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"C' era una volta un uomo." É così che il nonno comincia un altra delle sue mirabolanti favole. Mi siedo sotto la sua poltrona, aspettando che continui. "dicevo che c' era una volta un uomo, il suo nome non sei tenuta a saperlo. Quest' uomo una mattina scese dal viale di cipressi sul pendio della collina e raggiunse la logora panchina del parco proprio nel centro della grande cittá. Nessuno sapeva cosa facesse quell uomo su quella panchina. Tutti i cittadini dopo qualche ora erano arrivati per scorgere lo straniero che sedeva sulla panchina senza avere alcuna apparente occupazione, se non osservare la gente per le strade. Anche il giorno dopo tornó l' uomo misterioso, alla stessa ora sulla stessa panchina. É così avvenne il giorno dopo ancora. La gente stranita dalla sua presenza, formulava ipotesi sulla sua identitá. C'è chi diceva fosse un mago, chi un fuorilegge, su di lui si fondavano le piú assurde storie di avventura, perchè quello era un uomo di mistero, e un uomo di mistero possiede necessariamente una storia sconvolgente. E l' uomo della panchina era uomo di mistero, altroché se lo era! Nessuno vedeva una casa dietro la collina da cui arrivava, nessuno sapeva il suo nome o il suo mestiere. Lui era l' Uomo Che Aspetta. Tutti i giorni raggiungeva la sua panchina, si sedeva accavvallando prima la destra gamba sulla sinistra, poi la sinistra sulla destra. E aspettava. Cosa o chi, nessuno lo sapeva. E nessuno osava chiederlo, nossignore! Quell uomo era troppo misterioso per non avere una storia sconvolgente, e una storia sconvolgente comporta risposte fuori dal comune. Comunque passarono i mesi, e nella grande cittá si erano abituati all Uomo Che Aspetta. C'era chi scambiava due parole, chi si metteva a spettegolare, ma mai nessuno si sedeva alla panchina, perchè in una grande cittá la gente va di fretta. La gente provava affetto per l' uomo della panchina. Quel tipo di affetto che provi in una quotidiana abitudine che si ripete identica, rassicurante. Una mattina peró, l 'Uomo non si fece vedere. Alla solita ora vi erano i soliti cittadini alla solita panchina, pronti a dare il buongiorno all uomo misterioso. Ma l' uomo non si fece vedere. Dopo venti minuti l' intera cittá era riunita ad aspettare l' uomo della panchina. Tra la folla sibilavano sottili i sussurri é le congetture. Non vedere l' Uomo Che Aspetta era inusuale. Così la gente non si mosse dalla panchina, perchè la giornata non poteva cominciare senza la presenza dell uomo che li osservasse. Dopo una mezzora di attesa una donna anziana, sfinita, si sedette sulla panchina. A lei seguì il marito, i figli, i nipoti, i vicini, gli amici, i conoscenti, gli sconosciuti e presto tutta la cittá si trovava seduta, chi non sulla panchina per terra." non dico che il nonno sia mai stato chiaro nelle sue storie, certo no. Ma non capii che la storia fosse finita prima di qualche istante di silenzio. "nonno, cosa vuoi insegnarmi con questa storia?" "secondo te tesoro mio?" "io credo" cominciò esitando "che tu mi abbia voluto insegnare come le persone possano essere talmente prese dalla loro routine, che alla prima novitá diventano sospettosi, ma appena diventa anch'essa un abitudine, la accettano e ci basano sopra la loro quotidianitá" "improvvisamente sgrano gli occhi, conscia di evere capito" nonn erano divantati tutti uomini che aspettano! É questo ció che volevi insegnarmi nonno?" "ma a dire il vero tesoro, volevo solo raccontarti una favola"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 02, 2020 ⏰

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