How are you all around me when you're not really there

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- Io lì non ci torno più.- sputo secca prima di girare i tacchi e filare a lavoro.

🍏

-Juliet, mio padre li paga fior di quattrini quei calici di birra!!Arrivano direttamente dalla Germania e tu non stai facendo altro che sfracassarli a terra uno ad uno, ogni sera!? Hai finito, grazie!???-

- Ryan, scusa!- mormoro raccogliendo i vetri spessi che ho sparso sul pavimento del locale.

- Sei un disastro, dio mio.- biascica lui contrariato.

Con le guance rosse come il fuoco ripulisco il casino sotto agli sghignazzi di alcuni gruppetti di ragazzi che bevono ai tavoli, mentre altri  giocano a biliardo.

- Ti licenzierà prima o poi, vero?-

Riconosco quella voce.
È l'uomo con i tatuaggi.
Azzardo uno sguardo nei suoi occhi cristallini e tento di capirne l'età. Avrà trent'anni. Forse uno o due in più.

-Beh, fino a quel giorno me lo tengo stretto questo lavoro.- bofonchio ripulendo il bancone appiccicaticcio di alcool e briciole di patatine.

Mi sciacquo le mani e noto che ho una leggera ferita sul dito indice, un pezzettino di vetro si è incastrato nella pelle lacerata. Lo tolgo con un gesto repentino lasciandomi sfuggire un lamento. Uno zampillo di sangue fuoriesce inavvertitamente. Porto il dito al labbro per fermare il sangue, mi appoggio al bancone quando mi accorgo che l'uomo mi sta ancora guardando.

- A che ora finisci?-

Innanzitutto quanti anni hai, che cosa vuoi e come mai tutto questo interesse?
E poi... che accento strano. Sembra di Londra ma con una lieve inflessione, come se si sforzasse a nasconderla.

Succhio la pelle arrossata di sangue poi vi allaccio una garza che trovo nel kit di pronto soccorso al fondo di un cassetto del bancone.

- Fa male?-

L'uomo continua a catturare la mia attenzione.
Forse perché è attraente.
Quindi rispondo.

- Finisco alle due. Mio padre però non può venire a prendermi.-

Sembra una bugia, ma in realtà non lo è. Mi ha chiamato mezz'ora fa per dirmi che avrebbe avuto un incontro di lavoro e non sarebbe tornato a casa questa notte.

-Bene. Allora prendo un'altra birra.- asserisce serio, massaggiandosi il petto coperto da una maglietta bianca che sbuca sotto ad una camicia a quadri.

Gli servo la birra e nello sporgermi oltre al bancone sento indistintamente il suo buon profumo, nonostante l'odore acre dell'aria di quel pub. Alcool e tabacco.

E potrei giurare che lui abbia sentito il mio perché quando mi avvicino per porgergli il bicchiere vedo le sue narici inspirare a lungo.
Mi guarda, ma non dice niente.

-Ma come possibile è questo? Vedi lei quanti soldi avuto?-

Sento la voce acida di Arina, una mia collega di origini russe che si lamenta per le mance.
Ryan le mette un braccio intorno alle spalle smunte.

- Cara Arina, la vita è strana te l'ho sempre detto. Tu sei veloce a servire e non rompi mai un bicchiere ... eppure mai nessuno ti lascia una mancia! Juliet invece non ne azzecca una, sembra sia venuta qui apposta per rovesciare una birra sì e l'altra pure addosso ai clienti! Eppure... trenta sterline solo di mancia stasera!-

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