Com'è piccolo il mondo

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"Già, ma cerchiamo di non pensarci adesso. Come sta Charles?"

"Bene, hai saputo che la famiglia si è allargata?"

"Si" risposi annuendo. "Jonathan lo aveva scritto in una lettera. Due gemelli, eh? Complimenti, hai avuto proprio un bel coraggio!"

"Lo so! Crescono così in fretta, non riesco a credere che sia già passato un anno." Percepii un velo di malinconia nella voce di Allison. Non potevo ancora comprendere a pieno cosa provasse una mamma ma intuii che non volesse veder crescere i propri figli, o almeno non troppo velocemente.
La sua reazione mi intenerii così cercai di distrarla dal pensiero di quel futuro ancora lontano.

"Dai, sono ancora piccoli. Come si chiamano?"

"Eleanor e Robert. Spero che passerai in cabina per vederli, siamo sul ponte A."

"Oh, certamente."

Continuammo a camminare lungo il ponte, avanti e indietro per almeno tre volte, e a parlare del più e del meno. Per anni eravamo state tanto lontane ed ora lei era lì su quella stessa nave. Com'era piccolo il mondo. Molto piccolo, visto che Allison non fu l'unica persona a me familiare che rincontrai quel giorno. Eravamo intente a rifare quello stesso giro per la terza volta quando un ragazzo, passando vicino a me in tutta fretta, involontariamente mi sfiorò la spalla.

"Mi scusi, signorina." si affrettò a dire.
Istintivamente mi girai, ritrovandomi faccia a faccia con un giovane ufficiale e quasi mi mancò il respiro quando mi resi conto di chi avevo di fronte a me in quel preciso istante: il ragazzo della cioccolateria.

Poteva esserci una coincidenza più strana di quella? Quante probabilità c'erano di rincontrare un perfetto sconosciuto a bordo di una nave? Anzi, addirittura prestava servizio su quella nave a giudicare dall'uniforme.
All'inizio dubitai che si fosse ricordato di me ma evidentemente mi sbagliavo, il suo sguardo diceva chiaramente che sapeva di avermi già vista.

Entrambi restammo lì a fissarci con aria incredula e stupita; i miei occhi scrutavano con attenzione il suo viso proprio come i suoi erano intenti a scrutare me e mi sentii invadere da una strana agitazione. Che stessi arrossendo di nuovo?
Nessuno di noi due disse una parola finché non avvertii un pizzico sulla mano da parte di Allison.
In effetti restare lì a fissare qualcuno non era certo educato, così mi ricomposi cacciando il dolore alla mano, dovuto a quel piccolo dispetto della mia cara vecchia amica.

"Non si preoccupi, è stata colpa mia. Non stavo prestando attenzione." dissi con sincerità, accennando un sorriso imbarazzato. Non mi ero fatta male, ci eravamo appena sfiorati eppure sembrava si aspettasse una reazione quantomeno isterica da parte mia.
Ancora una volta silenzio assoluto, nessuno dei due distolse lo sguardo ma avrei tanto voluto dire qualcosa. Purtroppo non ebbi abbastanza tempo di trovare il coraggio che mi serviva.

"Beh, che stai combinando? Ci aspettano dall'altra parte." Lo stesso giovanotto che era con lui in quel negozio si avvicinò per richiamare ancora una volta la sua attenzione.
Fu un vero e proprio déjà vu: io, lui, le mie guance arrossate e il silenzio imbarazzante interrotto dall'amico che lo incoraggiava ad affrettarsi.

"Si, arrivo." rispose lui ed esattamente come quel pomeriggio in cioccolateria, non aggiunse altro al contrario del compagno che cordialmente si rivolse a noi congedandosi.

"Signore, buona giornata."

"Buona giornata a voi, signori." rispose Allison rivolgendo loro un caloroso sorriso.

T I T A N I C  -  T R A   T E   E   I L   M A R EDove le storie prendono vita. Scoprilo ora