Capitolo 1.

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Seduta al tavolo della mensa scolastica, mi guardo intorno. Vedo persone intente a mangiare, a parlare l’una con l’altra. Vivono la monotonia, normalmente, naturalmente.

Penso a quanto sia facile per tutti gli altri, a come sia semplice la vita di chi la vita se la può permettere, di chi si può permettere di sbagliare, di cadere e rialzarsi. E inevitabilmente l’invidia mi scuote lo stomaco.

Mi alzo di scatto dalla sedia, e butto il vassoio di cibo ancora integro nel cestino affianco alla porta di ingresso della mensa. Mi alzo il cappuccio in testa e mi dirigo al corridoio. La gente incrocia il mio sguardo, ma quasi immediatamente lo distoglie, come per paura. Non mi dà fastidio, anzi, mi fa sentire forte, potente. Superate le prime due classi arrivo all’uscita d’emergenza, oramai priva di allarme. Scendo la scalinata e mi vado a sedere su una panchina poco lontana. Mi accendo una sigaretta e mi godo la tranquillità. La prima boccata mi arriva dritta ai polmoni, dandomi quella sensazione di bruciore così familiare. Guardo il campo di basket che dista pochi metri da  me, vedo un paio di ragazzi palestrati del primo o secondo anno intenti a allenarsi.

“Ti dà fastidio se mi siedo qua?” - mi volto spaventata, non essendomi resa conto che qualcuno si fosse avvicinato a me.

“Ti sei già seduta, a questo punto mi sembra evidente che la mia risposta non sia importante.” - ribatto acidamente guardando male la rossa affianco a me.

“Piacere, Miss. Acidità, sono Becca.” - mi dice, come se a  me potesse interessare. Sono tentata di mandarla a quel paese ma mi trattengo, e torno a concentrarmi sui due ragazzi che si allenano. Uno dei due cerca di fare punto, ma l’altro prontamente afferra la palla al volo, schiva l’avversario e si dirige dall’altra parte del campo facendo palleggiare la palla ritmicamente.

“Hey biondina, sto parlando con te!”- dice sventolandomi una mano davanti alla faccia. Mi giro con sguardo minaccioso, la squadro dall’alto in basso e lentamente le dico: “So perfettamente con chi tu stia parlando, ma si dà il caso che non abbia nessuna intenzione di avere una conversazione con qualcuno, tanto meno con te. Per questo motivo o chiudi il becco e mi lasci in pace, o alzi il culo e te ne vai.”

Alza un angolo della bocca in un mezzo sorriso, nei suoi occhi passa un lampo strano che non mi piace per niente.

“Bel caratterino, piccola. Volevo solo fare due chiacchere e conoscere meglio la ragazza nuova di cui tutto il college parla.” - okay, ha superato il limite. Scatto in piedi dandole le spalle, mi giro verso di lei.

“Numero uno, prenditi meno confidenza, numero due se tutto il college parla di me, ciò significa che non ti dirò nulla di ciò che non sai. Stammi lontana, e non scherzo.”

Getto la sigaretta a terra e la schiaccio con violenza con la scarpa. Mi incammino verso i dormitori, innervosita e esausta. Speravo solo il tempo passasse il più in fretta possibile, e che tutto quell’incubo finisse. Dovevo tenere duro.

Spalancai la porta facendola sbattere al muro, entrai in camera e mi misi a sedere sul letto, indecisa se dormire o finire di sistemare i miei scatoloni. Optai per la seconda opzione, alzandomi controvoglia dal mio letto. Scavalcai libri, vestiti e oggetti non identificati dal pavimento. A quanto pareva la mia coinquilina non era campionessa mondiale di ordine e organizzazione. Non avevo ancora avuto occasione di incontrarla, e sperai che quel momento tardasse ad arrivare. Mi augurai che fosse timida, silenziosa e solitaria.

Finii di sistemare gli ultimi due scatoloni di vestiti e tornai a sdraiarmi sul letto. Impostai la sveglia alle 15 per non perdermi la lezione di psicologia e chiusi gli occhi. Dopo dieci minuti buoni capii che di dormine non c’era verso. Presi il libro di matematica e provai a studiare quando sentii la porta aprirsi.

“Hey biondina.”

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⏰ Last updated: Mar 27, 2017 ⏰

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