Dopo quel bacio, quel magnifico bacio, ci siamo salutati pomiciando un altro poco e poi, io sono tornato alla Jeep e lui a casa sua.

Ancora non l'ho chiamato, ma ho intenzione di scrivergli entro la serata. Non sono abituato ad avere un ragazzo, non ho idea di come si faccia ma, considerando che la nostra relazione dovrà rimanere segreta beh, le cose non saranno facili.

«Che ci fai a casa?» domanda mia madre, osservandomi con uno sguardo strano.

«Che succede?» chiede, ancora, e io non posso fare a meno di sorridere.

Lei, d'istinto, ricambia il mio sorriso e mi carezza la guancia.

«C'entra Damian?» domanda, maliziosa.

Io, cambio espressione.

«No, c'entra Matt.»

Non posso fare a meno di notare la delusione sul suo volto, ma faccio finta di nulla. Non capisce che sta riponendo speranze su qualcosa che non esisterà mai. Damian è etero e mi sta usando solo per passare l'esame di matematica.

Anche se negli ultimi tempi abbiamo instaurato un rapporto che potrebbe definirsi d'amicizia, so benissimo quali sono i nostri limiti.

«Mamma...» la riprendo, sbuffando.

«Ok, ok, dimmi tutto.» dice, accennando un sorriso.

«Beh, stiamo insieme.» confermo, mordendomi l'interno della guancia.

Chi l'avrebbe mai detto che, un giorno, avrei detto a mia madre di avere un ragazzo?

Come cambiano le cose! Non smetterò mai di meravigliarmene!

«Insieme, insieme?» domanda, poco convinta.

La osservo per qualche secondo.

No, l'espressione abbattuta non si è allontanata dal suo volto.

«Non pensavo avresti reagito così.» mormoro, allontanandomi di un passo dopo aver preso una busta con la spesa dalla sua mano, per poi dirigermi verso la cucina.

«Tesoro, no! Non pensare male! Sono veramente felice che tu abbia un ragazzo solo...» si ferma a pensare.

«Solo?» chiedo, incrociando le braccia al petto.

«Solo...speravo che sarebbe stato il moro con gli occhi grigi che negli ultimi tempi gira sempre in questa casa.» sorride, storcendo le labbra.

Lascio cadere le braccia lungo i fianchi e sbuffo sonoramente.

«Mamma! Damian è etero! Ficcatelo in testa!» mi arrabbio. Forse, così, smetterà di fasciarsi la testa.

La sento ridacchiare e la fulmino con lo sguardo.

«Sei incredibile.» mormoro, e la nostra discussione viene interrotta dal campanello della porta.

Ci fissiamo straniti e mi dirigo verso l'ingresso.

Si parla del diavolo...

«Che ci fai qua?» domando secco a Damian che, con la sua faccia di bronzo, si è presentato senza avvertire.

«E' sabato sera, usciamo.» dice, senza neanche salutare e avviandosi verso la cucina.

«Damian! Che bella sorpresa!» sento esclamare mia madre.

Che situazione.

Mi avvio verso la cucina e vedo Damian, con un succo di frutta tra le mani, che sorride a quella voltagabbana di mia madre.

Incrocio le braccia al petto e li osservo, con la spalla poggiata allo stipite della porta.

«Vuoi anche tu un succo?» domanda mia madre facendomi uno di quei sorrisi maliziosi in cui, tacitamente, mi dice: "visto che ho ragione?".

Scuoto la testa, facendole cenno che no, non voglio quel maledetto succo e poi osservo Damian stringendo gli occhi in due fessure.

«Sai, Damian, Oliver è rientrato tutto pimpante oggi...» inizia lei, e già so dove sta andando a parare.

Sgrano gli occhi e cerco di farle capire che dovrebbe stare zitta ma, ovviamente, tutti i miei tentativi falliscono.

«Ah sì? E come mai?» domanda lui, fingendosi interessato.

«A quanto pare ha un ragazzo.»

Bomba. Una bomba atomica cade nella mia cucina.

Damian posa il succo sul pianale dell'isola con una lentezza disarmante, osserva mia madre, in silenzio e poi, sempre con una lentezza che non credevo potesse appartenergli, mi fissa.

Mi fissa intensamente, con quegli occhi grigi che non riesco a capire con qualche cazzo di DNA alieno sono stati creati e io, inconsciamente, mi prendo una grande soddisfazione.

Sorrido e gli faccio l'occhiolino e, anche se tutto è estremamente surreale, non posso fare a meno di vedere come la mano, che poco prima stringeva il cartone della bibita, adesso, sia stretta in un pugno.

«Ma davvero?» domanda, con una nonchalance che non gli appartiene.

«Davvero! Ma sai qual è la cosa brutta?» continua, mettendo su un vero e proprio broncio da premio Oscar che però, Damian, non vede, perché il suo sguardo è ancora fisso sul mio viso.

«No, qual è?» domanda.

«Che lui non è il ragazzo che vorrei per mio figlio!» brontola e, in quel momento, per quanto voglia bene a mia madre, le mie mani prudono, per quanto vorrei strozzarla.

**


«Lasciami in pace.» mormoro, con le mani sul viso, mentre sono sdraiato sul mio letto, quando sento la presenza, e l'inconfondibile profumo, di Damian, vicino.

Sento che fa dei passi e so che si sta avvicinando alla finestra per fumare la consueta sigaretta.

Dopo la scena da attrice di mia madre, ho girato i tacchi e sono salito in camera.

So che hanno continuato a parlarne e, sinceramente, non voglio sapere cos'altro gli abbia detto mia madre.

A che c è, potrebbe aprire una pagina su Facebook: "Convinci Damian West a cambiare sponda per mettersi con Oliver Stone", e sono sicuro che avrebbe anche dei seguaci.

«Quindi...state insieme.» dice, tra un tiro e un altro della sua sigaretta.

Io, rimango in silenzio. Lascio cadere le mani e lo osservo, spostando un poco il viso.

Ha il sedere poggiato sul davanzale e guarda di lato, verso la strada.

«Non capisco perché dovrebbe interessarti.» gli dico, perché, in effetti, perché dovrebbe?

Odio anche sentire questo peso nel petto, come se gli stessi facendo un torto. Dannazione è Damian West! Cosa gli interessa di quello che faccio io?

E perché mi sto giustificando?

«Infatti non mi interessa.» mormora, aspirando ancora e confermando la mia ipotesi.

Porto lo sguardo sul tetto e fisso le stelle che vi sono ancora attaccate sin da quando ho quattro anni.

Sembrano essere l'unica cosa stabile nella mia vita. Delle maledette stelle fluorescenti.

«Usciamo?» mi chiede e io, non so perché, annuisco.

Faccio per prendere le chiavi della Jeep ma lui mi ferma, mettendo la mano sulla mia.

Rabbrividisco a quel contatto. Eppure, abbiamo anche dormito insieme, mezzi nudi.

E' proprio vero che, le cose più semplici, a volte, sono quelle più speciali.

«Andiamo con la mia moto.» mi dice e io, semplicemente, lo seguo.





Infinity (Incompleta)Where stories live. Discover now