Mistake.

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Iniziò tutto per caso, per errore.
Ero solo a casa, stavo studiando come tutte le domeniche. Ad un certo punto mi arrivò un messaggio, presi il telefono e vidi che il mittente era un numero che non conoscevo. Diceva:
"Quindi alle otto al centro?".
Capii subito che, chiunque fosse, aveva sbagliato numero.

Felice di aver trovato una scusa per distrarmi, decisi di rispondere:
"Oh, ti prego, non parlarmi di centro proprio adesso. Sto studiando il centro di massa e non sto capendo niente!"

Quasi subito mi arrivò la sua risposta, la persona che mi aveva scritto si era accorta dell'errore ed era imbarazzatissima. Poi si presentò: "Comunque mi chiamo Giada".

Da lì iniziammo a parlare, scoprii che aveva un paio di anni meno di me e non era per nulla antipatica. L'unico problema?, abitava a 1480 Km da me. È nata una splendida amicizia, non ci fu un giorno, da quella domenica di Dicembre, in cui non ci scrivemmo, ed io ero sempre più grato a quell'errore che mi aveva portato a conoscere la ragazza alla quale tenevo di più.
Dopo Marta, ovviamente.
Marta era la mia ragazza, la amavo, o almeno pensavo fosse così, ma mi faceva soffrire, e proprio per questo Giada non la sopportava. Lanciava sempre frecciatine quando parlavamo di lei, e ogni scusa era buona per suggerirmi di lasciarla. Ma io non potevo, l'avevo promesso, e la mia parola valeva più dell'oro.

Dopo circa quattro mesi mi accorsi che ciò che c'era tra noi andava oltre l'amicizia. La mia gelosia non era quella di un semplice migliore amico, e i suoi "ti amo" detti tra le risate per farsi perdonare dopo aver fatto una battuta offensiva nei miei confronti, erano più seri di quanto entrambi non volessimo ammettere.
Iniziammo a chiamarci sempre più spesso, e ogni volta passavamo ore a parlare, anche solo di stupidaggini. A volte restavamo in silenzio, e nessuno dei due riattaccava, ci godevamo quell'universo parallelo, quel mondo dove c'eravamo solo io e solo lei, ed era una sensazione meravigliosa.

Spesso litigavamo e mi accorgevo di stare male, ogni volta di più, e mi accorgevo che in fondo stavo peggio per i litigi con lei che per quelli con Marta. Mi accorgevo che mi stavo innamorando di Giada, e che mi mancava da morire. Non pensavo che potesse mancarti una persona che, in fin dei conti, non è mai stata presente.

Passato un anno da quando avevamo iniziato a sentirci, questo sentimento si era fatto insopprimibile. Decisi di dirglielo.
Erano le 3:17 del mattino, non potrò mai dimenticarlo, e la chiamai. Rispose dopo tre squilli e mi disse: «Alessandro, sei impazzito?! Qui dormono tutti! Me compresa.»
E io le risposi che mi dispiaceva ma dovevo dirle una cosa importante e non potevo aspettare, avrei rischiato di cambiare idea. Mi incoraggiò ad andare avanti e lo feci: «Giada, credo di essermi innamorato di te».
E lei rimase in silenzio; cercai di trovare la calma in quel nostro universo parallelo, ma la paura di essere rifiutato mi divorava.
Dopo secondi che sembrarono ore, finalmente, parlò: «Anche io sono innamorata di te, Alessandro. E si vede, e si sente - il mio cuore mancò un battito - ma tu hai Marta. Quando parlo di te alle mie amiche e loro dicono che siamo fatti per stare insieme, io sorrido come una stupida, sorrido al pensiero di noi. Ma mi fa male sapere che tu sorridi al pensiero di lei».
«No, no Giada, non è così. Io amo te».
«E allora lasciala. Lasciala ed io starò con te. Devi scegliere, Ale. Non ho intenzione di essere l'amante di nessuno» la sua voce era quasi implorante.
E lì sbagliai, e tante volte ho ripensato a quell'errore. «Non posso...». Non mi diede neanche il tempo di parlare, riattaccò.
Quella notte piansi come un bambino e le scrissi, ma lei non rispose. Fu così anche il giorno dopo, e il giorno dopo ancora, per un mese.
Provai anche a chiamare una sua amica, Miriana, della quale avevo il numero perché una volta Giada, avendo il cellulare scarico, mi scrisse dal suo, ma fu inutile, anche lei mi ignorava o mi rispondeva solo per dirmi di lasciarla in pace. Ovviamente sapeva tutto.

Non riuscivo a stare senza di lei, le mie giornate erano vuote.
Quando stavo con Marta cercavo lei, quando la baciavo immaginavo di baciare lei, e quando rideva, la sua risata non mi riempiva il cuore come quella di lei.
Ed era in quei momenti che facevo la mia scelta.
Alla fine la lasciai, e di quella giornata ho dimenticato tutto, ricordo solo di aver fatto ciò che avrei dovuto fare molto tempo prima.
Ora dovevo solo dirlo a Giada, ma non con un messaggio, neanche chiamandola. Lo feci come lei aveva sempre desiderato e come io non avrei mai pensato di fare: le scrissi una lettera.
Piccolo problema, non conoscevo il suo indirizzo, sapevo a malapena il nome della sua città.
Ho provato a chiedere a Miriana, ma lei, con la sua solita delicatezza, mi ha mandato a quel paese.

♥🖋♥🖋♥🖋♥

Adesso sono su un aereo e sto andando da lei. Non vedo l'ora di vederla, abbracciarla e farle leggere la mia lettera.
Appena sceso dall'aereo mando un messaggio a Miriana per dirle che sono qui e quindi stavolta sarebbe il caso di rispondere, ma non faccio in tempo a comporre il numero che mi chiama lei.
«Certo che ce ne hai messo di tempo, eh?» esordisce.
Ci mettiamo d'accordo per vederci e organizziamo l'incontro con Giada.
Dopo cinque minuti è già qui all'aeroporto, mi porta al centro commerciale e va a prendere Giada con una scusa. Sono le otto meno un quarto.
Sono nel panico, il cuore mi batte all'impazzata. Inizio a farmi mille film mentali su quale possa essere la sua reazione.

La vedo arrivare e il cuore mi si ferma, lei ancora non mi ha visto. Non resisto e le vado in contro, Miriana sorride e si allontana.
Quando Giada si accorge di me si ferma e sul suo viso si forma un'esspressione di stupore che subito si trasforma. Sta piangendo. Adesso siamo l'uno di fronte all'altra, le prendo le mani fredde e le mostro l'orologio «Alle otto al centro».
E mi abbraccia fortissimo, sento il suo cuore battere forte contro il mio. Adesso anche io ho gli occhi lucidi. Sciolgo l'abbraccio e tiro fuori la lettera dal giubbotto per poi consegnargliela.
Lei mi guarda interrogativa e la prende. Le sue mani tremanti sono un po' impacciate mentre la aprono, e poi vedo il bellissimo sorriso che le si dipinge sul volto quando legge le uniche tre parole che ho scritto: "Ho scelto te".

 Le sue mani tremanti sono un po' impacciate mentre la aprono, e poi vedo il bellissimo sorriso che le si dipinge sul volto quando legge le uniche tre parole che ho scritto: "Ho scelto te"

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Stavolta sono io a non darle il tempo di parlare, la sollevo per i fianchi abbracciandola e la bacio. La bacio e mi sento come rinato.
Mi guarda negli occhi seria, tanto che quasi mi preoccupo, e mi dice la cosa più bella che potesse dirmi: «Alessandro, io ti amo».

E sono la persona più felice del mondo.

SSSALVE.

Allora. Questa storia in realtà è il mio ultimo compito in classe di italiano. L'ho pubblicata come one shot dietro consiglio di alcune amiche.

Scrivere come se fossi un ragazzo è stato strano, ma mi aspettavo peggio. Per sfortuna avevo a disposizione solo un'ora, quindi gli eventi scorrono molto velocemente.

Più andavo avanti più scleravo per le scene finali, e ovviamente la prof. mi ha riproverata per il poco contegno. Brava Ross!👏👏👏

Spero vi piaccia.💕

-Ross♥

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