Parte 2: IL VIAGGIO IN FRANCIA

1K 263 261
                                    


Il treno fischiò ancora e noi insieme a tanta altra gente salimmo a bordo.

Il nostro vagone era abbastanza fatiscente, ma soprattutto faceva freddissimo. Ad un certo punto il treno si mise in moto e partimmo alla volta della Francia. Io mi raggomitolai per ottenere il massimo calore e mi addormentai.

Al mio risveglio eravamo ancora sulla locomotiva, ma guardando dalla finestra il paesaggio era cambiato completamente.

Case, alberi, prati erano ricoperti da una coltre soffice e bianca da cui subito rimasi affascinato. In lontananza si stagliavano verso il cielo delle magnifiche e monumentali montagne il cui nome era Alpi.

Rimasi a guardare meravigliato dal finestrino per diverso tempo, ma poi all'improvviso tutto si spense. Cos'era successo? Non riuscivo a capire. Poco dopo l'oscurità iniziò a schiarirsi e tutto tornò come prima.

Ora però faceva molto più freddo, si gelava e io piccolo e debole com'ero mi misi a piangere per cercare un po' di calore.

Mia zia, non appena mi sentì piangere, cercò di farmi smettere, ma non riusciva a capire cosa volessi.

Ad un certo punto, infuriata, iniziò a sbraitare contro di me.

«Zitto stupido moccioso! Ora devi fare quello che dico io. Basta! Smettila immediatamente! Sei proprio come tua madre viziato e dispettoso, ma ora vedrai come ti sistemo, vedrai...»

Io, all'udire quelle terribili parole, mi lamentai ancora più forte, ero terrorizzato.

Annabelle, di risposta, si voltò da un'altra parte e mi lasciò piangere fino a che, stremato dalle mie stesse lacrime, mi appisolai.

Poco dopo però venni svegliato dal caos che la gente provocava parlando contemporaneamente. Il treno si era fermato e tutti chiedevano ad un uomo con il berretto blu il motivo di questa sosta.

Egli molto educatamente spiegò che le rotaie da quel punto in avanti erano ghiacciate ed era troppo pericoloso proseguire, bisognava rimanere fermi fino alla mattina seguente quando il Sole probabilmente sarebbe riuscito a scongelare del tutto o almeno in parte le rotaie.

Il Sole? Perché, dov'era finito?

Io guardai nuovamente dalla finestra e la palla di fuoco rovente che prima spiccava alta nel cielo ora giocava a nascondino con le montagne. Qualche minuto dopo scomparve e tutto venne ricoperto dall'oscurità della notte.

Al posto del Sole però vi era la Luna piena che riusciva con la sua luce candida a rischiarare appena il paesaggio. Il cielo ora era di un blu chiaro e col passare del tempo diventò sempre più scuro e si riempì di tanti puntini bianchi e brillanti, alcuni piccoli, altri più grandi.

Più il cielo si inondava di stelle e più faceva freddo e pensare che erano appena passate le 18! La notte sarebbe stata lunga, ma soprattutto gelida e paurosa. Ben presto infatti il tempo cambiò, le stelle e la Luna scomparvero come inghiottite da soffici, ma minacciose nuvole grigie. Un forte ululato scosse l'aria e mosse gli alberi circostanti. Uno dei passeggeri del treno gridò:

«E' in arrivo una bufera!»

Tutto d'un tratto da quelle nuvole grigie iniziarono a scendere dei fiocchetti bianchi, inizialmente erano piccoli e radi, ma poi questi granelli aumentarono di numero e dimensione. Essi si muovevano come in un ballo caotico, spinti dal vento forte e teso che li faceva ricadere a terra creando pian piano una spessa coltre bianca che si adagiò sopra quella già esistente.

Per me questo fu uno spettacolo nuovo e meraviglioso, ma allo stesso tempo pauroso. Io infatti avevo il terrore del vento e del rumore che provocava attraversando quei poveri alberi che venivano sbattuti di qua e di là senza alcun motivo.

Etchù! Ecco ho starnutito, lo sapevo, fa troppo freddo.

Lo starnuto però ebbe un effetto positivo su mia zia perché finalmente capì il mio urgente bisogno di calore e mise un'altra coperta sul mio lettino.

Nonostante ciò io provavo ancora freddo ed inoltre avevo una gran fame.

Etchù! Starnutii di nuovo.

Annabelle, infastidita, mi portò in una cabina in cui vi era uno strano oggetto metallico da cui fuoriusciva una fiamma incandescente.

In questo luogo vi erano inoltre molti tavolini a cui sedevano le persone del treno per mangiare. Nell'aria infatti vi era un forte odore di arrosto e di brodo caldo. La zia si sedette ad un tavolo e un uomo le portò da mangiare.

Anch'io avevo fame, ma nessuno si curava di me.

Provai nuovamente a piangere, ma mia zia mi zittì dicendomi di fare silenzio perché nella sala vi erano tante persone e non voleva vergognarsi di me.

Fortunatamente un cameriere si intromise affermando:

«Forse il bambino ha solo fame. Aspetti che le porto qualcosa». Io allora sorrisi soddisfatto, tuttavia mia zia non fu del tutto contenta e sbuffò contrariata.

Quando l'uomo tornò, ero felicissimo e dopo tanto tempo bevvi voracemente il mio biberon di latte.

Finito il pasto ero talmente sazio che non riuscivo più a muovermi e mi addormentai.

Al mio risveglio, mi guardai intorno e capii che eravamo tornati nella nostra cabina, era ancora notte e zia stava dormendo profondamente emettendo degli strani grugniti simili a quelli di un maiale.

Non mi sentivo molto bene, avevo un forte mal di testa e lo stomaco ogni tanto brontolava, probabilmente avevo mangiato troppo.

La cena infatti, nonostante mi impegnai, mi tornò su e rigurgitai sulla coperta della culla.

Un riluttante odore di latte andato a male pervase l'ambiente circostante e riuscì addirittura a svegliare quel tenore di Annabelle.

Capì subito di cosa si trattava, prese la coperta e la gettò dal finestrino.

Io però stavo ancora male, le cose intorno a me giravano all'impazzata e il dolore alla testa era sempre più insopportabile.

Annabelle si accorse di me, mi mise una mano sopra la fronte e preoccupata disse:

«Ma scotti! Hai la febbre!»

Immediatamente mi sollevò e corse all'impazzata in ogni cabina del treno gridando:

«Un dottore presto!»

Dopo aver svegliato ogni singolo passeggero del treno, trovammo finalmente un medico che guardandomi dichiarò serenamente:

«Stai tranquillo piccolino non hai niente, hai preso soltanto freddo, vedrai che domani starai meglio».

«Per fortuna i miei guadagni sono salvi» sogghignò mia zia.

Il mattino seguente, dopo aver sofferto tutta la notte, mi sentivo meglio, ma ancora non ero completamente guarito.

Il Sole era finalmente tornato a dominare il cielo ed il treno era pronto a ripartire a tutta velocità.

Io riuscii a sentire soltanto un forte fischio e mi addormentai di nuovo provato dalla febbre.

Voi vi starete chiedendo come faccio a ricordare tutte queste cose di quando ero neonato... Beh la risposta è semplice, non lo so neanche io!

Ma la cosa ancora più strana è ciò che viene dopo, ovvero il nulla.

Da quel momento in poi non ho più un ricordo del mio passato e questo mi spaventa a morte. Ho provato di tutto per cercare nei meandri più nascosti del mio subconscio anche il più piccolo segno di ciò che era stato di me in quegli anni bui, ho persino chiesto aiuto ad una sedicente strega, senza però riuscire ad ottenere il ben che minimo indizio.


L'ANGELO FANTASMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora