«Sceneggiata? Quale sceneggiata?» mi domanda, confuso.

«Noi non siamo amici. E non andremo a vivere insieme. Domani darai il tuo maledetto esame, lo supererai e poi chi si è visto, si è visto. Tu tornerai ad essere Damian West, il bad boy, etero. Io Oliver Stone, il popolare finto etero.»

Pronunciare queste parole, è come dar voce a tutte le paure che mi hanno fatto compagnia in questi giorni in sua compagnia.

«E' questo quello che pensi?» mi domanda, stranamente serio.

Lo guardo, con un'espressione impassibile.

«Non è quello che penso, ma la realtà, Damian.»

Lui sembra pensarci qualche secondo. Lo vedo, nervoso, mentre si gratta la testa poi, fa un passo avanti, costringendomi a farne uno indietro e, proprio quando cerco di tradurre i suoi movimenti lui, gira i tacchi e torna in salotto.

«Proprio maturo.» borbotto, seguendolo.

Adesso sono veramente incazzato.

«Dove stai andando?» gli chiedo, vedendolo chiudere i libri.

«Non sono affari tuoi.»

Mi avvicino, lo prendo per il polso e attiro la sua attenzione.

«Che cazzo ti prende?»

«Hai ragione, Oliver, noi non siamo amici. Torno a recitare la parte del bad boy etero.» mi dice, scostando il polso dalla mia presa e uscendo da casa mia.

Cosa sta succedendo?

Perché se l'è presa così tanto?

Cosa ho sbagliato?

**

Mia madre torna a casa per ora di cena.

Penso che veda dalla mia espressione che qualcosa non va perché, una volta dentro, mi osserva qualche secondo prima di avvicinarsi e passarmi una mano tra i capelli come solo lei sa fare.

«Cosa c è che non va, tesoro?»

La osservo, in silenzio.

Poi, mi decido a parlarle.

«Ho litigato con Damian, credo.»

«Credi?» accenna un sorriso, sedendosi accanto a me.

«Beh, sì, abbiamo litigato. Di brutto.»

Lei rimane in silenzio, credo sia segno che voglia che vada avanti con il racconto.

«Ha iniziato con questa storia del vivere insieme a Los Angeles...» inizio, e non posso fare a meno di notare come il suo sorriso si apra.

La odio quando fa così.

«Mamma, ti prego.» mi lamento.

«Okay, okay, racconta.»

«Insomma, gli ho detto che non siamo amici e che non andremo mai a vivere insieme. Perché se n è uscito con un discorso del genere? Da dove spunta fuori? Come potrei vivere con lui?» mi passo una mano, frustrato, sul volto.

«Mi ha messo in crisi. Come posso dirgli la verità?»

Mia madre continua con la sua carezza.

«Non avrei dovuto dirgli che non siamo amici.» concludo, guardandola negli occhi.

Lei, al contrario di quello che mi aspettavo, continua a rimanere in silenzio.

«Fai quello che senti di dover fare, tesoro. Chiedigli scusa, digli che ti ha preso alla sprovvista. Per quanto riguarda Los Angeles, c è ancora un po' di tempo, no? Digli che vuoi aspettare il diploma prima di cercare casa.»

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