«Non allontanarti da me finché non saremo arrivati.» mi dice e, anche se il mio viso è nascosto dalla visiera del casco, lo fisso stranito, perché stiamo andando tipo a dieci chilometri all'ora, non penso che potrei morire, a una tale velocità.

Quando, finalmente, spegne il motore, rimango stretto, solo per fargli un dispetto.

«Puoi staccarti, adesso.» dice, e posso sentire una vena ironica nel suo tono.

Sgranchisco i muscoli della schiena e poi, con poca maestria, scendo dalla moto, togliendomi contemporaneamente il casco e scompigliandomi i capelli, sicuramente appiattiti.

Damian fa lo stesso, fissandomi con quegli occhi argentati ben visibili anche sotto la luce artificiale del lampione vicino.

«E' stato bello.» gli sorrido, per poi avvicinarmi al bordo della collina e osservare la splendida vista.

Era da tempo che non venivo qua.

Damian mi affianca e poi, lo vedo abbassarsi. Si sta sedendo a terra.

Lo imito ma, al contrario di lui, che si tiene sui gomiti, mi sdraio completamente, usando il braccio, piegato, come cuscino.

Damian si accende una sigaretta e fissa il panorama di fronte a sé. Anch'io sono catturato da una splendida vista, solo che il mio panorama è lui, circondato da una nuvoletta di fumo grigia che, pian piano, si disperde nell'aria.

Posso provare ad andare avanti, con Matt, o con chiunque altro, ma credo che non smetterò mai di amare Damian West, e questa consapevolezza, mi uccide.

I miei pensieri vengono interrotti dal suo sguardo, che si punta, serio, sulle miei iridi. Ormai sono abituato ai suoi occhi, perché mi regala spesso queste occhiate penetranti e, anche se ogni volta sento il battito del cuore aumentare so che, l'unica cosa che potrò ottenere da lui, sarà proprio questo: una semplice occhiata.

«Noi...cosa siamo?» gli domando, di getto, rendendomi conto che, le parole, come al solito, sono uscite da sole.

Dannazione a me e alla mia maledetta impulsività.

Lui, mi osserva, facendo spallucce.

«Cosa vorresti che fossimo?» mi domanda e, anche se so benissimo quale dovrebbe essere la risposta, mi limito ad osservare il cielo.

«Non so...amici?»

Per un tempo che sembra infinito, rimaniamo in silenzio e io, sinceramente, non ho il coraggio di guardarlo in faccia.

Poi, sento che il suo sguardo è di nuovo puntato sul mio viso ma, nonostante questo, continuo a fissare il cielo, scuro, illuminato dalle stelle e dalla luna piena, puntata proprio sopra di noi.

«Posso farti una domanda?» mi chiede.

E' strano il solo fatto che mi chieda se può chiedere.

«Spara.» gli rispondo, e lo vedo riflettere, come fosse indeciso.

«Come hai capito di essere gay?»

Ecco, questa, proprio, non me l'aspettavo.

«Come tu hai capito di essere etero.» rispondo, stizzito.

Lui ride, scuotendo la testa, per poi dare un altro tiro alla sigaretta.

«Non si capisce, semplicemente, ti piacciono i ragazzi.» continuo.

«Sì ma, quando ti sei accorto che ti piacevano?» calca sull'ultima parola.

Imito la sua posizione, perché capisco che il discorso si fa più complicato, inarco la schiena e tenendomi coi palmi, aperti, delle mani, che affondano sull'erba fresca e morbida, porto lo sguardo sul suo.

Infinity (Incompleta)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora