Dicembre 2015, Milano.

Ore 8.55.
Federico si svegliò con calma, le palpebre che non accennavano ad aprirsi completamente e la voglia di alzarsi da quel letto comodo era pari a zero. L'after party della finale era stato degno di nota come ogni anno, tra catering di lusso e ottimi alcolici per accompagnare la serata negli studi di Sky, movimentata da balli di gruppo imbarazzanti e karaoke buffi fatti con gli ex concorrenti del talent.
Aveva bevuto un sacco e adesso la testa gli martellava dolorosa con il conato di vomito pronto ad uscire da un momento all'altro, il corpo che faticava a compiere un'azione qualunque con delicatezza.
Dove trovò la forza di alzarsi e dirigersi in bagno a ributtare tutto ciò che aveva ingerito la sera prima non se lo seppe spiegare, troppo occupato con un water che non era il suo ed a imprecare tutti i santi del Paradiso. L'unica cosa certa fu una mano che si posò cauta sulla sua spalla sinistra costringendolo a girarsi, incontrando un sorriso tirato e due occhiaie viola sotto degli occhi sottobosco.
- Neanche tu sta tanto bene... -
Si ripulì la bocca con un po' di carta igienica e annuì. Micheal sorrise e lo aiutò ad alzarsi dalle piastrelle fredde del bagno e Federico ne approfittò per lasciargli un bacio umido sul petto. Era sempre stato un tipo romantico nonostante l'apparenza da gangster sembrasse urlare il contrario: in realtà adorava quei gesti semplici con la persona amata, gli facevano dimenticare di essere Fedez.
- Diciamo che non è questo il buongiorno che preferisco...- mugugnò non appena sentì il braccio dell'uomo circondargli con delicatezza i fianchi per tenerlo più vicino a sé.
Micheal ridacchiò divertito a quella frase: aveva sempre amato quel lato sarcastico del collega, si divertiva troppo insieme a lui, che fossero nei propri camerini del backstage a fare i giudici o a letto a fare gli amanti.
- Sempre divertente la mattina... Dai, andiamo a mangiare qualcosa. -
Federico sbarrò gli occhi e allo stesso tempo sentì il suo stomaco di nuovo sottosopra: anche la sola idea del cibo gli ribaltava l'organismo, immaginandosi un'epica diarrea nel bagno altrui.
- Ho appena vomitato l'anima in quattro metri quadri Freud, come cazzo faccio a mangiare? -
- Io riesco sempre a trovare modo, tu stai tranquillo! - esclamò convinto l'altro senza perdere il sorriso.

Ore 9.11.
Fino a quel momento il dolore costante allo stomaco non gli aveva dato tregua e Federico si sentiva in dovere di essere paragonato ad uno degli zombie presenti in "The walking dead", con la sua faccia pallida e la camminata con i piedi trascinati sul pavimento in legno pregiato.
Eppure in quella fredda mattina di dicembre Micheal era riuscito a fargli bere una considerevole tazza di caffè per donargli una botta di vitalità alla mente (rigorosamente accompagnato da un bicchiere d'acqua con aspirina per il mal di testa) e qualche pezzo di pane tostato con marmellate biologiche, tipiche di una personalità così zen e inglese.
Quel trentaduenne tutto completi firmati di Valentino aveva un certo effetto su di lui, Federico se ne rendeva conto ogni volta che Micheal riusciva a fargli fare qualsiasi cosa che lui riteneva impensabile.
Forse mi sto innamorando sul serio.... pensò osservando Micheal (Mika per il resto del mondo) mentre sorseggiava il suo caffè americano senza zucchero e con una punta di latte dentro. Spesso si chiedeva se anche Micheal in quei lunghi mesi di relazione clandestina non stesse pensando le stesse cose e il non avere nessun tipo di feedback dall'amante lo logorava più di quanto non immaginasse; la voglia di chiedergli apertamente ciò che pensava di quella strana situazione era tanta, ma altrettanta era la paura di affrontare a muso duro quell'argomento, rimanendo quindi nel suo limbo di insicurezza.
- Perché mi fissi? - domandò il centro dei suoi recenti pensieri. Scosse la testa e allungò la mano per accarezzargli il braccio abbronzato.
- Nulla, a parte il fatto che la mattina sei taciturno. Torniamo di là quando finiamo? -
Micheal sfoderò il miglior ghigno malizioso del suo repertorio. Non disse nulla, non era necessario in situazioni come quella.
Dopo la parca colazione Federico si era diretto di nuovo in camera da letto seguito a ruota dal padrone di casa. Inutile dire che appena toccato il materasso si saltarono addosso, quasi si strapparono i pigiami dalla voglia che entrambi non si erano tolti la sera precedente a causa del troppo alcol ingerito. Micheal prese subito il controllo della situazione ed entrò in Federico senza indugi, amandolo con tutto sé stesso. Federico non fece altro che assecondare le spinte dell'altro mentre la passione lo travolgeva, sudando e chiedendo sempre più attraverso gemiti rochi e fuori controllo.
Raggiunsero l'orgasmo quasi in contemporanea, Federico che stringeva le gambe attorno alla vita esile dell'altro con i respiri irregolari, Micheal che dolcemente usciva dall'orifizio e si stendeva al suo fianco, anche lui a corto di ossigeno.
Passò qualche secondo di silenzio prima che Federico rotolasse verso il comodino per recuperare la sigaretta elettronica, ne aveva decisamente bisogno per scaricare la poca tensione che gli restava in corpo dopo il sesso. Avvicinò le labbra alla minuscola imboccatura di metallo e ne aspirò l'intenso aroma; con Micheal quel rituale era diventato automatico, gli piaceva assaporare un sapore forte dopo aver riempito di baci la sua pop star preferita che invece portava con sé un sapore pungente e inebriante, al pari di una droga.
- Tu fuma sempre. Come fai? -
Federico girò il volto verso il suo amante intento a fissarlo. Fece un ultimo tiro e poi rispose.
- Sai che sto cercando di smettere definitivamente con le sigarette vere, ma non è facile. Ogni volta ricado in tentazione, settimana scorsa me ne sono concessa una. -
- Like us... appena crediamo di aver smesso di vederci finiamo per scopare sera stessa a casa mia. -
Federico sorrise e si stese sul suo corpo senza chiedere il permesso; adorava farlo, gli consentiva di sentirsi libero e amato, e felice, come non accadeva da tanto, forse troppo tempo.
- Come sei fine Mik. -
- Sono realista, it's different. - e gli diede un altro bacio sulle labbra mentre Federico appoggiava il capo sul suo petto magro, sospirando.
Micheal sarebbe dovuto ripartire due giorni dopo per iniziare il tour 2016 in Corea e chissà quando si sarebbero potuti rivedere prima dell'inizio di X Factor. Al solo pensiero di stare lontano dalla pop star dei lunghi mesi si rattristò di colpo, specie se ad accompagnare il suo amante c'era quell'immancabile cactus di sua conoscenza. Sebbene Micheal gli avesse rivelato che la storia con il decennale fidanzato era terminata due anni prima e che ora lo accompagnava in tour esclusivamente per lavoro, l'idea che Andy potesse stare sempre accanto a Micheal gli provocò un blocco alla bocca dello stomaco.
Forse mi sto davvero innamorando di lui...
- Fedè? Are you ok? You're a bit strange today... -
- Posso telefonarti quando sei via? -
Micheal strabuzzò gli occhi davanti a quella improvvisa domanda, ma alla fine annuì.
- Certo che può, mi farebbe piacere sentire quale altro caos combinerà il mio coso dipinto. -
- Guarda che non sono l'unico stronzo che fa casini! Perché voi star internazionali discriminate i rapper stranieri e sensibili? -
- Sarà un modo per sentirmi meno in colpa per mia decisione... -
A quell'ultima affermazione Federico alzò di scatto la testa e lo fissò negli occhi chiedendo silenziosamente un chiarimento. Micheal afferrò il suo smarrimento e continuò il discorso.
- Io non farò X Factor anno prossimo Fedè. -

Ottobre 2016, Parigi.

