QUESTIONI IMPORTANTI

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L'hangar principale ribolliva di corpi in movimento. Esseri viventi di tutte le razze possibili, provenienti da ogni recesso della galassia erano indaffarati in qualche attività. C'era chi riparava sprinter, caccia, e qualsiasi altro tipo di nave da guerra e non, chi trasportava casse di materiale di  vario genere da un polo all'altro della base, chi stava semplicemente in gruppetti a parlare di strategie, rifornimenti, previsioni del tempo o persino pettegolezzi. Tutte persone che odiavano l'impero e volevano restaurare la libertà negata loro da 20 anni. Tutte determinate e con un'energia straordinaria. Tutte stressate dalla mancanza di novità e di progressi che pur di far qualcosa si mettevano a lavare i pavimenti. Tutta l'Alleanza ribelle riunita su Yavin. Tutta insieme appassionatamente frustrata. In mezzo a questa calca una testa bionda cercava di farsi largo per raggiungere l'ascensore che portava all'ultimo piano dove era situato il centro di comando. Quando Leia lo aveva contattato mezz'ora prima per "una questione urgente" senza aggiungere altro, Luke era immediatamente schizzato entusiasta giù dal davanzale dove era abbarbicato, felice di avere finalmente qualcosa da fare, ma l'impresa di attraversare l'hangar si rivelò immediatamente più ardua del previsto. Mentre cercava di superare un paio di mercanti immersi in un'accalorata discussione sul prezzo dei deodoranti per ambiente, fu quasi travolto da un donna armata di spazzolino da denti che inseguiva urlando un bambino sui 2 anni con un folto ciuffo di ricci neri che scappava strillando divertito. Fu solo grazie ai suoi riflessi da jedi che non i beccò uno spazzolino in un occhio. Scampato il pericolo riuscì ad approdare in una zona relativamente sgombra della sala, dove con tutti i portelloni aperti, c'era la famigliare figura della Millenium Falcon. Chube, il gigantesco wookie, era impegnato a tenere la folla a distanza mentre il capitano, nonché migliore amico di Luke, caricava a bordo casse contenenti materiale ignoto. Luke gli si parò alle spalle ed esclamò: "Ciao Han!"

Han Solo si voltò di scatto e sobbalzò in maniera colpevole. Fu questione di un attimo, ma a Luke non sfuggì. Tuttavia il corelliano recuperò immediatamente il controllo di sé e rispose "Ah Luke. Sei tu!" con solo qualche secondo di ritardo rispetto al normale.

"Chi pensavi che fossi?" indagò il giovane jedi.

"Oh no no... nessuno era solo così per dire...". Evidentemente oggi è la giornata galattica dei balbettii si disse Luke tra sé per poi rivolgersi a Han.

"Leia ha chiamato anche te per la famosa <<questione urgente>>?" chiese citando le parole di sua sorella.

Al sentir nominare la principessa Han Solo trasalì vistosamente "No, non mi ha detto niente... Leia..."

Lo sguardo di Luke si trasformò dall'amichevole cordialità al sospetto più fosco.

"Ma che stai combinando qua? Cos'è tutta questa roba?"

"Beh, Luke ecco... vedi, ho parlato con Lando poco fa e... beh, ci sarebbe questa questione urgente da sbrigare..."

Giornata galattica dei balbettii e delle questioni urgenti non meglio definite corresse mentalmente il ragazzo, irritato.

"Senti Han, fammi il favore di smetterla di fare il misterioso e dirmi chiaramente cosa sta succedendo." Sbottò.

"Ah beh allora okay. Senti non ti arrabbiare, ma devo partire immediatamente. Quando Lando ha lasciato Bespin per unirsi alla ribellione l'impero ha messo a soqquadro tutto il posto e portato via tutto il trasportabile, ma Lando ha ragione di credere che non abbiano scoperto i suoi magazzini segreti dove teneva delle vecchie forniture di spezie. Se noi le recuperiamo e le rivendiamo otterremo un bel gruzzolo che poi ci permetterà di comprare armi, strumentazioni, navi o qualsiasi altra cosa serva per la ribellione."

Luke dovette ammettere che la spiegazione era molto ben costruita. Semplice, lineare e delineava l'impresa come la più facile e naturale del mondo. Avrebbe convinto qualsiasi persona. Tuttavia lui non rientrava nelle persone qualsiasi, era un ragazzo intelligente, era un jedi, era il fratello di Leia Organa.

"Quindi ci molli qua e torni a fare il contrabbandiere." parafrasò.

Han protestò subito.

"No! Lo sto facendo per la ribellione, per..."

