Prima Parte

537 19 3
                                    

Il castello sembrava davvero enorme dalle mura della cittadella. Merlin, che lo osservava molto attentamente, non poté far altro che esserne intimorito. Fece un respiro profondo prima di entrare nelle mura della città: anche se uno strano presentimento gli diceva che fosse meglio tornare indietro al suo villaggio e non fare più ritorno, il suo senso del dovere lo spronò a continuare. Si trovava lì perché avrebbe dovuto prendere il posto di sua madre nelle cucine della corte; la cosa non lo entusiasmava particolarmente, ma sua madre non era più in condizione di lavorare e qualcuno avrebbe dovuto prendere il posto per non far notare la sua assenza. Il castello si fece terribilmente vicino entrando nella cittadella, e, nonostante sapesse che era ancora in tempo per tornare indietro, si fece forza per l'ennesima volta e si decise a continuare. Domandò a un cavaliere quale fosse l'entrata per la servitù, e, una volta ottenute le informazioni di cui aveva bisogno, vi si diresse spedito. Quando la raggiunse bussò ad una porta di legno molto robusta, ma poco ampia. Una donna abbastanza avanti nell'età gli aprì, e iniziò a scrutarlo con sguardo critico.                                                                                                                                     

«E tu saresti?» domandò poggiando una mano sullo stipite. Merlin deglutì a disagio.                    «Mi chiamo Merlin e sono il figlio di Hunith, sono venuto qui per prendere il posto di mia madre nella servitù, dato che lei non è più in grado di lavorare» spiegò con voce leggermente ansiosa. La donna, appena sentì il nome di sua madre, si sciolse in un sorriso sincero.

«Ma certo, vieni dentro ragazzo, forza» lo accolse in una stanza,che Merlin riconobbe essere una cucina: ovunque c'erano pentole e cibo di ogni specie immaginabile.

«Hunith è una lavoratrice fantastica, spero tu abbia preso da lei» disse la donna indicando una sedia malconcia. Merlin si sedette, in soggezione: dubitava fortemente di essere volenteroso come sua madre,ma si era imposto di impegnarsi al massimo per fare una buona impressione.

«Sai ragazzo, capiti proprio a fagiolo: il capo della servitù stava lamentando il fatto di non riuscire a trovare una persona adatta a diventare valletto reale, e tu sei proprio il tipo ideale: fidato,educato e piacevole alla vista» spiegò Hunith appoggiandogli una mano sulla spalla.

«Piacevole alla vista?» farfugliò confuso. Perché mai un servo utile per i lavori pesanti avrebbe dovuto essere piacevole alla vista?!

«Non lo so ragazzo, il re vuole che sia così» alzò le spalle la donna ritornando alle sue faccende.


Merlin inspirò profondamente e bussò. In men che non si dica il capo dei servi, dopo avergli rifilato un'occhiata soddisfatta, lo aveva istruito sui doveri che avrebbe dovuto svolgere il valletto reale, e lui aveva ascoltato attentamente senza perdere nemmeno un passaggio, ma comunque non era riuscito a cogliere alcune allusioni che l'uomo faceva.

«Sei davvero carino e hai un bel fisico, a parte ovviamente le tue orecchie» aveva detto posandogli una mano sulla spalla. Merlin era arrossito, e si era toccato i lobi cercando di capire cosa non andasse nelle sue orecchie. Effettivamente, erano un po' sproporzionate, ma nessuno se ne era mai lamentato.

«Avanti» sentì urlare. Prese un altro respiro, ed entrò. La stanza del re era enorme: c'era un anticamera con un tavolo pieno di carte e altri oggetti, poi c'era un letto a baldacchino proprio al centro della stanza. Merlin notò che era sfatto e inoltre c'erano vestiti un po'spari ovunque sul pavimento. Un uomo osservava fuori la finestra; le spalle larghe erano rivolte verso Merlin e aveva i capelli biondi;indossava solamente dei pantaloni che gli cadevano morbidi sui fianchi, lasciandoli leggermente scoperti. Se Merlin fosse stato una donna, molto probabilmente sarebbe caduto ai suoi piedi.

Honor and Dignity ‖ Merthur.Where stories live. Discover now