia e lui annuendo mi prende stringendomi in un tenero abbraccio.

"Come ci era finito quel tappo lì, Carla?"

"Se l'avessi visto certo non ci sarebbe rimasto!"

"Hai solo lui da badare, come hai fatto a farti sfuggire una cosa simile?"

Cominciano a litigare, queste cose le vedo spesso e non solo quando voglio assaggiare qualcosa; Ieri hanno litigato per colpa della nonna poi per colpa del gatto, nemmeno ce l'abbiamo un gatto!

Li sento dire che domani, io e la mamma, andiamo da mia cugina di cinque anni. Sai che bello?! Quella mi fa vedere le sue facce divertenti e i suoi saltelli! Così batto le manine, perché sono contento.

"Carla, non volevo dire questo, sono solo un po' stressato."

"Sì, Leo. Capisco. Siamo entrambi molto stressati. Ci vado lo stesso da mia sorella per qualche giorno; un po' di lontananza non può che farci tornare la lucidità giusta per apprezzare ognuno la vita dell'altro. Vedrai che non tutto il male viene per nuocere!"

Papà abbassa lo sguardo e mentre mamma sale al piano di sopra, in camera da letto, lui resta fermo. Poi mi guarda e si avvicina

"non preoccuparti, piccolo mio. Andrà tutto bene dalla zia Stefania."

Il piccolo, grande AngeloWhere stories live. Discover now