Friends

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1.

Perché anche ora che sono a pezzi, che vorrei solo non pensare a te, ogni cosa che dico, faccio o ascolto mi ricorda noi. Desidero ogni giorno rivederti, eppure so che, se incontrassi il tuo sguardo di nuovo, crollerei del tutto. Sto cercando di cancellarti, e non ci riesco.
Ma non saprò mai se è perché ormai sei impresso nella mia mente per sempre o se perché, in realtà, non voglio che anche il tuo ricordo scivoli via.

Eravamo amici. Migliori amici.
Me lo dicevi sempre mentre mi stringevi tra un bacio e l'altro, mentre passavi la mano tra i miei capelli biondi, mentre mi coccolavi quando ero triste. Lo ripetevi sempre, sussurrandolo. E non so chi stessi cercando di convincere, se me o te stesso.
Eravamo amici anche mentre lasciavo succhiotti sulla tua pelle diafana, mentre giocavi col mio labret e ti mordevo le labbra.
Andava bene così per entrambi, vero, Mickey?
Far finta di essere migliori amici per non essere giudicati, per non giudicarci. Ci sentivamo persi entrambi, eppure mi bastavano le tue braccia per sentirmi completamente al sicuro. Ma queste erano cose che non potevo dirti. Tenere nascosto anche a me stesso ciò che provavo per te era più faticoso di quanto avessi mai immaginato.

<<We just try to keep those secrets in a lie...>>

Perché sentivo una sensazione strana e bellissima ogni volta che mi stringevi, perché cercavo i tuoi occhi in ogni stanza, perché ogni volta che mi sorridevi non riuscivo a non volerti ancora più vicino.
E sapevo che non potevo dirtelo. Avrei rovinato ogni cosa.
La nostra campana di vetro, quella piena di crepe che ti ostinavi a tenere, sarebbe ceduta del tutto se ti avessi detto ciò che realmente pensavo mentre ti accoglievo tra le mie braccia la notte.
Alcune volte, mi chiedo cosa sarebbe successo se Ashton e Calum non ci avessero interrotto, quel sabato sera. Se fossimo restati tu a guardare quello stupido film e io a studiare ogni sfumatura dei tuoi occhi... Ma le cose vanno così come vanno per un motivo, no?
Ho sempre proclamato di credere nelle casualità. Il destino è una bella parola, ma sembra così lontana. Mi ricordava un po' te, così vicino, eppure così irraggiungibile.
La tua presenza sempre affianco a me e contemporaneamente in luoghi in cui io non potevo entrare. Casualità, invece, mi sembrava il modo giusto per definire quelle scelte che non ci competono, affidate a chissà quale forza oscura che decide per noi.
Quando te l'ho spiegato, mi hai detto che quel termine ti ricordava la matematica e quindi era meglio che stessi zitto e tornassi a guardare Mulan, ma ti ho ignorato e te l'ho fatto vedere.
Ho preso dei pastelli, li ho messi in un cappello e ti ho detto di prenderne uno a caso. Ne hai preso uno blu. E io ti ho detto che è esattamente quel che succede nella vita: tra tutte le cose che metti nel cappello, la vita te ne rigetta fuori un paio. E forse potresti fare un calcolo delle probabilità per capire quante chances hai che succeda una determinata cosa, ma non è mai certa.
Mi hai guardato un attimo, mi hai sorriso e detto:<<Luke... sta' zitto.>>
E sei scoppiato a ridere. E io assieme a te.
La tua risata è il suono più bello del mondo, mentre la mia suona quasi vuota, ora, senza di te. Mi sento come se, senza la tua risata, la mia fosse incompleta. Tu mi completavi, Michael. Mi cambiavi, ferivi, smussavi. E poi mi ricostruivi, sempre più bello, sempre più forte, sempre più tuo.
Continuo a vivere di ricordi spezzati, ed ho bisogno di te per prendere in mano i cocci senza tagliarmi.
Quella sera volevi uscire, hai detto. C'era una cosa che dovevi provare, ed io ho annuito. Sapevo come andavano a finire le nostre uscite. Tu nei bagni del locale con una ragazza a caso e io che recuperavo i miei e i tuoi resti e ti portavo a letto. Volevi sempre che restassi affianco a te, e io non ce la facevo mai. Non riuscivo a sentire l'odore di qualcun altro su di te.

