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Ad Alvaro Soler piacevano le sfide. Un po' tutti gli avevano detto di no, all'inizio della sua carriera, ma non aveva mollato.

Ora, canzoni come "Sofia" popolavano le radio e Alvaro si sentiva già pronto per la sua prossima meta.

Accettare il ruolo di giudice ad X-factor gli sembrava una scelta più che accettabile, considerato poi che era in Italia, un paese che gli aveva dato tanto ma che era ancora un po' misterioso per lui.

Gli altri giudici erano simpatici poi. Aveva già avuto modo di conoscerli alle conferenze stampa e non gli sembravano male.

C'era Arisa che era un vero e proprio vulcano, Manuel Agnelli era molto taciturno , ma aveva dimostrato molte volte di essere la persona giusta per quel ruolo e provava un profondo rispetto per entrambe.

E poi c'era Fedez.

Federico gli stava simpatico. Avevano più o meno la stessa età e si era dimostrato molto comprensivo nella sua impaciataggine che dimostrava in quel ruolo così nuovo per lui.

"A una certa ci prendi pure gusto a dare giudizi agli altri" gli diceva sempre.

Il problema di Alvaro, però , venne a galla il primo giorno di audizioni.

Si era seduto sulla sua sedia, la seconda a partire da destra, aveva salutato distrattamente gli altri due giudici alla sua sinistra. Fedez era invece impegnato a fare foto e autografi con qualche fan.

Si sedette poco dopo con un sospiro, aspettando che entrasse il primo concorrente della giornata.

E fu li che Alvaro si rese improvvisamente conto di quale sedia stesse occupando.

"Mik mi presti un attimo la penna? La mia non funziona"

Alvaro sorrise un po' imbarazzato, notando l'espressione spaesata del rapper.

Già, la sedia che stava occupando era appartenuta al grande Mika, l'anno precedente.

"Scusa. Forza dell'abitudine" si era scusato Fedez, diventando rosso per l'imbarazzo.

Ma Alvaro sapeva già di avere un problema.

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Finalmente erano arrivati al serale. Gli erano toccati gli under uomini, ed era piuttosto soddisfatto della sua squadra.

Un po' meno della strana situazione che si era creata con il suo compagno di scrivania.

Il suo camerino, poi, non aiutava di certo. Gli avevano dato quelo di Mika, giusto per rimanere in tema, quasi di fronte a quello di Federico.

Quasi ogni giorno se uscivano entrambe nello stesso momento, Federico lo fissava li, fermo sulla soglia, con lo sguardo assente e gli occhi vuoti. Alvaro gli aveva persino proposto di scambiare il suo camerino con quello di Arisa, ma Federico si era rifiutato.

"Tanto è uguale" aveva detto.

"Quei due scopano" aveva sentenziato Arisa, un giorno a pranzo.

"Che intendi?" aveva chiesto confuso Alvaro.

"Sei così ingenuo, Alvaruccio. È così palese" disse Arisa "Altrimenti perché è così depresso ogni volta che ti vede uscire dal camerino? In più, quando parla con te non si volta quasi mai del tutto quando stiamo registrando, e se lo fa non ti guarda mai in faccia"

"In effetti non fa una piega come ragionamento" aveva concordato Manuel.

"Si, ma che posso fare?" chiese Alvaro "Mi dispiace che mia presenza lo deprima così"

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