«Come ti ho già detto sono vicende che riguardano il passato; non è detto che siano realtà fondate, anzi; la maggior parte degli eruditi affermano che siano solo leggende, Gareth. In effetti non ci sono testi scritti nelle nostre biblioteche riguardanti la nascita delle isole che possano affermare ciò che dicono alcuni. Non è un bene per te saperle, come non è per nessun altro», esclamò Legath, porgendo con noncuranza il calice ad Eileen, ancora in piedi e con l'otre tra le mani. L'uomo fece un cenno di assenso alla giovane, come per ringraziarla della cortesia e poi continuo a parlare: «non dare peso alle sue parole, non ti porterà che guai!», affermò, riferendosi al guerriero seduto accanto a lui.

«Non sei coerente, Legath: racconti della presa di Kernonos, ma sei restio a parlare delle nostre origini. Non mi sembra un discorso sensato», protestò torvo il Khonnak; si stiracchiò alla meglio, abbandonando malamente la cinta di pelle sull'enorme tavolo di frassino, la quale produsse un tonfo sordo, prima di schiantarsi contro una parte di muro. «Raccoglimela, ragazzo», disse con un ghigno compiaciuto, rivolgendosi a Gareth. Non aveva dimenticato l'insolenza del giovane e, non perdette tempo per rinfacciare la sua autorità.

La sorella strabuzzò gli occhi, guardando velocemente il guerriero e il fratello; rimaneva ignara del fatto che, quello stesso soldato che adesso era seduto alla sua mensa, qualche ora prima avesse sferzato un pugno in faccia il suo gemello.

Dal canto suo, Gareth se ne stava immobile a fissarlo con braccia conserte, impassibile in volto e, con alcuna intenzione di eseguire l'ordine ricevuto. Si sgranchì il collo e andò a sedersi su di una sedia libera, accanto all'armatura del guerriero, giocherellando con essa. «Non ho ancora ascoltato la fine della storia del traditore», disse con tono perentorio, «e adesso vengo a conoscenza di altre leggende, che non avevo mai sentito fino ad ora. Quando potrò ascoltarle?», azzardò, ignorando il Khonnak.

«Sei cocciuto, ragazzo mio. Non potrete più ascoltare simili sciocchezze; da oggi in poi è proibito a chiunque parlarne. È chiaro?», intervenne il soldato, rivolgendo a tutti i presenti uno sguardo guardingo, fino a soffermarsi sui verdi occhi di Gareth; un mezzo sorrisetto affiorò sul suo volto abbronzato, facendo sì che assumesse un'aria scherzosa. Una vera rarità per un Khonnak. «Passamela», comandò nuovamente, accompagnando l'ordine con un gesto repentino del capo che indicava l'armatura. «Suvvia, non sarai ancora irritato per ciò che è accaduto oggi, non è vero? Un vero uomo non prova rancore, ragazzo mio: un uomo assesta il colpo a testa alta e se necessario, restituisce il favore, rincarando la dose!», asserì, ridendo di gusto e strizzando l'occhio, in segno di complicità.

«Non abbiamo lo stesso modo di pensare, Athèas; io non uso la violenza per legittimare la mia autorità. Non ho bisogno della forza per farmi ascoltare», protestò. Conosceva quell'uomo fin dalla più tenera età eppure, in tutti quegli anni, non aveva mai inteso il suo vero carattere. Inizialmente pensò che fosse pazzo, non riusciva a comprendere i suoi sbalzi di umore. Con il tempo giunse alla conclusione che il Khonnak non l'odiasse e che non soffrisse di alcun disturbo della personalità: semplicemente doveva comportarsi in quel modo, lo imponevano le sue regole. Non avrebbe dovuto patteggiare con il nemico, la sua superiorità di razza non prevedeva simili alleanze.

«Purtroppo no», ammise il guerriero e nei suoi occhi la luce che fino a poco prima brillava fieramente, si spense. «Mi dispiace davvero quando dico che non sei uno di noi; saresti stato un perfetto Khonnak, anche se per te è dura da accettare», arricciò le labbra, come colto da improvvisa tristezza.

«Noi siamo degli ibridi però!», intervenne Yvor, il quale non aveva compreso minimamente le loro parole.

«Essere ibridi significa non essere nulla. Comuni mortali, niente di più: la discendenza elfica è stata spezzata da tempi immemorabili ormai, così come la nobile stirpe dei Dunèval, ragazzo mio. Non siete speciali, siete come gli altri».

Phàsia - le Isole della Tempesta #VINCITORE WATTYS2016 [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora