~11~ La fanciulla bianca

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Persi nei nostri pensieri quasi non ci accorgemmo di Ambrose, appoggiato con una spalla sullo stipite della porta. Ci guardava assorto, le sopracciglia dorate aggrottate in pensieri che lo rendevano inquieto. Quando alzai lo sguardo lui ricambiò l'occhiata, e ancora una volta mi sorpresi di quanto incredibile fosse la somiglianza con il fratello. Sembrava la copia a colori di Gareth, mentre lui era il negativo in bianco e nero, tutto ombre e giaietto.

«E' ora di andare, fratello.»

Gareth non sembrò sorpreso della sua presenza e si volse a guardarlo con lentezza, ogni movimento imbevuto di indolenza.

«Riesci sempre ad interrompere i momenti più interessanti.»

Ambrose incrociò le braccia sul petto, la giacca di alta sartoria che si tendeva sulle sue spalle larghe.

«Se consideri questo interessante, dovrò cominciare a mettere in dubbio le voci che ti vorrebbero un fine gaudente e un impenitente dissoluto» commentò, gli occhi scintillanti d'ironia, «potrei persino scoprire che il gesto più licenzioso di cui ti sei macchiato è stato offrire un fiore ad una donna sposata.»

Sul viso di Gareth comparve un sogghigno. Si alzò, strappandomi il suo calore, e poi mi offrì la mano con un gesto vezzoso per aiutarmi a rimettermi in piedi.

«Come puoi vedere, Kitty, un'intera esistenza volta a costruirsi un'impeccabile reputazione e questa viene distrutta in pochi minuti. Sembra che dovremo trovare un modo per far parlare di noi o rischieremo di essere considerati dei pudici perbenisti, o Dio non voglia, dei conservatori. Non possiamo permetterlo.»

Mi lanciò un'occhiata di pura malizia, e con orrore mi sentii avvampare.
Ignorai la sua mano tesa e mi alzai, rigida.

«Dopo il vampiro laburista, credo di aver visto davvero tutto. E per quanto riguarda il resto, sono certa che troverai qualcun'altra più incline a soddisfare il tuo bisogno di perversione, perciò non guardare me.»

Ambrose scoppiò in una risata aperta e mascolina. Arrossii ancora e distolsi lo sguardo.

«Scacciato dal letto della tua stessa Compagna, fratello.»

Gareth non sembrò turbato dal mio rifiuto e mi rivolse un mezzo inchino di squisita cortesia.

«Kitty può scacciarmi ogni volta che vuole.»

Mi fece un occhiolino impertinente e senza aspettare una qualunque risposta da parte mia si avvicinò al fratello, che mi scoccò un'ultima occhiata prima di uscire.

Sulla soglia Gareth si voltò verso di me, nuovamente serio.

«Non starò via molto. Non farmi pentire di averti lasciato libera, d'accordo?»

Annuii e lui si chiuse la porta alle spalle.

***

Affondata nella poltrona di pelle in cui si era seduto Gareth, sfogliavo un vecchio volume di poesie di Keats, sul quale qualcuno aveva tracciato delle note a margine; dalla grafia, elegante e obliqua, immaginai si trattasse di una donna.
Sfiorai la pagina ingiallita con le dita.

Mi hai rapito via l'anima con un potere cui non posso resistere.

La matita con la quale la frase era stata sottolineata era sbavata, forse una lacrima o una goccia di pioggia. Fu facile immaginare una ragazza innamorata trovare conforto in quelle parole, magari prima ancora che i vampiri prendessero il sopravvento sugli esseri umani.

Mi sforzai spesso di ragionare contro le ragioni del mio amore.
Ora non ne sono più capace.
Sarebbe una pena troppo grande.
Il mio amore è egoista.
Non posso respirare senza di te.

Dies SanguinisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora