«Allora domani, al sorgere del sole avrai una sorpresa.» 

Così dicendo, la Luna riprese il suo lento cammino per lasciare spazio al sole.

L'indomani mattina, venne colpito dalla luce rosa dell'alba ma vide che non era cambiato nulla e quella rivelazione lo incupì ancora una volta.

Forse ho fatto qualcosa di sbagliato, pensò fra sé.

E prima che la nebbia lo avvolgesse di nuovo volò nel cielo con la fantasia e senza accorgersene capitombolò a terra, come se fosse davvero precipitato dall'alto.

«Ma com'è possibile?» chiese a se stesso. 

La sua forma d'albero era ancora con le radici piantate nel terreno ma il suo spirito era libero di muoversi...

Non poteva credere ai suoi occhi e cercò conferma in un vecchio corvo che cercava ristoro per le sue ali stanche, «Ehi, corvo! Come mi vedi?» chiese con ansia ed eccitazione.

Il corvo lo squadrò con disappunto «Piccolo e azzurro» rispose riprendendo il volo.

Allora era vero, era diventato una piccola fiammella dello stesso colore del cielo che si schiariva all'orizzonte.

L'albero raggiunse i suoi vecchi amici animali con la gioia nel il cuore e cominciò ad urlare ai quattro venti «Sono io, il vecchio albero! La Luna ha mantenuto la promessa. Ora posso volare!»

Un piccolo merlo che si puliva le penne lo guardò con curiosità «Che ti succede amico?»

«Sono io! Il vecchio Albero!» disse «ti prego, portami a fare un giro nel cielo. Più in alto che puoi!» e senza battere ciglio, il merlo fu felice di esaudire il desiderio della piccola fiammella azzurra.

Una volta lassù si sentì colmare di leggerezza e libertà, col vento fresco che gli sferzava il viso mentre assorbiva i raggi del sole.

Poco a poco la sua chioma tornò a brillare, i frutti tornarono a essere i più dolci e prelibati del mondo e di notte ascoltava con avida curiosità le storie dei suoi amici uccellini, senza provare più nessun tipo di invidia.

Qualche tempo dopo fra voli e tuffi nell'acqua fresca, mentre girovagava per i boschi alla ricerca di qualche animale da imitare, la fiammella azzurra fece una scoperta: alcuni uomini si erano stabiliti nei pressi del suo bosco e curioso di conoscere quella nuova specie che non aveva mai visto prima, li spiò.

Erano molto dediti alla natura, raccoglievano frutti senza abbattere gli alberi, mangiavano bacche e vivevano come se fossero parte integrante del bosco.

C'erano uomini e donne, bambini che giocavano e vecchi che insegnavano: alcuni di loro realizzavano magie, altri invece le imparavano.

Nascosto fra le fronde aveva fatto una bellissima scoperta: gli uomini lo veneravano, veneravano proprio lui, con le radici piantate nel terreno e la chioma nel cielo e cosa ancor più sorprendente, avevano cominciato a chiamarlo Albero Sacro. Nessuno gli aveva mai dato un nome...

Un giorno, la fiammella azzurra vene incuriosito da una bambina. Era graziosa e con grande facilità si arrampicava fra suoi rami e gli parlava. Un giorno si accorse della fiammella azzurra e con un sorriso luminoso disse: «Tu sei un Merefin» affermò, osservandolo con curiosità.

«Cosa?» chiese lui confuso pensando che parlasse una lingua strana.

«Sei un Merefin. Noi chiamiamo così gli spiriti degli alberi. Ma non pensavo foste veri.»

E fu proprio in quel momento che la fiammella azzurra cominciò ad amare il modo in cui la bambina lo chiamava.

Fares, il cui nome significava Ninfa dei Boschi, aveva lunghi capelli color del grano e gli occhi rispecchiavano il colore del cielo d'estate; la risata riempiva le sue giornate come una musica dolce e per il Merefin era una gioia stare con lei. Col tempo era diventato il suo confidente, il suo amico fidato; la consolava quando piangeva, rideva con lei quando era felice e vegliava quando stava male.

Fares gli raccontava delle sue fantasie da ragazza da sposare e sognava di un principe guerriero di nome Aghelio, il cui nome nella sua lingua voleva dire "Forte e valoroso", lo immaginava alto, con occhi azzurri come il mare e capelli neri come una notte stellata. Sognava di amarlo per sempre e avrebbero avuto tanti bambini, che a loro volta sarebbero diventati guerrieri come il padre mentre loro invecchiavano insieme, leggendosi a turno fiabe d'amore.

Il Merefin senza capirne il motivo si sentì inadeguato e fu sconvolto dai sentimenti che gli agitavano l'anima così, una notte chiese alla Luna di poter diventare umano.

La Luna acconsentì, ma visto il suo animo mutevole, pose una condizione: «Amerai e potrai essere amato, solo da chi ti riconoscerà.»

Lui acconsentì senza capire cosa intendesse la Luna, pensando all'unica cosa importante: passare il resto della sua vita con la sua amata Fares.

Il giorno successivo la Luna mantenne la promessa regalandogli sembianze umane e scelse il suo nome senza neanche pensarci: Aghelio, come la sua Fares aveva sempre sognato.

Fares si recò presso l'albero come faceva di solito, e vedendo un uomo sconosciuto al posto del suo amico Merefin, si preoccupò moltissimo.

Fares ascoltò la storia dell'uomo, Aghelio cercava con tutte le sue forze di convincerla che era lui il Merefin con cui parlava ogni giorno, ma lei pensando ad uno scherzo crudele, non volle credere alla storia dello sconosciuto. Non poteva essere il Merefin, non vedeva nulla del suo amico in nell'uomo sconosciuto.

Nel frattempo suo padre aveva trovato uno sposo per Fares e lei, distrutta dall'idea di sposarsi per forza e non per amore come aveva sempre sognato, pianse lacrime amare... Il suo migliore amico era scomparso e il suo cuore si era per sempre spezzato; attese il suo ritorno invano, continuando a respingere quell'uomo chiamato Aghelio. 

Furono giorni dolorosi per Fares, senza il suo amico al fianco fu costretta a sposare l'uomo che il padre aveva scelto per lei.

Fares ebbe dei figli, il marito divenne un cavaliere, ma non fu mai felice al suo fianco. Il suo cuore si era rotto in mille pezzi anni prima, quando aveva capito che il Merefin l'aveva abbandonata per sempre ignara di averlo avuto sempre a fianco, ma con altre sembianze.

Aghelio odiava il suo aspetto, odiava dover vivere lontano dalla sua amata Fares ma ormai non poteva fare nulla per tornare indietro ma non smise mai, un solo giorno, di vegliare sulla donna per il resto della sua vita, come se fossero due metà di uno stesso cuore costretti a vivere separati per sempre.

Fares morì molti anni più tardi vivendo nel rimpianto di non aver avuto il coraggio di confessare il suo amore al Merefin e dal momento in cui Fares lasciò il mondo terreno Aghelio scomparve e di lui ora si narra solo questa triste leggenda.

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Ciao a tutti e a tutte!

Grazie per essere arrivati fino a qui, spero che questa storia possa piacervi.

Fatemi sapere cosa ne pensate e se volete, lasciatemi un saluto, sarò felice di ricambiare!

RebeccaLunatica

Anthea #WATTYS2017Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon