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Prayer in C - Lilly Wood & The Prick


Sono nervosa. Mi sto torturando le mani da almeno dieci minuti e le mie unghie versano in una condizione pietosa, dato che continuo a mangiucchiarle senza sosta.

La signora Lee mi ha informata che il dottor Styles arriverà in ritardo a causa di un incidente sulla strada che gli ha fatto perdere tempo e che dovrò fare il giro delle visite con lui.

Guardo l'orologio per l'ennesima volta: sono quasi le tre. Tra meno di cinque minuti lo incontrerò e l'agitazione aumenta solo al pensiero. Ho paura di combinare qualche pasticcio o di fare una delle mie solite figuracce. Io sono da sempre una veterana delle brutte figure e non mi stupirei se ne dovessi fare qualcuna. D'altronde, il dottor Styles scatena in me un nervosismo soffocante; forse è a causa dei suoi modi severi e formali, ma non riesco a guardarlo negli occhi per più di tre secondi.

Oggi non ho visto Lydia, mentre Zoey si è volatilizzata circa dieci minuti fa e sono rimasta da sola, ad aspettare il dottor Styles. La dottoressa che le due chiamano semplicemente "Stronza" – e che in realtà si chiama Amy Adlon – sta chiacchierando con altre due donne, poco distante da me.

«Signorina Cooper», mi richiama il dottor Styles, ora dietro di me. «Mi deve scusare per il ritardo, stavo recuperando alcune cartelle cliniche», spiega.

Non capisco se emani più fascino il suo aspetto fisico, la sua voce o le sue movenze, elementi che confluiscono insieme regalandogli una bellezza quasi surreale.

«Non si preoccupi, dottore», rispondo.

Lancio un'occhiata in direzione delle donne perché il loro silenzio improvviso cattura la mia attenzione: la dottoressa Adlon sta fissando il dottor Styles con un sopracciglio inarcato. Le altre due, invece, guardano lei.

«Dobbiamo sbrigarci. Se non sbaglio, il suo turno finisce tra circa un'ora», annuncia lui d'un tratto, incamminandosi verso il corridoio. Così, senza dire una parola, prendo un profondo respiro e lo seguo.

«La signora della stanza ventidue deve essere trasferita», mi informa, tenendo lo sguardo fisso su una delle cartelle che ha in mano. Una ciocca riccioluta color cioccolato gli ombreggia la fronte e la rispedisce indietro con un movimento veloce.

«Dove?»

«Oncologia.»

«Oncologia?» ripeto a bassa voce. «Significa...»

«Esattamente», conferma, con tono monocorde.

Il dottor Styles si ferma davanti a una porta, la numero ventidue per l'appunto, e poggia la mano sinistra sulla maniglia.

«Vuole entrare con me?» domanda, sollevando un sopracciglio e puntando i suoi occhi verdi nei miei.

Rimango in silenzio per qualche istante, scrutando il suo viso serio. Ho la sensazione che la mia presenza non sia necessaria, ma evito di esporre il mio pensiero.

«Sì, va bene», acconsento, annuendo con forza.

Mi porge una cartella clinica, in silenzio. La prendo e leggo velocemente quello che c'è scritto all'interno.

«Ha sessantadue anni...» mormoro.

«Sì.»

Sollevo lo sguardo verso di lui e deglutisco. Ci vuole tutta la forza di volontà che possiedo per entrare dentro la stanza. Un letto è vuoto, mentre l'altro è occupato da una signora che, con la fronte corrugata e gli occhiali da vista spessi poggiati sul naso adunco, sta leggendo un libro. I capelli chiari e corti formano un'aureola dorata sul cuscino. Sembra tranquilla e l'ultima cosa che voglio fare in questo momento è ascoltare il dottor Styles darle una notizia del genere.

Doctor Dream 1&2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora