«Lo so amico, mi ha anche chiesto se possiamo stare insieme alla festa di stasera.» sorride.

Lo osservo incredulo.

«Cosa?!»

«Abbassa la voce!» mi riprende.

«E che le hai risposto?!»

E quando fa un sorriso sghembo, capisco che, il mio migliore amico, sta proprio cambiando.

**

Sono le cinque e un quarto, tra un paio d'ore andrò a casa di Jo ma, in questo momento, i miei pensieri sono completamente diretti a Damian.

Alla fine, in mensa, non l'ho neanche visto.

Cosa dovrei fare?

Sbuffo, controllando, ancora una volta, il cellulare.

Ho già provato a chiamarlo, gli ho mandato qualche sms e ho anche giocato la carta di Ian Solo.

Rimane solo un'ultima cosa, prima di arrendermi del tutto.

Indosso un jeans chiaro e una t-shirt verde, che si abbina perfettamente ai miei occhi, prima di scendere di corsa. Voglio passare da casa sua, scusarmi di presenza e poi, andare direttamente alla festa, magari con lui.

Anche lui, abita in una zona residenziale, in una villetta molto simile alla mia ma, probabilmente un poco più grande.

Posteggio lungo il vialetto e poi scendo, sicuro.

Sono un suo compagno di scuola, è giusto che lo vada a trovare, no?

Davanti alla porta, tentenno qualche secondo. Non conosco la sua famiglia e, ora che ci penso, non ne abbiamo mai parlato. Ho sempre dato per scontato che, la vita di Damian West, fosse perfetta, proprio come lui.

Ma, la cosa che più mi spaventa, è la possibilità che, quando mi vedrà possa prendermi in giro o che ne so...tirarmi un pugno in faccia.

Eppure, sono arrivato fin qui.

Quando busso, passa qualche secondo prima che qualcuno apra e, quando questo accade, sono costretto ad abbassare la testa perché una ragazza con corti capelli neri a caschetto e occhi grigi, esattamente come quelli di Damian, mi osserva, seduta su una sedia a rotelle.

«Ehm, ciao?» dico.

Non so che fare.

Lei mi osserva qualche secondo e poi, sorride. E' così simile a Damian.

«Io so chi sei.» mi dice, puntandomi il dito contro.

Rimango immobile, non capisco se mi sta accusando di qualcosa o...

«Tranquillo! Entra pure!» ridacchia, facendo retromarcia e lasciandomi spazio per passare.

Sono un po' titubante.

«Ehm...non voglio disturbare...» ho le mani nelle tasche e sono imbarazzato.

«Ma quale disturbo? E' la prima volta che ti vedo di presenza e sembra quasi irreale!» gioisce.

«Tra l'altro sei carino proprio come in foto.» aggiunge, mostrandomi una fila di denti bianchissimi.

Sono stordito, la cosa veramente irreale, qua, è la situazione.

«Sono Cleo, la sorella di Damian e tu...sei Oliver Stone!»

«Già.» rispondo, passandomi una mano tra i capelli, imbarazzato.

«Vieni, ti offro qualcosa.» aggiunge, muovendosi verso quella che credo sia la cucina. Nel frattempo, mi guardo intorno. Damian ha una casa splendida, con un pavimento in parquet chiaro e un arredamento sui toni del bianco.

«Non c è nessuno per la cronaca. Neanche Damian. Credo sia andato a disegnare da qualche parte...» dice, porgendomi una lattina di aranciata.

«Grazie» le dico, prendendo la bibita.

«Quindi...» inizia, sembra quasi una detective. Mi ricorda mia madre. «sei venuto per?»

«Giusto. Volevo parlare con Damian ma visto che non c è...» faccio spallucce.

«Di cosa dovete parlare?»

Incredibile.

«Ehm...volevo chiedergli com'era andato il test...» invento.

«Non potevi chiamarlo?»

La osservo, è troppo furba.

«Ok, abbiamo litigato.» ammetto, lasciandomi andare su uno sgabello.

Lei sorride.

«Bingo!»

«Prego?» chiedo, stranito.

«Sapevo che c'era qualcosa che non andava! Era tutto "Sono da Oliver di là...", "Vado da Oliver di qua..." e improvvisamente, è nervoso, ed è tornato a fare l'eremita.»

Sembra quasi felice.

«Parla di me?» domando, curioso, come una ragazzina in calore.

«Ovvio che parla di te!»

Non posso fare a meno di sorridere.

«Perché avete litigato?»

«Sono stato, come dire...»

«Uno stronzo?» mi interrompe, cogliendo in pieno le mie parole.

«Esatto.» mormoro.

«Beh, hai provato a scusarti?»

«Sì, ma...»

«E' un testone.» di nuovo, finisce la mia frase.

Annuisco.

«Fa sempre così.» storce le labbra, facendo un dolcissimo broncio.

«Non sapevo avesse una sorella.» le dico, sincero.

«E' come dire...»

«Protettivo?» questa volta finisco io, e scoppiamo a ridere.

«Sei proprio carino Oliver Stone.»

«Anche lui mi chiama così.» affermo, con tono nostalgico.

«Beh, è meglio che vada.» aggiungo, poi, troncando ogni discorso.

Cleo sembra molto intelligente, proprio come suo fratello.

Ho paura che possa capire qualcosa.

«Sicuro di non volerlo aspettare?» mi domanda, con gli occhi da cucciolo.

«No, davvero. Tanto lo vedrò stasera.» sorrido e faccio per andarmene.

«E' stato un piacere, Cleo.» concludo, davanti alla porta principale.

«Anche per me, Oliver. Ci vediamo presto.» risponde, facendomi un occhiolino



Infinity (Incompleta)Where stories live. Discover now