Lo osservo e poi annuisco, prendendo le mie cose e seguendolo verso la porta posteriore.

Damian cammina a passo svelto, dirigendosi verso il giardino posteriore della scuola, dove si tengono le lezioni di botanica.

«Mi spieghi cosa diamine vuoi?» dico, ad un certo punto.

Lui si ferma, si volta verso di me e rimane immobile. Ho il fiato corto e non posso fare a meno di osservargli le labbra.

Lui non si lascia sfuggire il mio sguardo, ne sono sicuro, ma poi prende a parlare. Probabilmente non immagina nemmeno i pensieri che mi faccio su di lui da anni.

«Ho bisogno di un aiuto.» sbuffa. Io lo osservo, non capisco.

«Per gli esami finali. Matematica. So che sei bravo e, anche se sei l'ultima persona a cui vorrei chiederlo, mi hanno detto che sei in gamba con le spiegazioni.» dice tutto d'un fiato, come se gli costasse una gran fatica.

Rido, rido davvero di gusto.

Non so cosa mi stia succedendo ma è davvero l'ultima cosa che mi aspettavo sarebbe successa con il ragazzo per cui ho una cotta colossale da anni. Il destino si sta proprio divertendo.

Lui, ovviamente, prende la mia risata come una presa in giro, non immaginando minimamente cosa mi stia passando per la testa. Infatti inizia a camminare, lasciandomi con le braccia sulla pancia per via di quell'ilarità improvvisa.

«Ehi! Damian! Dove vai?» chiedo, correndogli dietro.

Riesco a fermarlo, prendendolo per il gomito e Dio solo sa la scossa che mi attraversa il braccio a quel contatto.

«Sono stato un coglione a chiedertelo, lascia perdere.» insiste.

Mi faccio serio e non posso che rimanere incantato dai suoi occhi.

«Scusa, non ridevo per te. E' un periodo un po'...strano.» mi giustifico.

Lui si passa una mano tra i capelli color carbone, mostrando ancora di più la fronte, liberando il viso. E' stupendo e io sospiro come una scolaretta innamorata.

«Quindi ci stai? Mi darai ripetizioni?» domanda poi.

So che sto per fare una cazzata. So che me ne pentirò, perché già solo l'idea di passare del tempo con lui, magari soli, mi fa formicolare tutto il corpo. Ma, allo stesso tempo, proprio la possibilità di stare con lui, guardarlo, respirarlo, mi spinge a rispondere positivamente.

Sembra uno di quei sogni erotici che continuo a fare quasi ogni notte, solo che so che non finirà bene.

«D'accordo.» rispondo, usando a malapena la voce.

Lui sorride.

E la vocina nella mia testa inizia a maledirmi.


**

Alle tre e mezzo sono già in camera mia, buttato sul letto come un peso morto. La casa è vuota e inizio ad odiare questi silenzi. Un tempo, la possibilità di avere la casa tutta per me, era una bella prospettiva. Adesso, che so che vedrò solo la mamma, e molto tardi anche, sottolinea il fatto che la mia vita sta andando a rotoli.

Non ho più visto Matt.

Probabilmente è andato via subito, dopo pranzo.

Quando all'uscita mi sono incontrato con Andy per accompagnarlo a casa, lui ha preso il discorso. Dice che avevo gli occhi a cuoricino quando l'ho presentato a tutti ma io, sinceramente, non me la sono sentita di confermare le sue battute. In questo momento, per quanto mi sembra strano anche solo pensarlo, trovare un ragazzo è l'ultima cosa che devo e posso fare.

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