"Luce"

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Non è la prima volta che osservi una sua foto scattata in un suo momento intimo, in un suo momento talmente personale che, sai, non vorrebbe mai condividere col mondo esterno, perché sai che i suoi figli sono la cosa più preziosa che lei possieda, sono la cosa migliore che le sia successa e per la prima volta sei geloso. Fottutamente geloso di quel momento totalmente suo che per un attimo vorresti essere tu a condividere con lei benché tu sappia la posizione che occupi in questo tunnel senza alcuna via d'uscita, un tunnel dal quale continui constantemente a dipendere, quasi come fosse droga.
Ti stai beando di quell'immagine postata su instagram e che viene inondata da like e commenti di chiunque.
E per un attimo ti perdi.
Un flusso di immagini di un futuro che, probabilmente non si realizzerà mai, ti scorrono nella mente senza sosta. E non riesci a fare a meno di pensarci per il resto della serata fino a che non ti lanci a peso morto sul letto per dormire.
'Cazzo!' il sonno non vuol arrivare, a quanto pare questo mio chiodo fisso continua a occuparmi la mente.
Girarsi e rigirarsi in un letto vuoto, freddo, nonostante il caldo estivo che invada la camera, non aiuta.
Il mio pensiero non svanisce.
Eppure penso a quanto possa essere bello se solo prendesse forma.
E mi domando cosa succederebbe, come sarebbe.
Mi domando se sarebbe piaciuto anche a te qualora fossimo stati in circostanze differenti.
Guardo il soffitto, osservo il vuoto in attesa di essere travolto dal sonno e sprofondarci, ma la luce riflette sul muro che osservo attentamente.
Una notifica, una chiamata.
Non ho intenzione di rispondere, non ora. Preferisco restare a pensare, a immaginare oltre restando sempre su quelle immagini.
Come se fossi catapultato in un mondo parallelo, quel mondo che tutti chiamano fantasia.
Eppure sembra così reale.
Vedo scorrere ogni minimo dettaglio: il tuo volto illuminato da quella felicità sorprendente e diversa da quella che ti si posa sul viso spesso, una luce diversa negli occhi.
Sembri aver raggiunto il picco della felicità che hai richiesto spesso.
Sembra talmente reale tutto questo, forse perché lo bramo da tanto tempo, forse perché è questo il sogno che vorrei realizzare.
Ma resto con i piedi per terra, ed in un attimo mi rendo conto che era frutto solo della mia fervida immaginazione.
La porta di casa bussa piuttosto insistentemente.
Alle due di notte chi potrebbe venire? Qualche coglione di turno ubriaco?
Vado aprire con i miei semplici pantaloncini estivi da tuta e me la ritrovo d'avanti.
'Stai bene!
Cazzo Andrè che spavento, non mi rispondevi e m'è preso un colpo' mi rimprovera portandosi una mano sul petto.
Respira, Veronica.
Respira.
Ti guardo, ti osservo, come se non ti vedessi da molto tempo, forse troppo.
Ed in un attimo i miei pensieri di prima riaffiorano.
'Sto bene' ti rassicuro teascinandoti tra le mie braccia e avvolgendoti.
Affondi il tuo volto nel mio petto nudo, io il mio nei tuo capelli lunghi e biondi che accarezzo.
Inspiro il tuo profumo. Il profumo di donna. La mia donna.
Per quanto non possa apparire, per quanto gli altri non possano saperlo, lo sei. E non lo nego.
'Ti ho chiamato così tante volte, non hai risposto e mi sono precipitata da te' esponi rapida mentre ti dirigi sul divano in pelle del mio soggiorno.
E hai scelto me.
Ti sei preoccupata per me.
Non hai pensato alle conseguenze, hai ignorato il resto.
Ma il tuo pensiero è volato a me.
Ti sei precipitata con un semplice pantaloncino da tuta, una maglia a bretelle e le infradito.
Semplice, da casa, non ti sei neanche cambiata.
E sorrido.
Sorrido come un cretino mentre ti osservo comportarti come fossi a casa tua.
