5.

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"Mi presti il tuo cellulare?"

"Il mio cellulare?"

"Sì, devo lasciare un messaggio a mia cugina. Dovrò pur avvisare qualcuno, no?"

"Okay, ma il tuo cellulare?"

"L'ho spento da un pezzo.."

Si erano lasciati alle spalle la casa della nonna di Michelle da poco meno di un'ora e da qualche minuto avevano imboccato l'autostrada. Immaginava che avrebbero impiegato almeno tre ore, forse quattro, ma, pur essendo notte fonda e non avendo chiuso minimamente occhio, il sonno non lo spaventava, anzi, al momento non lo avvertiva affatto. C'era Michelle al suo fianco, bastava girare la testa per osservare il suo viso, c'era una meta da raggiungere per una specie di fuga d'amore, avrebbero visto insieme l'alba e chissà cos'altro li aspettava nei giorni a seguire. Il sonno era l'ultimo dei suoi pensieri.

Aveva spento il telefono già a Milano, poco prima di entrare in macchina per tornare indietro, direzione Bologna. Sapeva che Clarissa l'avrebbe cercato in tarda serata, non vedendolo ritornare. E sapeva anche che, sempre lei, si sarebbe preoccupata e avrebbe avvisato prima Claudia e poi Marta, e se sua cugina non avesse collegato i pezzi del puzzle, allora ben presto sarebbero stati avvisati anche i suoi genitori e in pochi minuti il suo cellulare sarebbe stato inondato di telefonate e messaggi a cui rispondere, e anche quello, come il sonno, al momento era l'ultimo dei suoi pensieri o desideri. Avrebbe avvisato Claudia lasciando a quest'ultima la libertà di chiamare a sua volta chi riteneva più opportuno.

Osservò con la coda dell'occhio Michelle allungarsi verso il sedile posteriore, lì dove aveva lasciato lo zaino con all'interno il minimo indispensabile: cellulare, caricabatterie, documenti e qualche medicina. Aspettò poi, con una mano ferma sul volante e l'altra sul cambio, che la ragazza sbloccasse il telefono.

"Ho il numero di Claudia, me l'ha lasciato ieri mattina."

"Tanto lo ricordo a memoria, ma meglio così!"

Prese il cellulare tra le mani delicatamente, marcando però il contatto con le dita di Michelle. Poi, tenendo comunque un occhio sulla strada, cercò l'icona di Whatsapp con l'idea che una nota audio sarebbe stata più efficiente che un semplice messaggio scritto. In una situazione normale quello non sarebbe mai stato un orario ideale per contattare sua cugina, ma immaginava che l'allarmismo di Clarissa avesse già preso il sopravvento da un pezzo e che quindi Yaya fosse sveglia e lucida.

"Oi, sono io. Sono con Michelle e non so quando tornerò perché ce ne stiamo andando per qualche giorno, o forse per tutta la vita, chi lo sa. Se mamma si preoccupa dille la verità. Stessa cosa per Marta. Per tutto il resto non importa. Cià cià."

Con un mezzo sorriso stampato sulle labbra bloccò il telefono di Michelle e lo posò nuovamente sulla mano della ragazza, che attendeva aperta a pochi centimetri da lui. Poi riprese a guidare con concentrazione e, forse spinto da quell'euforia crescente, premette esagerando sull'acceleratore. L'autostrada era semi-deserta, quasi a voler indicare la giustizia di quella decisione, quasi a volerli rassicurare di aver imboccato la strada corretta con quella partenza improvvisa.

Per tutto il resto non importa. Non si riferiva soltanto a Clarissa. Certo, lei era il soggetto principale di quella frase, ma c'era altro. C'era il lavoro. E anche se quello era un periodo di pausa, anche se non ricordava di avere particolari impegni segnati sull'agenda, niente lo avrebbe riportato a Milano in quei giorni, a costo di chiedere a Michelle di incatenarlo da qualche parte e di sotterrare la chiave del lucchetto nella neve, così da ritrovarla solamente una volta che quest'ultima si fosse sciolta.

"O forse per tutta la vita, eh?!"

"Ti dispiacerebbe?"

"Ho un lavoro, Marco, sai?"

Proteggiti da me (#3) - Marco MengoniWhere stories live. Discover now