"Se ficchiamo qualche altro arnese in questa base, poi dovremo andare a dormire noi nei boschi." Lo interruppe Luke. "Leia lo sa che parti?"

"Oh beh ecco... di questo volevo parlarti... non che potresti dirglielo tu magari..." chiese  Han cercando di sfoggiare un'espressione innocente, riuscendoci molto male.

"Certo che no!" esclamò immediatamente Luke. Era arrabbiato, o meglio, irritato e la cosa che gli dava fastidio maggiormente era che non ce l'aveva tanto con Han perché ritornava a fare il contrabbandiere quanto più perché se ne andava da quel luogo surriscaldato e pieno di gente, verso un viaggio liberatorio nello spazio mentre lui era bloccato lì a lavare per terra.

"Lo dirai tu a Leia. Perché se lo faccio io poi si arrabbierà anche con me perché <<sono dalla parte del nemico>> e mi terrà il muso per giorni. Abbiamo già abbastanza problemi di nostro senza che ti ci metta anche tu!" Lo disse con un tono che sottintendeva il fatto che lui e Leia erano una famiglia, legati per sempre e avevano le loro questioni personali di cui il corelliano non faceva parte. Sapeva di essere ingiusto, dopotutto non era colpa di Han quella situazione di stallo, ma in quello momento aveva a disposizione lui per sfogarsi e poi un po' di coda di paglia non gli avrebbe di certo fatto male.

Han lo fissò per un secondo, metabolizzò le sue parole e poi replicò con tono stanco.

"Si forse hai ragione, dopo le parlerò." Per poi rivolgergli un breve sorriso. "Se non ci rivediamo prima che io parta immagino di doverti salutare adesso" gli si avvicinò e lo strinse in un rapido abbraccio, uno di quelli bruschi, tra uomini.

Luke si irrigidì un secondo perché non se l'aspettava.

"Stammi bene, bimbo. Controlla tu qui la situazione." Detto questo si girò e ritorno sulla nave.

Luke rimase fermo a osservarlo lievemente sconcertato. Quello era un comportamento molto poco hanesco. Di solito sfoggiava arroganza e strafottenza, non calma e ragionevolezza. Quelle erano il suo di campo. E poi, probabilmente per la prima volta nella sua vita, aveva detto a Luke che aveva ragione. Questa se la doveva segnare. Mentre era fermo a rimuginare una figura dorata gli si avvicinò.

"Oh signorino Luke, finalmente l'ho trovata!" esclamò tutto agitato C3-PO, il fedele droide protocollare.

"3PO, che succede?" chiese il giovane Jedi ascoltando solo a metà, ancora perso nei suoi pensieri.

"Beh, vengo or ora dal centro medico. Il dottor Solace mi ha mandato a chiamarla per"

"Fammi indovinare. Una questione urgente?" lo interruppe ironicamente Luke, che non aveva metabolizzato bene le parole <<centro medico>>

"Oh sì signore. Una questione urgente, ha detto proprio, così." Rispose tutto fiero il droide.

"Ma che strano." Borbottò il ragazzo. "E ha detto cosa riguarda questa <<questione urgente>>?"

"Oh sì. Ha detto che il paziente Anakin Skywalker si è svegliato e ha chiesto di lei."

"Cosa?! E perché non me lo hai detto subito?! Oh è fantastico finalmente!" Luke era euforico. Si era svegliato. Era vivo. Stava bene. E aveva chiesto di lui. Avrebbe conosciuto suo padre. Non Dart Fener, SUO PADRE, Anakin Skywalker. Un misto di paura e impazienza si attorcigliava nel suo stomaco. E se non avesse voluto restare con lui? Oh ma sciocchezza, l'aveva salvato era ovvio che lo voleva al suo fianco... giusto? In ogni caso c'era solo un modo per scoprirlo. Stava per partire in quarta per il centro medico quando gli tornò in mente che Leia lo aveva mandato a chiamare urgentemente anche lei. Ebbe un attimo di tentennamento poi si decise. Al diavolo, suo padre era più urgente di qualsiasi altra cosa al momento. Sua sorella avrebbe capito.

"3PO." Lo chiamò. "Vai dalla principessa e dille tutto quello che hai detto a me. Riferiscile anche dove sono e che se vuole può raggiungermi."

"Ma certo, signorino Luke riferirò." Rispose ossequioso il droide.

"Grazie" Luke gli scoccò un sorriso radioso poi si diresse a grandi passi verso una porta laterale che dava su una rampa di scale che portava direttamente al centro medico. Le sue gambe si muovevano veloci, quasi correva. Andava verso suo padre, verso la verità, verso la sua casa.

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