•Prologo•

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«Se quel babbeo reale si degnasse almeno di dire grazie o prego, allora sì che mi sentirei soddisfatto del mio lavoro!» si lamentò Merlino con Gaius. Il vecchio medico di corte si limitò ad annuire e cercare di calmare il giovane, ripetendogli quello che gli diceva sempre a fine serata: «Merlino, ricordati che è il tuo destino servire e salvare Artù e come ogni principe, neppure lui sa essere riconoscente. Infondo è sempre stato abituato ad avere tutto ciò che desidera.»
Il giovane mago smise di gesticolare, si sedette al tavolo e mangiò la cena con rabbia. Affondò il coltello nella carne, fece lo stesso con la forchetta ed iniziò a tagliare quel poco di carne di maiale che si ritrovava per cena con una rabbia inaudita, che neppure Gaius aveva mai visto in lui.
Il vecchio ritornò alla sua insalata, lanciando un occhiata di tanto in tanto al giovane che gli sedeva davanti, scuotendo la testa.
«Non ti ho mai visto così adirato, Merlino. Che è successo esattamente?» gli chiese, a fine pasto. Il moro finì di lavarsi il volto con sapone ed acqua prima di degnare anche solo di uno sguardo il suo più caro amico. «Niente.» minimizzò, come al solito, poi si chiuse in camera sua dando l'ordine di lasciarlo dormire in pace: la mattina dopo si sarebbe dovuto svegliare presto per assistere il principe in una battuta di caccia.
L'uomo dai capelli bianchi, ancora pensieroso, scosse la testa per l'ennesima volta, soprappensiero, prima di addormentarsi anch'esso, sotto alla leggera coperta di cui disponeva.
La mattina dopo, i due non si rividero fino all'ora di pranzo: Gaius passò la mattina nelle stanze di Morgana, in compagnia della giovane e della sua assistente Ginevra; mentre Artù cacciava nel bosco limitrofo a Camelot, seguito da alcuni cavalieri e dal goffo Merlino, che veniva sempre usato come esca.
«Faccia un profondo respiro, signora.» chiese gentilmente il medico alla figliastra del re, durante la visita. Mente la giovane faceva quello che l'era stato ordinato di fare, Gaius ancora pensava a tutta quella strana faccenda di Merlino e, come se non bastasse, Ginevra era insolitamente allegra quella mattina. L'uomo, accigliato e ricurvo sulla schiena della nobildonna, le sentiva il respiro.
«È tutto regolare.» confermò «È guarita, signora.»
Morgana sorrise, guardando la sua serva, ma poi quando tornò a guardare il medico che l'aveva appena curata, si accigliò anche lei. «È successo qualcosa, Gaius?» gli chiese, sperando in una risposta negativa. L'uomo scosse la testa «Nulla che possa farla preoccupare...»
Il vecchio prese i suoi strumenti di cura, li ripose in una sacca e fece per andare verso la porta, per lasciare che Ginevra rivestisse e si curasse della sua padrona, ma la giovane donna lo seguì, uscendo con lui dalla stanza. Oramai, neppure lei sorrideva più.
Si appoggiò alla parete con una spalla e, con fare serio, chiese all'uomo se potesse essergli utile; chiaramente, lui scosse la testa ma nonostante ciò, le spiegò la situazione.
«Devi sapere, cara, che Merlino ieri sera è andato a dormire di malumore.»
«E cos'è stato a causarglielo?»
«Il principe. Era molto arrabbiato con lui.»
Ginevra si portò la mano alla bocca, per coprirla: era sbalordita. Probabilmente lei sapeva cos'era successo, ma preferì scusarsi con l'uomo e tornare ai servizi di Morgana, che la reclamava.
