capitolo dodici

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Appena mi sveglio mi guardo intorno e capisco subito il motivo del mio mal di schiena...mi ricorderò di non dormire mai più in macchina. Quando mi siedo noto che nel sedile davanti non c'è Sebastian e mi viene in mente l'idea che se ne possa essere andato via lasciandomi qua. Apro la portiera e con mia sorpresa noto che il cielo è nuvoloso.
Anche se la sua giacca mi sta larga decido di indossarla, al momento è l'unica cosa che mi potrebbe tenere un po' di caldo. Inizio a camminare e vedo in lontananza una piccola sagoma, che probabilmente è Sebastian, cioè...che spero sia Sebastian. Quando sono abbastanza vicina riesco a riconoscerlo, seduto in mezzo la strada, con i capelli arruffati e due profonde occhiaie.
"Ehi" dico sedendomi accanto a lui...Che palle, dopo la macchina mi tocca la ghiaia
"Buongiorno" mi risponde sorridendo
"Hai dormito bene?" Mi chiede poi squadrandomi, odio la gente che mi squadra
"Eccome" rispondo sbuffando e lui in risposta alza gli occhi al cielo
"Smettila" lo fulmino con lo sguardo, ma sembra non fargli effetto
"Di fare cosa?"
"Di giudicarmi...non sono abituata a dormire in posti scomodi"
"Non ti sto giudicando, anzi, sei te quella che mi ha sempre giudicato" devo andarmene immediatamente il più lontano possibile da questo ragazzo, quando perdo la pazienza non sono brava a trattenermi. Mi alzo sbuffando, come è mio solito fare e dopodiché mi incammino nella direzione opposta della macchina
"Dove vai?" Mi chiede alzandosi e iniziandomi a seguire
"Lontano da te"
"Cosa? Perché che ti ho fatto?" Inizia a correre dietro di me e mi raggiunge in meno di cinque secondi. Si piazza di fronte a me e punta i suoi occhi neri nei miei
"Ti ricordo che hai la mia giacca" alza le folte sopracciglia ricordandomi che ha ragione...cavolo!
"Te la posso ridare se vuoi" lo sfido iniziandomi a levare la giacca, ma lui mi blocca subito mettendo la sua mano sul mio braccio, prendendo il brodo della giacca e tirandolo pian piano su sino alla spalla
"Non resisteresti un secondo" fa un sorrisetto e decido di dargli retta, per questa volta.
"D'accordo, ora però andiamo a cercare qualcuno" rinizio a camminare verso un qualsiasi posto dove ci sia traccia di anima viva, o almeno campo.
"Allora..." inizia a dire Sebastian guardandomi
"Raccontami di te" okay ora posso confermarlo, questo ragazzo è pazzo
"Di me?" Chiedo con aria quasi disgustata... nessuno mi aveva mai chiesto di parlare di "me", non saprei cosa dire
"Si di te, della tua storia..."
"Sai già tutto quello che c'è da sapere, mi chiamo Emma e ho un fratello che mi odia, una madre che si ubriaca in circostanze troppo difficili da affrontare e beh...una amica a cui piace ubriacarsi e sedersi in braccio a ragazzi sconosciuti" infilo le mani nelle tasche della giacca e ripenso a ciò che ho appena detto...wow, che schifo.
"No no, non quelle cose, intendo...la tua vera storia" lo guardo socchiudendo gli occhi
"Che significa?"
"Per esempio...cosa ti piace fare?"
"Mmh" inizio a pensare e mi vengono in mente solo due cose "guardare serie Tv e leggere"
"Leggere? Che genere di libri?"
"Romanzi d'avventura" mi guarda come se avessi appena detto una cosa fuori dal comune
"Come fanno a piacerti?"
"Beh...diciamo che ogni volta che leggo un libro è come se entrassi a farne parte, la mia vita fa schifo e la compenso con i libri, immaginando come sarebbe vivere in mondi come quelli"
"La tua vita non fa schifo" guarda per terra e appena arriva il momento giusto scalcia un sassolino davanti a sé
"Che ne sai te?"
"Non pensare solo alle cose che non hai, ma alle cose che hai" rido per non piangere, non sa niente di me e viene a dirmi che sono fortunata? Ad avere cosa esattamente?
"Dico sul serio, hai una famiglia, una casa, puoi permetterti gli studi in una scuola decente..."
"Una famiglia che ogni giorno esiste sempre di meno, intendi" mi guarda per qualche secondo, per poi tornare a guardare per terra
"Meglio che niente" ma perché si fa così tanto i affari miei? E poi sono io quella che giudica...
"Perché non mi parli di te? Della tua storia?" Chiedo incuriosita, in effetti di lui so solo il nome
"Non ho molto da dire"
"Prova a raccontarmi qualcosa" alza lo sguardo per guardare la strada di fronte a se e dopodiché rinizia a parlare
"Vivo con...beh, come chiamarli...amici" lo dice più come se fosse una domanda...grandioso, io gli ho raccontato tutti i dettagli più brutti della mia vita e lui mi dice qualcosa di cui non è nemmeno sicuro.
"In che senso?"
"I miei genitori sono..." si ferma per schiarirsi la voce è dopodiché riprende la frase "...morti, perciò mi sono arrangiato e ho trovato un posto dove stare che non è il massimo, ma almeno mi garantisce di avere un letto per dormire" alza le spalle, come se niente fosse "con altre persone...come me" forse non avrei dovuto chiederglielo...brava Emma, riesci a rovinare sempre tutto. Mentre mi rimprovero e cerco una via d'uscita, Sebastian alza il braccio puntando verso una piccolo edificio
"Quello dev'essere un bar" osserva e dopo aver finito la frase inizia ad accelerare il passo e io, per non rimanere indietro, faccio lo stesso. Dopo dieci minuti arriviamo di fronte alla porta del bar e non appena tiro fuori il cellulare dalla tasca, inizia ad arrivarmi una valanga di messaggi.

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