Ore 17.46.
- Federico ci sei? Federico! -
Federico tornò dal suo meandro di ricordi e mentì spudoratamente a sua mamma adducendo ad una scusa. Riattaccò in fretta e furia e si diresse in bagno, aveva bisogno di una doccia gelata per sentirsi più tranquillo. Quando sentì il getto d'acqua fredda scivolargli sulla pelle si rilassò quel tanto da dimenticarsi per un istante dei suoi tormenti.
Il solo soprannome da pop star del suo (ex?) amante lo scuoteva nell'animo, figuriamoci venire a conoscenza che si trovava esattamente nello stesso luogo.
Da quando Micheal era andato via da Milano si erano sentiti un po' di volte per telefono o su Skype e questo l'aveva in parte rassicurato. Tra l'altro era stato il primo a sapere della rottura con Giulia Valentina e non era stata una mossa casuale la sua: si era reso conto dei suoi sentimenti per l'altro e voleva fargli capire implicitamente che voleva di più di una semplice storia fatta di notti ardenti e fughe strategiche per ricavare cinque minuti da soli.
Era stato abbastanza disarmante rendersi conto di essere bisessuale e amare niente meno che Micheal Holbrook Penniman Junior, in arte Mika, e di adorare ogni minima attenzione che gli riservava.
I suoi sguardi, il suo italiano sgrammatico e il suo irriverente modo di lanciargli battutine in una lingua a lui incomprensibile era qualcosa che lo faceva andare fuori di testa, aumentandogli il sentimento d'amore che coltivava col tempo.
Eppure a marzo Micheal aveva detto che una storia tra loro due sarebbe stata difficile dall'inizio, che forse entrambi dovevano pensarci a lungo prima di iniziare una qualsiasi dichiarazione pubblica. A malincuore Federico aveva accettato, mettendo da parte i suoi sentimenti ad ogni messaggio da parte di Micheal.
Tatiana aveva notato quella strana ansia che da mesi sembrava aver preso residenza fissa nel figlio. Così aveva atteso con pazienza una risposta ai suoi dubbi e puntualmente si rivelò la scelta migliore: Federico alla fine le aveva raccontato tutto dopo la rottura con Giulia, il tutto accompagnato da un pianto disperato e liberatorio al termine della confessione. Erano passati più di sei mesi da quella sera a casa di sua mamma e Federico ricordava benissimo le lacrime, il dolore al petto e il conforto ricevuto dalle braccia di Tatiana; gli sembrò di essere tornato ai tempi del liceo, quando era un bambino grasso pieno di insicurezze additato da tutti gli altri.
Se avessi saputo prima della tua assenza non avrei accettato su due piedi il contratto, Mik.
Uscito dal vano doccia si diresse a passo di marcia in camera per rivestirsi, quelle quattro mura lussuose cominciavano a stargli strette. Prese una maglietta con una stampa personalizzata, un paio di jeans scuri, una giacca in pelle, l'immancabile capellino di lana con il pon pon e i pochi effetti personali per rendersi rintracciabile. Fuori dall'hotel un vento gelido lo prese alla sprovvista, ma non aveva voglia di risalire in camera a prendere una sciarpa; si limitò a rannicchiare il collo tra le spalle larghe e cominciò a camminare senza meta in una Parigi notturna.

Angolo del manicomio!
Buonsalve gente!
Tecnicamente dovrei terminare le drabbles e aggiornare Game of Midez ma, hey!, perché non complicarsi la vita scrivendo un'altra storia a capitoli?! XD
Comincio col dire che questa doveva essere una semplice OS, ma quando la trama ha cominciato a delinearsi in modo più preciso mi sono resa conto che sarebbe stata una storia autoconclusiva decisamente troppo lunga per i miei standard.
Approfitto di questo ritaglio per annunciare che le Life Drabbles sono giunte ai capitoli conclusivi, mi manca solo trovare i momenti di X Factor 9 migliori e inserirli dal punto di vista delle due patate... feelings take me away XD
Detto ciò spero che la storia abbia suscitato interesse. Si ringrazia l'ostentata etero sessualità del muffin (???) per l'ispirazione.
Addio ♥♥♥

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