Maschera Mortuaria (Parte Prima)

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«Eli? Mi ascolti?»

La voce di Leo riesce a sovrastare quella del dj che gracchia dalle vecchie casse della panda verde. Guarda Elisabetta con preoccupazione, durante tutto il viaggio ha guardato fuori dal finestrino, assorta in paesaggi mutevoli che si mescolano a frammenti di vita quotidiana.

L'idea di tornare a Venezia non è stata tra le migliori, ma deve sbrigare le ultime pratiche dal notaio e non vuole lasciare sua moglie da sola nell'appartamento di Milano. Sa che quella è la settimana del carnevale e le previsioni hanno promesso sole; due giorni prima le ha proposto questo piccolo viaggio a ritroso nel tempo e nello spazio, per tornare dal luogo da dove sono fuggiti.

Elisabetta ha deciso di non rivolgergli più la parola, alzando quel muro tanto spesso attorno a sé. Leo spera che un paio giorni passati con Simona, la sua migliore amica, le possano giovare. Due giorni popolati da risate: gli unici suoni che sua moglie riesce ancora a sentire nei lunghi momenti di silenzio.

Leo ha caricato lo stretto necessario nella macchina e ha tanta voglia di riprendere in mano una vita che sembra stia andando a rotoli.

La sua voce prova a bussare al cancello mentale sbarrato di Elisabetta, ma senza ricevere risposta. Sbuffando allunga la mano per carezzarle la pelle delle gambe ricoperta da un tessuto di cotone. Ciò che sente è solamente ghiaccio.

All'altezza dello svincolo che dall'autostrada li avrebbe portati a Venezia, Leo vede un Autogrill e ne approfitta per fare sosta in un bar e fumare una sigaretta.

Sua moglie gli ha vietato di fumare nell'abitacolo. O almeno quella è una legge impartita anni addietro, quando in macchina a viaggiare erano in tre. Ora non c'era più pericolo di avvelenare qualcuno, oltre a lui e alla donna della sua vita. Forse l'abitudine, forse il rispetto verso quel lutto che anche lui porta ancora dentro e che non mostra, chiudendolo come un uomo nero nel suo armadio, ma Leo non riesce ancora a fumare mentre sta guidando.

Le ruote della vettura si fermano alzando un polverone che va a sporcare ancor di più i vetri della macchina, lasciando che il paesaggio esterno sembri ricoperto da uno strato di nebbia marrone. Leo esce e accende la sigaretta tanto agognata, la prima boccata sembra rinvigorirlo.

Gira attorno all'automobile e si avvicina al finestrino del passeggero, finalmente Eli muove i suoi occhi neri e lo fissa. Tante frasi non dette iniziano ad annidarsi nelle orecchie di Leo, che le sorride e le fa segno di abbassare il vetro.

«Era ora che mi degnassi di uno sguardo, cosa avresti preferito? Rimanere da sola a Milano?»

Eli continua a guardarlo, ma il suo volto sembra una maschera inespressiva. La sua bocca serrata continua a sussurrare parole troppo flebili per poter essere udite da orecchio umano. Urla silenziose capaci di stordire la donna, ma lasciare ignaro l'uomo al suo fianco.

«Questi due giorni ti faranno bene, fidati. Simona ci sta aspettando!» Leo prova a incoraggiarla, sperando in una sola parola, anche un «sì» gli basterebbe per donare a Elisabetta un aspetto umano.

«Dovevamo per forza tornare?» è l'unica frase che pronuncia.

Leo sbuffa e lascia cadere a terra la sigaretta ancora non finita; la calpesta con il piede, cercando di cacciar via il nervosismo che sta prendendo il sopravvento nel suo animo ferito. Guarda quel mozzicone stropicciato, vedendo il suo riflesso in quel filtro giallo sporco di terra e pieno di grinze, con rassegnazione si dirige al volante per mettere in moto e raggiungere la destinazione.

Venezia è in festa, una miriade di gente e colori affolla le piazze e i canali, i bambini urlano di gioia e gli adulti mascherati regalano alla città un aspetto quasi irreale.

Non Devi Dormire - Giacomo FerraiuoloWhere stories live. Discover now