Toglie le infradito lasciandole ai piedi del divano sul quale si siede assumendo la solita posizione di sempre: gambe piegate sul divano mentre con la schiena perfettamente dritta è appoggiata allo schienale morbido.
Si volta ad osservarmi con un'espressione interrogativa, probabilmente si starà domandando perchè sono ancora qui, perchè non la sto raggiungendo.
'Che c'hai Andrè?
A che pensi?' ha notato questo mio costante essere assorto nei miei pensieri che mi risucchiano facendomi apparire assente.
Ci sono.
Ci sono.
'Nulla' e ti mento.
Ancora.
Ti mento perchè non so a cosa potrebbe portare se condividessi con te i miei pensieri.
Probabilmente scapperesti presa dalla sorpresa, ti allontaneresti da me o, nella peggiore delle ipotesi, potresti addirittura non potermi parlare e non volermi vedere.
Ti sto proteggendo.
Ci sto proteggendo.
'Non hai ancora imparato?' un sorriso divertito, che nasconde la serietà di questa domanda, si forma sul suo viso mentre si avvicina lentamente con i piedi scalzi, a contatto con il pavimento freddo.
Le abitudini di sempre.
Non si tratta di non aver imparato, non si tratta di non aver fiducia.
E vorrei dirtelo.
Vorrei dirti che si tratta di non poter render reale ciò che circola nella mia mente.
Mi carezzi le spalle, per poi scender alle braccia e passare al petto nudo che osservi mentre sei ad un passo da me.
Usi una delicatezza sovrannaturale, una grazia che non provavo sulla mia pelle da molto tempo.
Rabbrividisco.
'Non ho nulla, davvero' insisto, ma non ci credi, non mi dai retta.
Le sue mani si staccano da me e mi sento spoglio.
Il contatto s'interrompe.
T'allontani.
'Ndo vai?
'Ndo cazzo vai?
Torna qui.
Torna indietro.
Stai infilando le infradito.
No.
No.
'Pensavo a noi' ammetto di botto e ti vedo trasalire.
Ti blocchi d'impulso.
Non ti volti, non mi osservi.
Resti lì ferma pronta ad ascoltare le mie parole che attendi, aspettando che io prosegua.
Sei rigida, sei preoccupata, sei in ansia, come se stessi per dirti chissà quale cosa.
Ma non lo sai.
Non sei a conoscienza di ciò che sto pensando, perché non avrebbe mai sfiorato neanche la tua mente, perché è un pensiero lontano e irreale.
E ne sei consapevole anche tu.
'Da quando ho visto quella foto con tua figlia la mia mente ha iniziato a vagare. A immaginare.
Io, te… e un qualcosa che per me è importante, un qualcosa che non potrà mai esserci per le posizioni che occupiamo, per la situazione in cui siamo.
Un qualcuno…' e non so neanche io come possano esser nati tali film nella mia mente.
Te lo giuro.
A quell'ultima parola pronunciata si volta e mi osserva esterrefatta da questa mia dichiarazione che, seppur sincera, non appare tale.
Sto aspettando una reazione, la sto attendendo. Non so quanto io sia pronto a questa, ma sono qui.
Abbassa lo sguardo e il senso di colpa la invade.
No, autocommiserarti.
Non è colpa tua, non è colpa nostra se l'amore è così.
Vorrei lo comprendessi.
'Ehi, non è colpa nostra' ed è vero, te lo dico.
Ne sono convinto di questo, ma forse tu un po' meno.
E in un attimo la tua mente si riempie di pensieri, di domande che vorrei conoscere.
Vorrei saper leggere nella mente.
Ti abbraccio, ti stringo.
Voglio farti entrare nella mia pelle, nelle mie ossa, solo per farti sapere che a me sta bene cosí.
Ti bacio la fronte e avverto un qualcosa scivolarmi sul petto, bagnarmi. Una lacrima.
Un'altra.
Non piangere, non crollare, non assumerti colpe che non ti appartengono.
Non puoi darmi tutto, non si può e lo sai.
Per quanto tu possa tentare, provarci,non puoi.
Asciugo i tuoi occhi, tolgo i segni delle lacrime scivolate dalle tue guancie su cui lascio le mie mani.