Il vecchio amico del Re trovò tutta la faccenda molto strana, o l'avrebbe trovata tale se non fosse stato a conoscenza di qualcosa di più strano: la magia. Tornò nelle sue stanze, sperando di riuscire a preparare qualcosa di talmente buono per pranzo da far tornare il sorriso al suo giovane aiutante. Aveva così tanto tempo che riuscì a preparargli il suo piatto preferito, quello che sua madre gli cucinava sempre quand'era ancora piccolo e viveva in un semplice villaggio di contadini, quando i suoi unici problemi erano le marachelle che combinava con l'inseparabile amico William, del quale gli raccontava di tanto in tanto. Nell'arco di neanche un'ora, Giaus riuscì a preparare la farinata d'avena e verdure: un accostamento strano, lo ammetteva, ma sia a lui che al giovane assistente del principe piaceva. Giusto il tempo di apparecchiare la tavola, che Merlino entrò nella stanza, sbattendo i piedi e dirigendosi verso la sua camera da letto; era pieno di fango dalla testa ai piedi. «Non mangi?» gli chiese preoccupato l'uomo, ma il giovane gli rispose con un secco «NO!» prima di sbattersi la porta alle spalle. Fu in quel momento che Gaius decise di indagare sul malessere del suo figlioccio. Lasciò un piatto caldo sulla tavola per il ragazzo, mentre consumò la sua porzione in fretta, prima di uscire dalla casa e dirigersi all'esterno del palazzo, ed andare a quella che era stata la casa del fabbro Tom, padre di Gwen. All'esterno del palazzo, all'aria aperta, la vita di chiunque riprendeva, persino i poveri mendicanti ai lati dette strade che chiedevano elemosina, persino loro sembravano più felici della loro vita di quanto non fosse Merlino in quel momento. Una volta raggiunta la casa dove viveva Gwen, bussò alla porta di legno sperando di trovare la giovane e parlarle; sperò che non fosse al mercato per delle compere o al castello per delle faccende della figliastra del re: tornare al castello e parlare lì, salerebbe stato troppo pericoloso poiché avrebbe potuto farsi sentire da Melino o da Artù proprio mentre parlava di loro. Dopo un paio di colpi alla porta, Gwennifer fece capolino sull'uscio di casa sua per accogliere l'uomo con un sorriso enorme in volto. «Salve, Gaius. Posso aiutarla?» gli chiese gentilmente, come faceva sempre.
Il vecchio, in tutta risposta, fece per entrare. «Possiamo parlare?» le chiese, poco prima di entrare nell'abitazione della giovane e chiudersi la porta alle spalle. Lei stessa lo fece accomodare al tavolo, dove stava ancora pranzando. Spostò leggermente il suo pasto, per non distrarsi o per non sembrare scortese, e chiese al medico di corte cosa l'avesse portato a casa sua.
«È qualcosa che riguarda Morgana?» gli chiese improvvisamente preoccupata, dimostrando il suo affetto per la giovane. Il vecchio le fece cenno con la mano per rassicurarla. «Si tratta di Merlino. So che sai cos'è successo fra lui ed Arthur. Devi dirmelo. Ti prego.»
Ci mancava solo che l'uomo si inginocchiasse e supplicasse la donna di dargli delle risposte, quando lei portò la mano alla bocca come quella mattina stessa, come per nascondere un segreto e tenerlo chiuso nella sua gola. Era preoccupata, non più per la principessa, ma per se stessa.
Si guardò attorno come se qualcuno potesse vederla fra le mura di casa sua e con fare circospetto si accostò verso l'uomo ch'era seduto vicino a lei.
«Prometta di non dirlo a nessuno e poi non sono sicura che sia questo il motivo, ma é l'unica cosa che mi viene in mente...» disse Ginevra, per assicurarsi il silenzio del vecchio e mettere le mani avanti su quello che stava per dire. Gaius le sorrise ed annuì con fare paterno e tranquillizzante.
Lei si calmò, si avvicinò ancora di più all'uomo con la sedia e si piegò ancora di più verso di lui, come se stesse per confessare un segreto oscuro.
«Ieri sera ero nelle camere del principe Artù -lo stavo rassicurando circa la salute di sua sorella- quando, improvvisamente...be', ecco...ci siamo baciati. Non pensavo che un principe potesse provare affetto per una sguattera ma sta di fatto che una volta uscita dalla camera, ho sentito un rumore alle mie spalle ed ho visto Merlino che correva via. Ci aveva visti. Spero solo che non lo dica a nessuno...»

Run with me.Where stories live. Discover now