Capitolo 2 - Capelli blu

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Beth si alzò, andò alla dispensa che era alle spalle di John, aprì il cassetto che di solito conteneva vettovaglie varie, si girò verso Loto porgendole con un barattolino di vetro blu.

"Bevilo e capirai."

Loto lo prese in mano. "Che cos'è?" chiese curiosa.

"È un estratto di raggi di Luna, argento liquido, acqua e zucchero. Serve per aprire il terzo occhio, quello che ti permetterà di vedere" rispose la donna.

Loto sgranò gli occhi, non poteva credere a ciò che aveva appena sentito e pensò che se era un sogno, era il più assurdo che avesse mai fatto.

Sentendosi osservata, portò timidamente il barattolino alla bocca e ingurgitò il contenuto in un sol fiato.

"Allora?" chiese la figlia senza vedere alcun cambiamento.

"Vieni con noi" propose il nonno. Si alzarono dalla tavola e Beth la cinse con il suo braccio, per infonderle coraggio.

Loto aveva il cuore che le batteva forte, non ne capiva il motivo ma sentiva che qualcosa stava cambiando.

Andarono fuori, John rimase sul divano e osservò la scena dalla finestra, senza essere invadente.

Loto camminò verso la strada; arrivati al limite del giardinetto davanti casa, Beth le fece cenno di girarsi.

Il nonno sorrideva soddisfatto.

La ragazza portò le mani sulla bocca, stupita: non era più la casa che conosceva da quattordici anni, bianca con il porticato dove fin da bambina, con la mamma e il nonno andava a godersi le sere d'estate assaporando una bevanda fresca, finché qualcuno non doveva portarla in braccio fino alla sua camera.

Davanti a lei c'era la stessa casa ma con un piano in più e una torre alta una decina di metri, con i muri di mattoni color bianco vaniglia.

Gli alberelli e i fiori attorno splendevano di colori incredibili e si dondolavano, le piastrelle del marciapiede erano di opalina, con tutte le sfumature dell'arcobaleno.

Sul fianco sinistro della casa c'era una serra di vetro, piena di piante mai viste. Sgranò gli occhi e osservò in silenzio quella scena surreale ma meravigliosa.

La madre tirò fuori un fazzolettino e si soffiò il naso mentre il nonno le dava una pacca sulla spalla con grande soddisfazione, John invece rideva dell'espressione stupita di quella ragazzina che per la prima volta "vedeva".

"Allora? Come ti sembra la tua casa adesso?" chiese il vecchio.

"Io... non ho parole" sussurrò Loto.

"Esattamente ciò che pensavo" confermò soddisfatto. "Ora andiamo dentro, c'è ancora molto da sapere."

Entrarono in casa, ma Loto si attardò cercando di non perdersi nessun dettaglio di ciò che la circondava. Era sbalordita.

Ogni cosa era diversa, l'agave che aveva quasi la sua età, piantata vicino ai tre scalini della veranda, arricciava le foglie verso l'interno per poi distenderle, gli uccellini che spiccavano il volo lasciavano un scia luminosa al loro passaggio che si dissolveva pochi istanti dopo, come una cometa.

Alcuni fiori chiudevano e aprivano i petali, l'erba emanava bagliori argentei come bagnati dalla rugiada dorata.

Loto non vedeva l'ora di andare nel bosco, sicura che immersa nella natura la magia sarebbe stata ancora più sorprendente.

Tutto questo a tempo debito, pensò. Come aveva detto il nonno. Adesso aveva troppe domande da fare e voleva apprendere il più avidamente possibile.

Anthea #WATTYS2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora