AZAZEL era il demone dei deserti della mitologia ittita, mesopotamica.
BAAL fu una divinità della mitologia fenicia, figura centrale della religiosità dell'antica Ugarit.
MOLOCH era sia il nome di un dio, sia il nome di un particolare tipo di sacrificio storicamente associato al fuoco.
DAGON importante divinità mesopotamica e semitico orientale.
E NIX e DANIEL dov'erano?
Non c'era scritto niente di loro!
Avrei dovuto trovare Daniel, prima della mia famiglia. Era l'unico che poteva darmi spiegazioni o almeno aiutarmi nella ricerca, magari nemmeno lui sapeva chi era o da dove arrivava e in questo caso non mi avrebbe potuto aiutare, ma sicuramente ci saremmo aiutati a vicenda.
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Il temporale in lontananza donava alla città un'aria più cupa quella sera.
Ero seduta sul davanzale dell'hotel.
Mentre stringevo una tazza di the ancora fumante tra le mani, sotto le quali, sulle mie coscie scoperte, c'era il libretto dalla copertina scura che pareva nera.
L'aria che entrava dalla finestra era fredda e pungente.
L'unica fonte di calore che il mio corpo riceveva, proveniva proprio dalla tazza di the.
I miei occhi erano rivolti verso l'ingorgo d'auto che si era creato per la strada, gente che correva di qua e di là, mentre le luci delle insegne pubblicitarie davano qualche cenno di colore al buio della notte.
《Un altro lampo.》Farfugliai quando vidi un punto lontano, tra le nubi, illuminarsi.
Mi ero sempre chiesta cosa succedesse, in cielo, quando era in atto una tempesta.
Mi affrettai a bere il mio the, prima che diventasse troppo freddo.
Il the mi ricordava le serate passate con il MIO Daniel.
I ricordi mi riaffiorarono in mente e iniziai a piangere, lacrime pesanti e salate, chiusi gli occhi.
Mi sentivo qualcosa d'indefinito, né bianco né nero, né giorno né notte, mi sentivo grigia, ma in realtà non mi sentivo affatto. Vivevo la mia vita passivamente, vedevo i giorni passare, il sole calare e rialzarsi, e io non sentivo niente.
Ero come un muro che, dopo aver sopportato il peso del mondo, era crollato.
Mi dicevano di metterci un punto, di voltare pagina. E poi io il punto ce lo mettevo, io voltavo pagina, solo che poi tornavo indietro e ne mettevo altri due, di punti.
Lasciavo tutto in sospeso, mentre lui, lui aveva già voltato pagina, finito capitolo e cambiato libro. Io lasciavo quei tre puntini, forse per ricordarmi che certe cose non finiranno mai del tutto.
La vita era un tunnel buio, sapevo come entrarci ma non sapevo cosa mi aspettava al suo interno, o quando sarebbe finita.
Mi auguravo solo di non guardare mai indietro, perché altrimenti non sarei mai riuscita a vedere cosa ci sarebbe stato davanti.
Era come quando rimanevo sul letto con le cuffie nelle orecchie ma non facevo caso alla musica.
Quando fissavo il soffitto con lo sguardo assente e la mia mente vagava.
Si affollavano così tanti pensieri che alla fine non pensavo più.
La musica andava avanti e io non l'ascoltavo.
I pensieri continuavano ad affollarsi ma io non ci facevo caso e rimanevo lì, con gli occhi assenti e non sentivo nulla, continuavo a fissare il soffitto.
Non volevo muovermi, non volevo distogliere lo sguardo, non volevo nemmeno battere le palpebre per paura che questa sensazione finisse e ricominciassi a sentire il mondo.
Era come quando rimanevo sott'acqua ad occhi aperti e vedevo il sole riflettersi sulla superficie di essa e le onde che non rendevano mai nitida quella figura, quasi fossi io a dover immaginare la sua forma e sentivo che non volevo nemmeno riemergere per prendere fiato perché quella figura che si muoveva con tale delicatezza mi affascinava a tal punto che non avrei mai voluto perderla di vista.
Era come quando dormivo e sognavo e a un certo punto mi accorgevo di essere in un sogno, ma non volevo svegliarmi, giusto per vedere come andava a finire.
Era come quando stavo leggendo e immaginavo ogni singola parola prendere vita e vedevo la scena davanti agli occhi e io ero lì dentro e non volevo smettere di leggere, perché sapevo che tutto sarebbe svanito.
Era come quando scattavo una fotografia e anche se non era bella la conservavo perché un giorno mi sarebbe ricapitata tra le mani e io l'avrei guardata, ricordando la storia dietro quella foto e i ricordi si sarebbero fissati nella mia memoria, sarei tornata una bambina e mi sarei scordata per un po', di tutto quello che mi circondava.
Ma a un certo punto dovevo distogliere lo sguardo, riprendere fiato, svegliarmi e tornare alla realtà.
Perché diciamolo, con le persone giuste, la realtà era molto meglio del nulla, di una figura mossa dalle onde, da un sogno o da un ricordo.
Mi addormentai, ancora seduta sul davanzale, con le stelle che, danzavano nel cielo leggiadre.
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IT'S OKAY, I'M DIFFERENT (IN REVISIONE)
ParanormalNeve una ragazzina timida, insicura, fragile. Non aveva avuto un passato facile e nemmeno il suo presente era da meno. Sedicenne, non sapeva esattamente cos'era l'amore, perché non gli era mai stato ricambiato. Un segreto di cui anche lei ne era all...
Un sogno,troppi pensieri ✔
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