||When You're Gone||

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Anna's POV
Bussai insistentemente alla porta di Charlotte, ma lei non ne voleva sapere di aprire. E le nocche dalla mia mano destra si erano arrossate a forza di bussare. Erano ben dieci minuti che eravamo là fuori e in quell'arco di tempo non avevo fatto altro che bussare o suonare in campanello. 

"Magari non è in casa"disse Daniel che era appoggiato su una colonna davanti alla porta dell'immensa villa di Charlotte.

"Sono sicura che ci sia. Deve esserci"dissi senza voltarmi

Charlotte doveva esserci. Dove sarebbe potuta andare? Continuai a bussare e allo stesso tempo mi ripetevo che lei era in casa. Me la immaginavo che era lì dietro la porta a piangere, con la schiena poggiata sul legno scuro della porta, il viso stanco, gli occhi tristi.

"Potrebbe non essere in casa. Forse è uscita o... non lo so... ma basta bussare"disse stanco

Smisi di battere le nocche sul legno della porta. Aveva ragione. Era inutile. Non solo bussare a quella porta illudendosi di avere una risposta, ma era inutile andare in quella casa senza Alyn con me.  Nulla poteva avere senso se prendevo il posto di mia sorella. 

Posai la mano sul legno della porta, ormai caldo, e sospirai. Ripensai alle parole di mia madre, nella discussione di quella mattina: io che provavo a dirle che tutto sarebbe andato bene, che l'avremo superata e lei mi ha urlato contro sottolineando che doveva smetterla di raccontare cazzate, che il tempo non sarebbe bastato a ricucire questa ferita, anzi l'avrebbe aperta ancora di più, e sarebbe andato sempre peggio. 

Cominciai a piangere in silenzio. Per la seconda volta stavo piangendo davanti a Daniel e non poteva andare peggio di così. Diedi due colpi col palmo della mano sulla porta. Due colpi cosi forti che sentì dolore.

"Lo so che tu centri con la sua fuga, me ne ha parlato MA ho fatto finta di niente. POTEVO  AIUTARLA E HO FATTO FINTA DI NIENTE. E ORA LEI NON C'È PIÙ..." non potevo fermare le lacrime, non volevo farlo. 

Mi accasciai a terra, piangendo con la testa bassa e i caldo che sentivo sul viso per l'agitazione.

"Voglio solo che tu te ne vada" sentì una voce ovattata oltre quella maledetta porta di legno 

Non volevo crederci. Perché aveva detto una cosa simile.

Presi dalla borsa che avevo con me la lettera per lei, e la passai sotto la porta. E come previsto la prese con se. Subito le mani di Daniel mi aiutarono ad alzarmi. Sospirai di nuovo.  

"Andiamocene " disse facendomi voltare 

Mi limitai ad annuire, evitando di mostragli i mietei occhi rossi.

Con passo veloce uscì da quella casa e salì nella macchina di Daniel, una volta raggiuntami. 


Letters #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora