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A ora di pranzo, mi dirigo in mensa da solo.

Dopo la scenata di Damian, infatti, Matt inventa una scusa e si dirige in biblioteca e io, non ho il coraggio di ribattere.

Mi sento tra due fuochi, di nuovo. Ed è una sensazione che, sinceramente, non volevo provare di nuovo. Devo trovare un modo per poter continuare ad essere amico di Matt, fino alla fine della scuola, almeno, e poter stare con Damian senza che questo si comporti come un cavernicolo.

Ma sembra piuttosto difficile.

Al solito tavolo, trovo subito Andy e Betty che parlano vicini.

Andrew dice che non sono una coppia, ma che si sono solo baciati.

Io, ho il terrore che il mio migliore amico sia finito dritto nella friendzone, ma so anche che Bet ha una cotta per lui da tempo immane, quindi non mi resta che aspettare.

Jo, come al solito, smanetta col cellulare e io, invece, ho una fame da lupi quindi, senza neanche salutare, prendo d'assalto le patatine.

Steve arriva poco dopo, mettendosi al solito posto con un'aria davvero strana.

«Tutto bene, amico?» gli domando, visto che sembra che ognuno sia preso dalle proprie cose, in questo tavolo.

«Come?» domanda, cadendo dalle nuvole.

«Dico: tutto bene?» rispondo, ridacchiando.

«Ah sì! Ho giocato tutta la notte a League of Legends. Ho sonno.» risponde, poggiando poi la testa sul tavolo per, probabilmente, iniziare a dormire.

Un calore fin troppo familiare, si posiziona accanto a me e, quando sento il suo inconfondibile profumo, ho la conferma che, il mio ragazzo, sia appena arrivato.

La sua mano, poi, entra nella mia vista, rubandomi una patatina.

«Quando inizierai a mangiare le tue cose?» gli dico, accennando un sorriso.

«Ciò che è tuo è mio.» mormora, nel mio orecchio, provocandomi un brivido e togliendomi del tutto l'uso della parola.

Poi, torno alla realtà e mi ricordo della scena che ha fatto, prima, davanti a Matt.

«Dobbiamo parlare.» mormoro, senza guardarlo in faccia, ma osservando ciò che avviene attorno a noi.

Facendolo, noto le occhiate delle ragazze che ci vedono come idoli.

Che frustrazione.

«Non mi pare.» risponde lui, prendendo la mia bibita.

Lo guardo male, poggiando poi il mento sulla mano e scrutandolo dentro.

Quando voglio, anch'io so essere affascinante.

«Cos'era la scena di prima?» lo attacco, senza distogliere gli occhi dal suo, splendido, viso.

«Quale scena?» finge.

Imperterrito, continuo a guardarlo.

«Sai benissimo di cosa sto parlando.»

«Ho solo salutato il mio ragazzo.» risponde, a voce troppo alta.

«Sei scemo?!» lo riprendo, guardandomi attorno e accorgendomi che, nessuno, ci sta prestando attenzione.

Tranne le ragazzine della scuola, ovviamente.

Ma sono troppo lontane per sentirci.

Per fortuna.

Così, gli poggio una mano sulla bocca, zittendolo, ma posso benissimo vedere i suoi occhi all'insù, come se stesse ridendo.

«Sei un coglione.» gli dico, accennando un sorriso.

«Gli ho sl ftto apie a chi appattieni» mormora, sopra la mia mano.

«Eh?» dico, togliendo la mano per lasciarlo libero.

«Gli ho solo fatto capire a chi appartieni.» ripete.

Dovrei essere arrabbiato, sì. Molto arrabbiato.

Allora, perché non lo sono?

«Non sono un oggetto di tua proprietà, Damian.» borbotto, distogliendo lo sguardo dal suo.

«Neanch'io lo sono.» risponde, ingoiando una patatina. «eppure sono tuo.»


Lo amo, dannazione. Eccome se lo amo.




Infinity (Incompleta)Where stories live. Discover now