Diciassettesimo Capitolo

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<<Non fare così. Solo tu sai cosa hai passato per poterlo conquistare, e non puoi buttare tutti gli sforzi nel cesso, per dirtela terra terra. Inoltre, siamo venuti qui perché non la smette di tirare pugni al muro e non sappiamo come fermarlo.>> sapevo che avrebbe fatto una cosa del genere, ma non pensavo che desse spettacolo davanti all'intera squadra. Per fortuna mio padre e la dirigenza hanno avuto la splendida idea di andare a passeggiare per le strade di Sassuolo.

<<Non vengo giù, però ditegli che rischia di tornare a Torino senza fidanzata se continua così. Ditegli che lo amo e che tutto dipenderà da ciò che farà oggi. E non mi riferisco alla partita.>> il difensore e l'attaccante annuiscono e mi salutano prima di uscire dalla stanza. Io torno a stendermi sul letto, con il mio Pepe sulla pancia che cerca di risalire sempre più su per poi arrivare a leccarmi le guance con la sua lingua viscida.

<<Ah, i paroloni della gente!>> è il commento di mio padre in seguito alla partita. Alcuni giornalisti hanno cominciato già a mettere voce sul rapporto di Allegri e Paulo dopo che quest'ultimo ha rifiutato di stringergli la mano quand'è uscito dal campo. So solamente che il numero 21 è molto stressato e penso che la colpa della sua pessima prestazione di oggi sia solo mia. Non ha giocato malissimo, ci mancherebbe, però non è stato il migliore della squadra. Ha giocato male perché abbiamo litigato questa settimana, almeno penso. Poi ha avuto un po' di problemi con il suo procuratore perché non poteva venire in Italia. Insomma, non è stato un periodo si per lui. Però mi sento lo stesso in colpa.

<<Papà, mi dispiace per la partita. Ed il gesto di Paulo, abbiam litigato e lui ha avuto un paio di problemi...>> cerco di giustificarlo davanti al suo datore di lavoro che m'interrompe non appena comincio a parlargli. Scuote la testa e mi guarda negli occhi.

<<Char, ascoltami. Se tutti i ragazzi dovessero giocare male solo perché hanno dei problemi a casa allora ne potremmo mettere in campo pochi. Non ti devi giustificare con me, dovete solo risolvere la questione tra voi due.>> detto questo si allontana con Beppe e Paratici che stanno per piazzare gli ultimi colpi di mercato. Pavel rimane con me, mi sorride e mi scorta fino in macchina.

<<Che cosa significa che vi siete presi una 'pausa di riflessione'? Stai dicendo sul serio?>> volevo tornare a casa e riposarmi dopo questi due giorni a Sassuolo che non finivano più, invece quando entro in casa sento solo la voce soave –si fa per dire- della mia migliore amica. La trovo seduta sul divano, con le gambe incrociate sul tavolino di vetro davanti alla televisione, mi accoglie con un viso abbastanza arrabbiato e che, già so, non ammetterà alcuna obbiezione.

Pepe si spaventa quando la vede, non l'ha mai incontrata prima d'ora e ha un po' di paura di lei. Si nasconde dietro le mie gambe e sento che gli trema tutto il corpo. Non appena lei lo vede sorride e cerca di prenderlo in braccio, anche se non dovrebbe farlo in gravidanza.

<<Come ci sei entrata qui?>> so che non è questo ciò che lei voleva sentire ma è l'unica cosa che sono riuscita a domandarle.

<<Fai bene a cambiare discorso. Fai bene. Mi spieghi che cosa è successo?>> il viso le diventa rosso, trattiene il fiato e poi si lascia andare ad un sospiro rumoroso. Mi accomodo accanto a lei e le avvicino il cagnolino, intanto penso a qualche cosa di sensato da dirle. <<Parla.>>

<<Io e Paulo abbiamo litigato, per colpa di Antonella. Di nuovo.>> le spiego molto brevemente la situazione.

<<Questo lo avevo capito, ho letto un sacco di articoli su un sacco di giornali. Signorini si è dato da fare, l'ha anche intervistata. E sai lei che cosa gli ha raccontato? Che sei tu la causa della loro rottura, hai manipolato e minacciato Paulo. Ti rendi conto di queste parole, non è vero?>> avevo ignorato l'esistenza di questi articoli. Lancia sul tavolino 'Chi' ed osservo attentamente la copertina che titola così:

Il più bel goal||Paulo DybalaWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu