Focalizzare, riflettere, sparare, sparire. Sapeva bene che anche solo un errore avrebbe significato solo una cosa: morte.
E, per un cecchino come lei, non erano amessi errori. Dafey aveva la polvere da sparo nel cuore, nelle ossa. Ne aveva l'odore, e sapeva che, ogni volta che avrebbe chiuso gli occhi, ci sarebbe sempre stato il boato di una pistola a farle compagnia. Non aveva paura del buio, le tenebre erano la sua unica consolazione e, anche quel giorno, su quel campanile, solo loro erano rimaste con lei, a proteggerla. Rilassò i muscoli, abbandonandosi completamente al gelido metallo della pistola. Quando il suo obbiettivo entrò nel mirino con un'invitante perfezione, non esitò nemmeno un attimo nel premere il grilletto. La leggera pressione del suo dito contro il ferro gelido dell'arma decretò la morte del numero cinquantasette. Cinquantasette erano gli uomini, e le donne, a cui aveva tolto la vita quell'anno. Forse, nel successivo, ne avrebbe uccisi di più. Con svogliata lentezza, ripose le proprie pistole all'interno dello zaino e, senza destare alcun sospetto, scivolò lungo i numerosi gradini del campanile. Una volta in strada, salì sulla sua moto e sgusciò via nella notte. Così com'era arrivata, lei, ombra delle tenebre, cessò d'esistere.
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