Come Venezia

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"La bellezza femminile è il punto più vicino fra il genere umano e l'eternità."

Ottavia era come Venezia, lasciva, pigra, seducente

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Ottavia era come Venezia, lasciva, pigra, seducente. 

Si mosse lentamente tra le coperte, cullata dallo sciabordio dell'acqua oltre le finestre, sentendo i muscoli dolenti per l'amplesso della sera prima. Clovis aveva tentato di dimenticare il suo dolore perdendosi in lei e la donna lo aveva lasciata fare, tornando con la memoria ai primi tempi della loro frequentazione, quando all'amore lento e voluttuoso alternavano rapporti rapidi, crudi, che li lasciavano spossati nel corpo e nell'anima.  Quella mattina, però, la mano del moschettiere stava percorrendo tutta la lunghezza della sua gamba destra con deliberata lentezza, stuzzicandola, provocandola, facendola svegliare completamente.

Le tolse la leggera veste da notte e la percorse completamente con lo sguardo; i suoi occhi erano scuriti da ombre nere, la barba era lunga di qualche giorno ed era pallido, ma bruciava di desiderio, nonostante tutto. Reagì di conseguenza, inarcandosi, aprendo le gambe per farlo avvicinare, per permettergli di placare la voglia che aveva colto entrambi. Era sempre stato così tra loro. Bruciante, totalizzante passione.

Lo prese per un polso e lo fece sdraiare, poi si sedette su di lui, piegandosi a baciargli il collo, il lobo dell'orecchio e più giù, tra le scapole, sul petto coperto da una lieve peluria, su quei muscoli che ormai conosceva a memoria.

"Ottavia..."

Un sussurro, quasi un'implorazione, ma la donna gli bloccò le mani e continuò il suo percorso di labbra e lingua, lentamente, vezzosamente. Ottavia era come Venezia, quella terra in cui i giochi di potere si confondevano con i giochi erotici e tutto sembrava odorare di perdizione.

Lo fece entrare in sé e cominciò a muoversi su di lui, con la luce del sole che si rifletteva sui capelli scuri e sciolti, e lo sentì implorarla di non fermarsi e guardarla come se fosse l'unica cosa che contava al mondo, l'unico posto in cui volesse essere.

"Ottavia..."

Un sussurro, una preghiera.

Li avrebbero uditi in tutto il palazzo, ma a chi importava? Era l'atto più sacro e lei, una cortigiana, lo sapeva bene. Quel momento, il momento in cui il piacere li invadeva, era un momento perfetto. Crollò su di lui ansante e stremata e Clovis la avvolse tra le braccia, baciandole i capelli. 


Tutto si fermava, quando entrava lei. Ogni sussurro, ogni movimento, ogni respiro.

La marchesa di Vivonne cristallizzava il tempo con la sua presenza, che urlava bellezza e seduzione. Varcava la soglia, palesava la propria presenza e l'aria mutava impercettibilmente ma inesorabilmente e quando riprendeva il proprio cammino la pantomina delle feste nobiliari sembrava quasi svuotarsi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 13, 2017 ⏰

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