<<Friends just sleep in another bed...
And friends don't treat me like you do.>>

Ho annuito lo stesso, anche se sapevo che mi sarei fatto male. E tu hai deciso di farlo, anche se sapevi che mi avresti fatto male. Mi baciavi i tagli risanati per poi morderli fino a riaprirli, e io ero semplicemente onorato di avere le tue labbra sul mio corpo.
Così, ci siamo dati una mezz'oretta per cambiarci e per riassemblarci.
Quando mi sono guardato allo specchio, ho visto tutto ciò di cui avevo paura: un me sconvolto davanti all'idea di non averti accanto. Eri diventato aria pura, e senza di te mi sentivo come in una lunghissima apnea. Sono uscito sospirando, mentre mi sistemavo il ciuffo e aspettavo voi altri nel salone. Davanti a me, la televisione era ancora accesa, i cuscini del divano sparsi a terra, come la coperta che avevi buttato giù impaziente quando ti avevano proposto di uscire.
Eravamo amici, quindi non sarei dovuto stare così male.
Eravamo amici, quindi avrei dovuto evitare di guardarti troppo quando sei arrivato in salone, col giubbotto di pelle, i capelli rossi spettinati e i jeans stretti.
Eravamo amici, quindi non avrei dovuto sentire i miei pantaloni farsi ancora più stretti.
Quella parola era la mia condanna a morte e la mia salvezza. Perché se era vero che volevo molto di più, non averti per nulla sarebbe stato molto peggio.
Ashton e Calum non ci misero molto per arrivare, vestiti di tutto punto anche loro, e partimmo per questo nuovo locale, a detta dei due "straordinario".
Odiavo i locali.
L'odore di alcool e sudore, i corpi accalcati sulla pista, le luci che mi facevano girare la testa e gente che pomiciava ad ogni angolo. Uscivo esclusivamente per te che mi stringevi la mano quando mi guardavi arricciare il naso disgustato, per le tue battutine e per sentire la tua risata.
Masochista, mi direi oggi. Terribilmente innamorato, mi dicevo al tempo.
Ti amavo e non sapevo dirtelo.
Quella sera, però, era diversa. Ero seduto al bancone, con una birra in mano, a sorseggiarla da solo. Calum ed Ashton erano persi chissà dove tra la gente, e tu eri entrato in bagno con una biondina tutta tette e culo. Lei è uscita arrabbiata, però, e non capivo il perché.
Poi ti ho visto correre verso di me. Eri ubriaco, visibilmente ubriaco.
Non sapevo quanti drink avevi bevuto, ma erano abbastanza per farti ridere come un idiota e farti fare battute orribili. Non che da sobrio le tue battute fossero migliori.
<<Cos'è successo con quella ragazza?>> Ti ho chiesto, mentre tu mettevi su un adorabile broncio prima di rispondermi.
<<Potrei essermi fatto sfuggire il tuo nome mentre mi faceva un pompino.>>
Oh. Ricordo fu l'unica cosa che pensai, prima di sentire le tue labbra sulle mie.
Ci eravamo già baciati altre volte, ma questo... era diverso. Sentivo il cuore battermi così forte che sembrava stesse per uscirmi dal petto. E non mi importava della gente che ci fissava da fuori, né del fatto che Ashton o Calum sarebbero potuti tornare da un momento all'altro.
Quel bacio era nostro. Erano tutti i sogni, le promesse, le speranze che avevamo abbandonato. Erano tutte le parole dette, sussurrate o che dovevamo ancora pronunciare.
<<Ti amo.>> Mi hai sussurrato a fior di labbra, ed io non ho esitato a rispondere, anche se probabilmente sarebbe stato tutto cancellato il giorno dopo. <<Anch'io.>>
Siamo rimasti l'uno tra le braccia dell'altro per non ho idea quanto tempo, prima che si facesse davvero troppo tardi.
<<Su Mickey, meglio trovare quei due ed andare a casa.>>
<<Ma io ci sono già, a casa.>> Hai borbottato, nascondendoti nell'incavo del mio collo, mentre il mio cuore faceva le capriole.

<<So I will take the backroad,

but your eyes will lead me straight back home>>

Songs - MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora