Com'è piccolo il mondo

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Non appena fummo lontani dal porto, quella confusione presente all'esterno svanì mentre le persone iniziavano lentamente a rientrare, dirigendosi probabilmente nelle loro cabine. Rimasi qualche minuto lì, a godermi la vista di quell'oceano così limpido percorrendo il ponte senza una meta ben precisa. Semplicemente camminai distrattamente, presa ancora dall'emozione di quel viaggio appena iniziato quando una voce a me familiare giunse alle mie orecchie.

"Sarah McBride?"

Alzai lo sguardo voltandomi verso quella voce alle mie spalle e fu allora che mi ritrovai di fronte un'inconfondibile ragazza dai capelli rossi.

"Allison?"

Rimasi lì immobile a fissarla per un paio di secondi ma sapevo di non essermi sbagliata. Era proprio lei, non la stavo affatto immaginando; Allison Mitchell, la mia amica d'infanzia, era proprio lì di fronte a me.
Senza indugiare, si avvicinò per stringermi forte a sé e non potei fare a meno di rispondere goffamente a quell'abbraccio vista la velocità con cui avvenne il tutto.

Sua madre era una grande amica della nonna e ben presto anche noi lo diventammo, giocando insieme ogni volta che la sua famiglia veniva a far visita. Purtroppo non ebbi molte occasioni di vederla dopo essere partita per l'Inghilterra per via della scuola e spesso avevo avuto sue notizie grazie a mio fratello; si era sposata, nonostante fosse solo 3 anni più grande di me aveva già una famiglia con il marito, Charles Parker, un avvocato di Boston.

"Che ci fai qui?" chiesi ancora stretta a lei. Quando sciolse il nostro abbraccio, mi guardò scostando i capelli dal viso e rispose con uno di quei sorrisi carichi di entusiasmo. Era sempre stata così allegra e frizzante, non c'era niente di lei che dicesse che fosse una ragazza dalla personalità tranquilla.

"Sto tornando a Boston, Charles e io abbiamo passato qualche settimana a Londra. E tu invece? Pensavo avessi finito la scuola."

"Infatti è così, avevo solo programmato di restare a Londra per un po', anche dopo aver terminato gli studi." spiegai alzando le spalle.

"E cosa ti ha fatto cambiare idea? La pioggia? Il freddo costante? Un bel giovanotto?"

Alzai gli occhi al cielo coprendo appena il viso con la mano; per un istante mi sembrò di parlare con Hannah.
Allison era maledettamente curiosa, esattamente come lei. "Mia cugina Anna sta per sposarsi, sarò la sua damigella." mi affrettai a dire, prima che potesse farsi strane idee.

"Oh si, ho saputo. Un certo Julian Haig ha chiesto la sua mano, esatto?"

"Si. Sono a bordo quindi avrai la possibilità di salutarli."

"Mi farebbe piacere, sono anni che non vedo Anna. Ma nel frattempo..." mi prese a braccetto ricominciando a camminare  "... che mi dici di te? Sembrano passati secoli dall'ultima volta che abbiamo parlato."

"Non c'è molto da dire. Avevo molte più cose da raccontare quando frequentavo l'accademia, si spettegolava un sacco lì. Ora mi sento invecchiata."

Rivolsi lo sguardo verso di lei, sul suo viso quell'espressione da furbetta. "Ancora un po' e anche tu percorrerai la navata finalmente."

Con tutta me stessa, cercai di fingere un sorriso dopo quella sua affermazione, portando una ciocca di capelli sfuggita dalla pettinatura dietro l'orecchio.
Odiavo parlarne ma sembrava che nel nostro ambiente non ci fosse spazio per altro. Possibile che il matrimonio fosse l'unica cosa su cui una giovane donna dovesse focalizzarsi? Mi sentivo ancora più vecchia quando si parlava di metter su famiglia a quell'età; perché non potevo vivere la mia vita prima di chiudermi da qualche parte per il resto della mia esistenza e sottostare alle regole di quello che sarebbe diventato mio marito?
Forse era assurdo, ma non riuscivo a vedere il matrimonio in un altro modo se non come una condanna. Una condanna che equivaleva all'essere rinchiusi per sempre in una prigione da cui non c'era via d'uscita.
Svicolai quindi, cambiando argomento.

T I T A N I C  -  T R A   T E   E   I L   M A R ETahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon