Undicesimo Capitolo.

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<<Papà non ti preoccupare, è qui con me.>> sono le otto e mezza di mattina e mio padre mi ha chiamato tutto preoccupato solo perché non ha visto Paulo questa mattina in palestra. E' infortunato e con l'umore a terra dopo la partita di ieri sera, la gamba si sta gonfiando ed ho già chiamato il fisioterapista in modo che lo venga a visitare.

<<Digli che dovrà rimanere un po' di tempo a casa. Ah...e domani passa in ufficio perché ti devo dire delle cose. Buona giornata bimba mia.>> lo saluto e chiudiamo la chiamata insieme. Il numero 21 è ancora nel letto a dormire, abbiamo fatto tardi questa notte e non ho voglia di svegliarlo solo per una stupida telefonata. E' rimasto a dormire a casa mia anche se ora che verrà la mamma, tornerà a casa sua con lei. Non ci vedremo perché lui non gli ha ancora detto di aver lasciato Antonella e di essersi messo con me, sono ancora tanto arrabbiata per questo.

Vado in cucina, ho intenzione di preparargli la colazione per addolcire ciò che è successo ieri sera. Riscaldo il latte ed il caffè, esco la torta al cioccolato dal frigo e la metto sotto la finestra in modo che si riscaldi anch'essa. Cerco di fare meno rumore possibile per potergli fare un sorpresa quando sono nella mia stanza da letto.

<<Paulo? Paulo, forza svegliati.>> si stiracchia, apre un occhio e poi l'altro, mi fissa e sorride. Poggio il vassoio sul comodino libero accanto a lui e gli lascio un bacio sulle labbra. Poi lui ne da uno a me. Dopo un altro. E un altro ancora. <<Si raffredda il caffellatte...>> lo riprendo mentre mi stacco da lui con molta, molta, calma. Gli porgo la sua tazza ed io prendo la mia, la torta al cioccolato rimane lì in attesa che finiamo di bere ciò che abbiamo in mano.

<<Come mai se così dolce stamattina?>> mi domanda trascinandomi su di lui in modo che gli sia sopra, a cavalcioni. Nel tentativo di non far cadere nulla dalle tazze ci posizioniamo meglio, lui si porta con la schiena contro la testiera del letto ed io mi avvicino di più al suo viso. Prima di cominciare a fare colazione ci baciamo di nuovo, e poi ancora, quando smettiamo ci concentriamo nel fare colazione. <<Beh, che ti succede?>>

<<Sono sempre dolce di mattina presto. Sei tu che non lo sai.>> lo provoco ma lui mi risponde con una strizzatina al sedere, gli faccio una linguaccia e mordo un pezzo di torta ma riesco, non so come, a sporcarmi con il cioccolato. <<Mi prendi un tovagliolo?>> gli chiedo.

<<Non hai bisogno del tovagliolo, vieni qui.>> mi fa segno di avvicinarmi sempre di più a lui. So già cos'ha in mente di fare: mi bacia l'angolo della bocca, dove si trovava il cioccolato, e dopo mi bacia le labbra e le guance.

<<Tu, hai qualcosa di strano. Perché sei così dolce? Cosami devi dire?>>

<<Nonhoancoradettoamiamadredinoi.>> mi ci vuole un po' di tempo per capire cosa ha appena detto ma quando realizzo mi alzo subito dal letto e mi faccio seria. <<Perché ti sei alzata?>> ma ha collegato il cervello con le bocca oppure no? Lo guardo truce e riprendo in mano il vassoio, lo porto in cucina e lo poggio sulle penisola. Non ci credo che non ha ancora detto niente alla sua famiglia di noi due.

<<Levami una curiosità: tu non hai detto niente di noi due a tua madre quindi, di conseguenza, lei non sa neanche che ti sei lasciato con Antonella?>> ed è proprio qui che lo volevo, abbassa la testa colpevole e inizia a bisbigliare delle parole tipo 'Scusa' e 'Lo so' ma ora non m'importa più nulla. <<Ieri ti sei arrabbiato perché ho parlato con James ed ora mi vieni a dire che la tua famiglia non sa nulla di noi due. Ti dico solo che mi fai schifo. Adesso va' via, non ti voglio più vedere.>> sto per crollare. Non lo voglio più vedere, mai più. Mi ha detto fin troppe cazzate da quando ci siamo conosciuti. Alza di scatto la testa e mi fissa rintontito. <<Non hai capito? VATTENE!>> per sua fortuna non ho niente da lanciargli perché, in caso contrario, si sarebbe dovuto seriamente preoccupare.

Il più bel goal||Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora