43. Lettera a chi non sa ascoltare

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43. Lettera a chi non sa ascoltare

Alcune volte ci capita di aver paura, lo sai? Adesso non te ne rendi conto, ma la nostra vita è piena di momenti carichi di terrore. Adesso non sei in grado di saperlo perché in quella strana bolla sembra tutto perfetto, ma la vera vita non è quella. Spero solo che un giorno, nonostante le tante cose che ti faranno sentire triste, mi ringrazierai di averti messo al mondo.

Mi piacerebbe tanto che tu fossi una femminuccia. Non perché in questo modo avrei qualcuno con cui parlare di vestiti o cose simili, ma perché credo che le donne vedano la vita in un modo diverso.
A me piace essere una donna, anche se ha molti lati negativi, d'altronde come ogni cosa. L'essere donna è una penalità, lo è stato mille anni fa e purtroppo, anche se lo cose sono fortunatamente cambiate, lo è anche oggi.

Lo sai che in molte zone del mondo le donne hanno la stessa importanza di un oggetto? Lo sai che molte donne, ogni giorno, vengono picchiate, derise, sottomesse?
Spero davvero che a te non capiti mai una cosa simile, nemmeno da uomo.

Persino la religione, per quanto proclami l'uguaglianza, a modo suo mette le donne su un livello più basso rispetto quello dell'uomo.
Chi ci garantisce che Dio non sia una donna? Chi ha deciso di raffigurarlo come un uomo? Per quanto ne sappiamo, potrebbe essere anche una vecchia signora o, perché no, una ragazza.

Ma essere una donna è bellissimo, te lo garantisco. Non per tantissime ragioni in particolare, ma solo una che però a suo modo basta. Mi ci è voluto davvero tanto per capirlo, ma penso che nessuno riesca a capire qualcosa senza provarlo sulla sua pelle.

Da quando ho saputo che ci sei ho la certezza che essere donna è meraviglioso.

***

Le ore in quella stanza non passavano davvero mai. Ero sicura che qualcuno si divertisse a manomettere la radiosveglia perché trovavo inconcepibile il fatto che un minuto sembrasse durare mille anni.

Non erano nemmeno le cinque del mattino, io e Justin avevamo parlato solo mezz'ora prima e avevo bisogno di fare qualcosa per far passare il tempo.
Allora, pensai di scrivere una lettera. In un primo momento iniziai a scriverla solo per occupare la mente, per distrarmi dai pensieri, ma parola dopo parola, riga dopo riga, compresi che sarei potuta arrivare fino in fondo.

La mano mi tremava come se stessi facendo un importante test a scuola e il cuore mi batteva all'impazzata.

Inizialmente, quella lettera non aveva un destinatario ben preciso, ma scrivendo sempre di più e con il cuore, qualcosa mi fece capire che quella lettera sarebbe stato il messaggio che avrei lasciato a mio padre il giorno dopo, quando me ne sarei andata.

Quando compresi ciò, però, iniziai a diventare sempre più nervosa: sapere che quelle parole sarebbero state tutto ciò che avrei lasciato a mio padre per poi sparire chissà dove, mi metteva ansia.

Riscrissi la lettera per otto volte, ma anche dopo aver tenuto tra le mani quella ufficiale, se così si può dire, non mi ritenevo soddistaffa. Avrei potuto dirgli di più, ma alla fine l'inchiostro della penna finì e, con la mente vuota che non riusciva nemmeno più a connettersi con la realtà, compresi che era arrivato il momento di smettere di scrivere.

Così me ne tornai sotto le coperte, con la mia lettera sulla scrivania. La prossima persona che l'avrebbe toccata sarebbe stata mio padre perché sinceramente mi spaventava leggere le mie ultime parole per lui.

"Caro papà,
Non so nemmeno perché ti sto scrivendo questa lettera: forse perché non ho niente da fare, forse perché non so cosa fare, forse perché ho paura, anche se credo sia per tutto questo.

Non so da dove iniziare, ci sono così tante cose che vorrei dirti, ma tu non mi ascolti mai. Forse è per questo che ti sto scrivendo: perché forse solo in questo modo ascoltarai quello che ho da dirti.

Non pensavo tu fossi in grado di fare tutto questo. Pensavo di avere il tuo appoggio, lo pensavo sul serio. Pensavo che mi saresti stato vicino, ma dove sei?

Non so nemmeno se andarsene sia la scelta giusta, ma Justin mi ha detto che questa è l'unica soluzione e io mi fido di lui.
Però sappi che è colpa tua se io me ne sono andata, non dare la colpa a Justin. Lo sai anche tu che stai sbagliando, però non capisco perché tu stia continuando con questa storia.

Mi sarebbe piaciuto condividere la mia felicità con te, così saresti potuto essere più felice anche tu.

Non riesco davvero a capire perché tu mi stia facendo questo, spero che leggendo queste mie parole tu capisca i tuoi errori. Puoi venire da me, puoi parlarmi, puoi dirmi il tuo punto di vista, puoi dire tutto quello che vuoi, ma devi ammettere di star sbagliando.

So quanto sia difficile chiedere scusa. Molte volte sono io quella testarda che, nonostante sia dalla parte del torto, non ammette i suoi sbagli. Ma vale davvero la pena perdere qualcuno per il proprio orgoglio?

Non so se ci rivedremo ancora. Io lo spero.
Avrei voluto davvero chiarire questa situazione, ma tu non me lo hai permesso e quindi ho fatto tutto da sola.

Se hai letto fino a qui te ne sono grata e una tua parola mi renderebbe felice.
Adesso chiudo qui. Lo so di non aver scritto tutto quello che volevo dirti, ma con un po' di riflessione puoi capirlo da solo.

Spero tanto in una tua chiamata.

-Genesis"

Agorafobia; jdbWhere stories live. Discover now