'Guardami' e alza il viso con gli occhi lucidi.
Le sue iridi s'impuntano nelle mie e la vedo.
Vedo la delusione che prova, il senso di rabbia per non poter realizzare questo mio sogno.
Avvicina il suo volto al mio, il suo respiro caldo sulle mie labbra che si congiungono con le sue.
La sento tremare, sento ancora il senso di amarezza che prova.
'Sto bene' te lo dico, te lo sussurro sulle sue labbra mentre le mie mani calde si posano sui tuoi morbidi fianchi.
Annuisci e forse hai compreso, forse ti sei convinta.
Scendo al tuo collo carezzando ogni minimo lembo della tua pelle, lasciandoci ogni minimo e leggero bacio fino a ricoprirne la superficie.
Sembra quasi ti stia studiando, sembra quasi ti stia scoprendo per la prima volta.
Le tue mani tremanti sono sulle mie spalle che ricopri di brividi ad ogni minimo tocco, ad ogni minimo sfioramento del tuo passaggio sulla mia pelle.
Le mie mani si spostano sotto la maglia, toccando la pelle della tua calda schiena.
Pelle contro pelle, non perdiamo il contatto mentre lentamente ti conduco nella mia camera da letto spargendo i nostri vestiti per casa.
Ti faccio stendere sopra il letto, con una grazia che non sembra mai essermi appartenuta mentre ti accompagno nel movimento, e mi guardi intensamente.
Ti sorrido prima di tracciare un percorso sul tuo corpo che vorrei potesse essere indelebile.
Parto dal tuo addome piatto nel quale vorrei crescesse un qualcosa di solo nostro.
Risalgo al tuo seno che lo nutrirebbe come ha nutrito i tuoi figli.
Fino ad arrivare alle tue labbra che formano il tuo sorriso che mostreresti costantemente.
Mi sorridi.
Ti sorrido.
Un'altro bacio. Passionale, carnale. Un bacio colmo, saturo di me, di noi.
E solo ora realizzo quanto sia futile il resto, quanto non importi quello che vorrei, ma non posso ottenere.
Ora mi rendo conto delle cose importanti nella vita, delle cose che contano.
E me ne rendo conto mentre ti guardo, mentre ti bacio, mentre ti accarezzo.
Me ne rendo conto mentre ti entro dentro strappandoti il mio nome che fuoriesce dalle tue labbra.
Me ne rendo conto mentre sento le tue unghia conficcatemi nella pelle della schiena.
Me ne rendo conto dai segni che restano sulla nostra pelle e non solo.
Me ne rendo conto mentre ti do tutto ciò che sono, tutto ciò che sento, mentre ti dono ogni minima parte di me, dalla più nascosta alla più remota, dalla più dolorosa alla più pura.
Le nostre mani che si stringono, si uniscono, si intrecciano creando un reticolo con le dita.
E ci stringiamo quasi a tenerci ben saldi, vivendo col timore di poterci sfuggire da un momento all'altro e di non poterci mai dare abbastanza, mai il massimo, consapevoli di voler darci sempre di più.
'Andreas…' mi chiami mentre lascio in te un'altra mia parte di me.
Mi stringi a te, più forte, mentre ti sento piangere. Perché succede sempre così: è uno scambio di doni, di emozioni, di pezzi di noi. Ma questa volta è diverso e lo avverto. Lo so.
Ti ancori.
Da qui capisco capisco tutto e ti tengo stretta a me, più di quanto non faccia.
Ti tengo stretta con la paura di poterti far male, ma con la consapevolezza di farti del bene.
'Come lo avresti voluto chiamare qualora fosse successo' domandi alzando il volto rivolgendolo a me.
Una domanda strana, inaspettata, che arriva dopo vari minuti di silenzio trascorsi l'uno tra le braccia dell'altro.
E ci rifletto su mentre accarezzo la tua schiena nuda, scoperta dal lenzuolo bianco che avvolge i nostri corpi nudi.
Osservo i tuoi occhi castani e la vedo.
So la risposta, forse la conoscevo già, era semplicemente nascosta in un angolino dentro di me.
'Luce'

|Luce|Where stories live. Discover now