Pedala, pedala!

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Luca aveva detto che era facile. Si fermò dove iniziava l'erba e aspettò che suo babbo gli dicesse cosa fare.

“Allora Giacomo hai capito bene?”

Lui tirò in fuori il labbro.

“Senza le ruotine devi stare più attento perché se non trovi l'equilibrio, cadi”

Giacomo si grattò la testa e si guardò attorno. Non c'era nessuno lì vicino; là in fondo nel campetto da calcio c'erano dei bambini che giocavano, ma erano talmente concentrati che non avrebbero fatto caso a lui.

Il babbo era poco più avanti e se ne stava con i pugni contro i fianchi.

“Dai, ti prendo io, non aver paura”

Giacomo sospirò. Inclinò la bici, passò dall'altra parte con un piede e afferrò il manubrio con entrambe le mani. Era quasi pronto per salire in sella. Quasi.

E se cado e mi faccio male? Magari non serve imparare subito subito ad andare in bici, tanto a piedi vado dappertutto.

Il babbo si accovacciò e aprì le braccia.

Giacomo inclinò la testa come un gufo e con i piedi piantati uno di qua e uno di là, se ne restava lì bloccato. Spingeva in avanti la bici fino a quando sentiva la punta della sella contro il fondoschiena, poi la tirava indietro e di nuovo in avanti.

“Giacomo, allora? Non avevi voglia di provare?”

Lui corrugò la fronte e increspò la bocca.

“Con tutte quelle robe che ti ha messo addosso tua mamma non ti fai male neanche a volerlo” e schioccò le mani una contro l'altra “su forza, dai”

Lui spostò il peso sulla gamba sinistra e tirò su il pedale destro. La sella era già pronta lì dietro, allora ci appoggiò sopra un po' di sedere, appena appena un pochino. Controllò che gli altri bambini stessero ancora giocando, poi con un sussulto saltò sulla sella.

“Pedala, pedala! E guarda avanti. Sì, bravo. Muovi il manubrio in qua e in là. Giacomo, no, non così, su, su, no. Pedala, dai! Non smettere di pedalare, no. Ecco! Lo sapevo”

Riaprì gli occhi e vide la ruota della bici girare contro il cielo. Non era vero che era facile! Non era vero per niente!

“Ti sei fatto male?”

Girò lo sguardo verso il babbo.

“Non lo so” mugugnò.

“Dai che non ti sei fatto niente. Vieni su”

Strisciò a lato della bici e appoggiò le mani in terra: il palmo della mano destra bruciava come il fuoco. Ritrasse indietro la mano e la appoggiò alla maglietta, si tirò su in piedi e rigirò verso l'alto il palmo: era rosso rosso e una fila di graffi lunghi e fini andavano dal polso fino a metà mano. Mostrò la ferita al babbo.

“Fa vedere” e gli afferrò il braccio “non è niente. Sapessi quante sbucciature mi sono fatto io da piccolo”

Il babbo rimise in piedi la bici e Giacomo si incupì.

“Tieni”

“No, basta”

“Dai, dai, dai. Bisogna risalire in sella subito, se no non vinci più la paura. Stavolta datti una spinta più grande, guarda avanti, non la ruota, muovi il manubrio e soprattutto pedala, non dimenticarti di pedalare”

Giacomo prese a scalciare lontano i sassi che si trovava sotto i piedi.

“Allora?”

“Avevi detto che mi prendevi invece sono caduto”

“Dai, prova ancora. Stavolta ti prendo, è che mi ero messo troppo lontano”

“Uffa” bisbigliò.

“Fra un po' è ora di cena, fai te. Io poi in bici ci so andare”

Giacomo gonfiò le guance.

“E anche Luca ci sa andare” continuò il babbo.

Lui allora sbuffò, poi a testa bassa riafferrò il manubrio.

Il babbo stavolta era lì con le braccia aperte, pronto.

Tirò su il pedale.

“L'ultima volta” piagnucolò.

Spinse col piede, si alzò di un niente e si ritrovò a cavallo della bici con il babbo che gli correva a fianco con le braccia larghe come le ali di uno struzzo.

“Bravo, bravo”

Il manubrio andava in qua e in là, gli aveva detto di far così e se pedalava abbastanza veloce, non si sbilanciava.

“Prova a andar dritto adesso”

Allora iniziò a muovere sempre meno il manubrio fino a quando riuscì a mandare la bici dove voleva lui. Aveva la bocca spalancata.

“Continua così, bravo”

Il babbo non gli era nemmeno più accanto, adesso era da solo, andava in bici da solo! E senza ruotine!

Allora imboccò il vialetto di mattoni che portava a casa.

“Giacomo”

Pedalava e funzionava tutto. Era proprio facile.

“Giacomo!” gli urlò dietro il babbo “davanti al cancello frena, butta giù i piedi”

Sfilò accanto ai bambini che giocavano a calcio, superò le villette dei suoi vicini di casa, tirò piano i freni e strisciò con i piedi per terra.

La mamma era appena apparsa nel cortile e sorrideva.

Lui alzò i pugni in aria.

“Mamma, era facilissimo” disse “non facile, facilissimo”

“Hai visto che bravo?” disse il babbo e gli bussò un paio di volte sul casco che aveva in testa.

“Bravissimo” disse lei.

Giacomo tirò su lo sguardo e sorrise fino alle orecchie.

“Su, ciclisti, venite in casa che è pronto”

Giacomo allora scese dalla bici, entrò in cortile, la appoggiò con cura al muro di casa e si sfilò il casco.

Era proprio super facilissimo. E si sentì un pochino più grande, anche più di Luca.

Pedala, pedala!Where stories live. Discover now