~10~ Crimini come desideri

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«Immagino che uccidere brutalmente esseri umani alla fine stanchi persino il più incallito degli assassini.»

Il disprezzo con cui pronunciai quelle parole non parve sfiorarlo. Continuava a stare mollemente sdraiato su di me, quasi stessimo discorrendo di libri e poesie anziché dei suoi crimini reiterati.

«In effetti, sì. Ma come ho detto, Ambrose non ha apprezzato.»

Uno sgradevole calore mi avvolse il petto e il collo, e per un momento valutai la possibilità di cavargli quegli splendidi occhi. Invece, mi limitai ad esprimere il mio astio con tutto il disgusto di cui fossi capace.

«No, certo. Aveva bisogno del suo fidato macellaio che facesse per lui il lavoro sporco. Ho potuto ammirare molto da vicino la sua crudeltà.»

Gareth prese a giocare con una ciocca dei miei capelli, avvolgendosela intorno al dito diafano e poi disfacendo il suo lavoro, più e più volte. Avrei voluto strapparglieli di mano, ringhiargli che non doveva toccarmi.

Mentre un'altra parte di me, minuscola e oscura, desiderava che continuasse.
Che razza di creatura ero?

«Che tu ci creda o no, Ambrose è un buon capo. E' feroce, ma non crudele.»

La sua cieca parzialità mi fece infuriare.

«Non è crudele? Lui non si è limitato ad uccidere i Selvatici, li ha torturati per giorni. Non è stata una battaglia, è stato un crimine. O forse vuoi dirmi che non è stato lui a dare l'ordine di compiere quell'eccidio?»

Il suo volto si era fatto distaccato, pallido e gelido come brina sulle foglie. I suoi lineamenti finemente cesellati sembravano quelli di un angelo mentre trafiggeva il serpente nel giardino dell'Eden, indifferente alla violenza dell'atto.

«Sì, è stato lui a ordinare l'attacco. Ma la crudeltà di cui parli non è stata opera sua.»

Non volevo ascoltare le sue giustificazioni. Non ci sarebbe stato niente che avrebbe potuto dirmi per affievolire l'odio che mi bruciava la trachea; erano stati i suoi soldati a compiere fisicamente il gesto, certo, ma non riuscivo a credere che avessero potuto architettare un tale scempio da soli. No, doveva essere stata la sua mente contorta e sanguinaria a disegnare lo scenario della morte di tutti quei Selvatici.

Della morte di Cami.

La diceva lunga il fatto che persino Gareth, che sembrava voler giustificare l'operato del fratello ad ogni costo, avesse deciso di discostarsi da quelle sortite per un intero anno.

L'anno in cui io piangevo Cami, disgustata dalla mia inutilità, lui sfidava il fratello.
Era strano pensare che avessimo sofferto insieme, seppur per ragioni differenti.

Sapere che aveva smesso di combattere, stanco di quella violenza, lo rendeva migliore ai miei occhi.

«Ma adesso hai deciso di riprendere i tuoi doveri» commentai, la voce strozzata.

Lui sembrava nauseato, o forse era solo quello che volevo vedere.

«Ho giurato di obbedirgli. E' mio fratello.»

Non avevo mai visto l'angoscia stravolgere i suoi tratti, e mi spezzò il cuore.

«E' per questo che mi hai detto di non avere avuto molta scelta nella tua vita, non è vero? Credi che questo giuramento possa giustificare le tue azioni. Che tu sia costretto ad essere un assassino.»

I suoi occhi di granato si fissarono su un punto imprecisato davanti a sé, rifiutandosi di guardarmi.

«E' così. Sono quello che sono.»

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